Il prossimo 23 febbraio arriverà nelle sale italiane The Whale, l’ultimo film di Darren Aronofsky con protagonista il candidato all’Oscar Brendan Fraser.
Il titolo fa riferimento alla balena più celebre della letteratura, Moby Dick, che riveste un ruolo fondamentale nella storia.
Il regista de Il cigno nero torna a esplorare i limiti e le potenzialità del corpo con una pellicola estrema e bulimica, in bilico tra drammatico e grottesco, ispirata all’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter del 2014.
Il film di Aronofsky è stato presentato in anteprima a Venezia 79 e in America è già campione di incassi. Sono in molti a dare Brendan Fraser tra i favoriti per l’Oscar 2023 al “Miglior attore protagonista” per la sua incredibile e commovente performance.
Del resto se lo meriterebbe, considerando che Fraser nel film ha proiettato anche parte del suo vissuto personale, quello di ex attore sex symbol di Hollywood (lo ricordiamo ancora ai tempi d’oro de La Mummia) in seguito distrutto dagli antidolorifici.
Scopriamo trama, trailer del film e il suo legame con il libro di Melville
“The Whale”: il legame con Moby Dick di Melville
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In The Whale Fraser interpreta un docente di letteratura inglese e scrittura creativa che vive in una condizione di obesità estrema capace di mettere a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. Trascorre tutte le giornate chiuso tra le pareti anguste della sua stanza tenendo lezioni online in uno smart working serrato, che ben presto assume le sembianze di una segregazione autoimposta.
L’uomo si sposta a fatica e tiene sempre la telecamera oscurata per non mostrare al mondo il suo aspetto: agli studenti giunge infatti solo la sua voce, calda, suadente, ipnotica che è anche quanto viene mostrato agli spettatori all’inizio del film, prima della rivelazione.
Ciò che salva Charlie, tuttavia, è il potere delle parole e della letteratura che nella pellicola rivelano tutto il loro potenziale salvifico: perché sono capaci di andare oltre la superficie e raccontarci, così, l’abisso della mente e la profondità dell’anima. Scorgiamo l’anima di Charlie e il suo dolore negli intensi primi piani dedicati ai suoi occhi sofferenti, malinconici - e nelle sue parole che si fanno testo e traccia e voce narrante.
Il titolo The Whale richiama infatti Moby Dick, il capolavoro di Herman Melville, che negli anni ha accompagnato Charlie come una medicina e che, di fatto, si fa metafora della sua tragedia. Moby Dick diventa una delle molteplici chiavi di lettura del film di Aronofsky, il pretesto attraverso cui Charlie cerca di narrare di sé, senza raccontare la sua triste storia. A un certo punto infatti l’uomo, nel corso di una delle lezioni di scrittura online, osserva che tutte le descrizioni che Melville fa di Moby Dick sono tristi.
Il legame con Moby Dick non è solo dovuto al prestigio letterario dell’opera, ma ha anche un valore affettivo: la figlia di Chiarlie, Ellie, ha dedicato alla balena di Melville una tesina che l’uomo considera un gioiello ora che la figlia lo ha abbandonato. Ben presto la lettura del saggio su Moby Dick diventa tutto ciò che è capace di donargli sollievo. Lo studio del viaggio della balena si fa parallelismo di una forma di guarigione spirituale. Perché, alla fine, è la presenza stessa della Balena a dare un senso alla ricerca del capitano Achab.
Capiamo ben presto che la condizione fisica dell’uomo è un riflesso del suo profondo malessere psicologico. Charlie infatti si sente in colpa per aver causato la fine del suo matrimonio e, al contempo, rimpiange il suo grande amore perduto. L’uomo di cui Charlie era innamorato e che lo ha spinto a lasciare la sua famiglia è morto, e lui non può riportarlo in vita in alcun modo.
Il cibo è divenuto quindi un rifugio al dolore, una maniera per sopperire alle mancanze: Charlie mangia per riempire un vuoto in realtà incolmabile e, così facendo, punisce il suo corpo, ovvero tutto ciò che può davvero controllare. L’obesità diventa la forma carnale - tangibile e mostruosa - di una sofferenza sconfinata.
The Whale e l’importanza della scrittura
Nei giorni di vita che gli restano Charlie decide di cercare di ricucire il rapporto con la moglie Mary (nel ruolo l’attrice Samantha Morton) e soprattutto con la figlia Ellie (interpretata dalla giovane e talentuosa Sadie Sink) divenuta un’adolescente ribelle e in guerra con il mondo intero.
Nel disperato tentativo di lasciare una traccia gioca un ruolo fondamentale la scrittura, intesa come mezzo d’espressione umana. Ed è proprio la scrittura ciò che ci rivela l’identità più pura di quest’uomo, la sua interiorità offuscata dalla presenza ingombrante - deformata - di un corpo che si fa prigione e muraglia in grado di tenere gli altri a distanza. Ma la vera prigionia di Charlie è in realtà una barriera della mente: la sua incapacità di accettare sé stesso, la sua identità, le sue scelte.
Nelle parole troviamo il vero Charlie e riusciamo a entrare in contatto con lui superando ogni barriera. Le parole abbattono come uno scalpello il muro della diversità - oltre gli stereotipi e i pregiudizi - mostrandoci il volto autentico di Charlie, che non è Moby Dick, ma il capitano Achab.
“The Whale”: il trailer ufficiale
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “The Whale”: l’ispirazione di Moby Dick nel nuovo film di Darren Aronofsky
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