Titanic
- Autore: Massimo Polidoro
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2012
Ricordate il disaster movie, il genere cinematografico degli airport e dei terremoti in cinemascope? La tragedia del Titanic racchiude in sé i topoi del “filone”, con la differenza - fondamentale - che è tutto vero (il Titanic diventa film solo “a posteriori”, ultima versione quella mainstream in 3D di James Cameron). Ci sono anche i character tipici del catastrofico filmico: capitani coraggiosi, armatori pressappochisti, possidenti afflitti da delirio di onnipotenza, vigliacchi matricolati ed eroi di tutti i giorni, uomini (e donne), in fuga da se stessi o dalla propria (mala)sorte, ricchi e straccioni, tutti alle prese con l’Imponderabile, sul piano sdrucciolo del Bene e del Male. Un’epopea di gruppo con i crismi della sceneggiatura mozzafiato, che nemmeno il più abile degli scrittori popular riuscirebbe a congegnare tanto bene.
A cento anni esatti dal disastro - che all’alba di un Novecento ubriaco di velocità/modernità provocò la morte di più di 1500 passeggeri - Massimo Polidoro si misura con storia e leggenda del transatlantico in forma docu-fiction: ne viene fuori “Titanic. Un viaggio che non dimenticherete” (Piemme, 2012), romanzo sulla Fine - dei sogni, di un mondo, di un’epoca - resa dall’ottica sfaccettata di molti protagonisti: dall’euforia per una traversata (Southampton-New York) concepita con i crismi dell’evento epocale, alla trepidazione dell’avventura sull’Oceano, all’incontro/scontro - seduttivo e fatale - con l’iceberg, che riconduce ciascuno alla propria finitezza, dettando il destino dei vivi e dei morti.
Dopo il convincente “Marta che aspetta l’alba” (Piemme, 2011) Polidori si conferma prosatore in buona forma e ottimo spessore, con un romanzo tutt’altro che astuto, ma pensato e scritto come un congegno a orologeria - un occhio alla cronaca uno al plot -, con il valore aggiunto e affatto trascurabile del tratteggio psicologico degli attori principali (realmente esistiti). Trecento pagine per rivivere in progress prodromi, sfumature e conseguenze del Naufragio per antonomasia, assaporarne la catarsi, palpitare (e, perché no, anche parteggiare) con i protagonisti, quindi - a tragedia consumata - tirare il fiato come davanti ogni rito/visione/lettura esorcistica che si rispetti (meno male che non è toccato a me). Gli esiti della scommessa erano meno scontati di quanto sembri (si conosceva - a monte - l’epilogo della vicenda), Polidoro centra invece il bersaglio del dieci e lode, anche in forza di uno stile fluido, che lo consegna alla narrativa italiana come una delle espressioni meno ombelicali e per questo più convincenti.
Booktrailer
Grandi misteri della storia: Da Atlantide al Titanic, i più celebri enigmi di tutti i tempi
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