Ti porterò nel sangue di Chiara Palazzolo

Ti porterò nel sangue (Piemme, 2007) è il capitolo conclusivo della trilogia di Mirta – Luna, la sopramorta nata dalla fervida immaginazione di Chiara Palazzolo (1961 – 2012).

In questo terzo libro, Luna, inizialmente, sembra essersi omologata alle leggi e ai costumi degli altri sopramorti: combatte per il capo indiscusso dei cavalieri, Gottfried, e continua a vivere nella città di Roma con Sara, mescolandosi ai viventi. Però una zombie, anche se ha di fronte a sé l’eternità dei giorni, non può evitare di fare i conti con il proprio passato. I ricordi della parte umana di Luna, ovvero Mirta, si sono ormai affievoliti lasciando pochissime tracce nella sua coscienza, ma lo stesso non avviene per gli altri ex-umani che, come lei, sono ritornati dal regno delle ombre per durare nel tempo: Paco e, soprattutto, Robin. L’ultimo amore di Mirta è intenzionato a ritrovarla nella sua nuova forma e ignora che la morte possa cambiare molte cose.

Ancora una volta il racconto di questi zombie famelici, spietati e combattivi, diventa, grazie ad uno stile asciutto e dal ritmo quasi cinematografico, un’abile metafora per parlare sia dei lati oscuri dell’esistenza sia dell’importanza di scegliere la propria strada alla luce di ciò che definiamo libertà individuale.
Luna è un “mostro” moderno con dubbi esistenziali che affliggono anche i comuni mortali. Che siano cento o mille anni, ognuno di noi si trova costretto a cercare un senso ai propri giorni.

Io credo che Helena abbia ragione. Quando dice che il cuore di un sopramorto è complicato. Continuo a sentire le sue storie. E le altre storie. A raccogliere le storie di tutti. Risucchiandole come un vampiro. Queste storie che non hanno nessuna attinenza con Luna. Che scivolano addosso a questa gelida figlia della morte. Senza lasciare traccia su di lei. Ma che imperterrita continuo a raccogliere. Accatastandole le une sulle altre.