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The Teachers of Mad Dog Swamp
- Autore: Khammaan Khonkhai
“Khun Piya is dead.”
Il maestro Piya è stato ucciso per il suo tentativo di salvare la foresta dagli speculatori crudeli ed infami.
Le grandi e maestosi giungle della Thailandia, ricche di vegetazione ed animali, stanno per essere distrutte.
C’è tutto un mondo dentro quella fitta flora: non sono popolate solo di bestie e vegetali, ma all’interno si sono rifugiati i fantasmi e gli spiriti, scappati impauriti dal progresso effervescente:
“they are frightened of the noise of cars and trucks. They have all fled into the forest ...”.
Ricorda il bellissimo film di Apichatpong Weerasethakul “Malady Tropical”, il racconto di due ragazzi che si fondono con la foresta e i suoi misteriosi abitanti, trasformandosi in animali e spiriti a loro volta.
La Thailandia è un paese magnifico, abitato da gente sorridente e piacevole.
Eppure, come anche le recenti rivolte hanno ancora dimostrato, esiste nel paese una forte differenza sociale e culturale fra la campagna rurale e le città, soprattutto la città per antonomasia: Bangkok. Ogni anno migliaia di ragazzi adolescenti la raggiungono nella speranza di trovare una vita migliore, portando però dentro di sè il loro mondo, senza abbandonarlo mai. Così sarà per Piya.
Nato in campagna si trasferisce per studiare a Bangkok, ma a differenza dei suoi coetanei, vuole insegnare ai bambini della sua provincia.
Piya è un ragazzo della foresta, è fiero di esserlo e non vuole cambiare:
“I am entirely a villane boy. I am no townsman or city type.” (Pag. 15)
Il ritorno a casa del giovane insegnante è un precipitare in un reale, ma anche allegorico e immaginario mondo. E’ una società povera, sofferente, ma gli alunni, nonostante il loro stato hanno la loro gioia interiore, riuscendo a contagiare tutto e tutti.
“Their white cotton clothes looked brown, their shorts and shirts had lost most of their colour” (pag. 25)
Lo scolaro Caw Siang è la metafora della voglia di vivere. Caw Siang non vuole diventare un consumatore estremista ad oltranza, vuole essere un bambino della sua terra; gli basta pescare, apprendere norme basilari e aiutare la madre e la sorella.
La semplicità non deve essere confusa con povertà culturale. La semplicità è la vita all’estremo, è la gioia di aiutare gli altri, di essere parte della propria famiglia e degli antenati abitanti della foresta.
La povertà non è un problema, alcuni bambini rimangono senza mangiare durante la pausa delle lezioni, ma lo accettano senza ribellioni o manifestazioni di rabbia. La vergogna è un disonore.
Per poter rappresentare un mondo fantastico ed affascinante, lo scrittore si serve della scuola, metafora di una Thailandia in profonda trasformazione, ma che però vuole mantenere ferma le sua origine.
Insegnare è una passione suprema, è la volontà di educare dei bambini, generandogli l’amore per il proprio paese.
Per l’autore, per riuscirci sarebbe necessario destrutturare l’insegnamento, eliminare le sovrastrutture conformiste di insegnanti patetici e ignoranti:
“We need to teach people, not to teach books!’ ...”
Piya ci riesce efficacemente. Sa capire i bambini, le loro famiglie, è disposto ad aiutarli, a far loro conoscere la vita. Ma soprattutto è persona pratica e insegna a lavarsi - lotta per ottenere la costruzione del bagno nella scuola e pozzi per avere l’acqua - l’alzabandiera, la recitazione di versi del Buddha, tutte banalità per il nostro mondo super tecnologico e moderno ma vera ricchezza per i bambini thailandesi.
Nel villaggio la gente è solita aiutarsi a vicenda, a dividere bene dal male. La comunità in assemblea decide di costruire la nuova scuola. Eppure il mondo corrotto è in avvicinamento:
“Charity and generosity, the characteristics of a true Thai, are lost, and we see in their place greed and selfishness.”
Il gioco d’azzardo, il vizio del bere hanno cominciato a distruggere una dolce realtà.
Carn Kern è il simbolo di questo nuovo mondo: è il cattivo, lo sfruttatore del villaggio, l’uomo senza scrupoli disposto ad affamare i bambini per il suo denaro.
Contro di lui Piya resiste, insegna agli studenti il dovere civico di difendere la foresta e sottointeso le loro ancestrali origini.
Lo scontro fra i due vedrà vincitore il più forte:
“We’ve found out he’s a Communist.” (Pag. 292)
, ma la sconfitta di Piya non sarà vana. Successivamente a ribellarsi non sarà più un giovane imberbe professore, ma una comunità dove prevale sempre il senso di stare insieme.
Il libro è un affresco dettagliato su un mondo in profonda mutazione. Su una realtà forte di passioni, attaccata da un conformismo colonizzatore. E’ una avanzata senza possibilità di arretramento, l’importante, però, e di avere tanti Piya in Thailandia i quali orgogliosamente sono disposti alla resistenza e alla opposizione.
La Thailandia è uno spaccato di mondo, un pezzo ricco di vita e di gioia.
Come la foresta, pure la Thailandia campestre sta per essere distrutta, ma forse solo il loro senso di appartenenza potrà consentirgli di vincere.
Khamman Khonkhai ha scritto The Teachers of Mad Dog Swamp (Silkworm Books, 1978) dopo un’esperienza personale di insegnamento nel nord della Thailandia.
La sua passione deve essere stata sconvolgente, tanta è la descrizione fluida di questo mondo semplice. Il suo linguaggio è sempre tranquillo, ma con delle tensioni nella caratterizzazioni dei personaggi legati sempre ad aggettivi naturali. Per rendere avvincente il libro, oltre l’aspetto sociale ed affettivo fra i vari personaggi – amore, amicizia, comunità – lo scrittore utilizza anche un elemento thriller molto comprensibile, ma commovente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: The Teachers of Mad Dog Swamp
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