Tifone - Gioventù di Joseph Conrad

Non è affatto semplice descrivere “Tifone”, perché non è mai semplice descrivere un capolavoro, un piccolo gioiello a cui non si riesce a smettere di pensare nemmeno dopo averne finito la lettura. Attraverso le vicende del capitano MacWhirr, del suo primo ufficiale Jukes e del capo macchinista Solomon Rout, attraverso l’odissea del piroscafo Nan-Shan e della lotta contro il tifone, Joseph Conrad ci racconta della vita vera. Il dolore, le avversità che ci piovono addosso inevitabilmente nel corso dell’esistenza, tutte le tempeste ed i tifoni che si scagliano contro di noi bagnandoci fino alle ossa devono essere affrontate con la prua al vento, di petto, questo è l’unico modo per uscirne, per lasciarcele alle spalle. E se durante la lotta ci rendiamo conto di aver perso qualcosa, anche questo rientra nella logica dell’azione, nell’ordine naturale delle cose. Si può sopravvivere alle minacce che ci circondano, al caos che imperversa intorno a noi, con grandi sforzi e fatica e scelte difficili, ma ci si riesce. Gli sfortunati sono coloro i quali non si imbattono mai nelle tempeste e conducono vite di quieta disperazione.

Non si fa in tempo ad asciugarsi gli occhi dalla commozione che ci si imbatte in “Gioventù”, altro racconto breve dove protagonista è quel Marlow di “Cuore di tenebra”, ormai vecchio, che si lascia andare al ricordo dell’avventura del suo primo comando, quand’era ventenne e tutto sembrava possibile, tutto sembrava in procinto di cominciare, le speranze e le illusioni di un periodo irripetibile della propria vita e del mare salato e amaro, dei profumi dell’Oriente e delle meraviglie del mondo. C’è tutto, c’è troppo in questi due magnifici racconti, c’è Conrad, ci siamo noi e ci sono quelli che verranno. È impossibile pretendere di più da un libro.

“E c’è una fatica fisica nel semplice aggrapparsi all’esistenza in mezzo al tumulto scatenato; una fatica penetrante ed insidiosa che si insinua nella profondità del petto per abbattere e contristare il cuore: l’incorreggibile cuore dell’uomo che, fra tutti i doni della terra, più ancora che alla vita stessa, aspira alla pace.”