Toxic
- Autore: Hallgrímur Helgason
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2010
Ultimamente sono diventata una fan dell’Islanda. Da quando sono riuscita, dopo averlo sognato per anni, a passare una settimana a Reykjavik, sto ancora cercando un pezzettino di cuore che, ne sono sicura, è rimasto a girellare per le stradine del centro. (L’uso di diminutivi e vezzeggiativi non è casuale: Reykjavik è propriamente una capitale in miniatura). Questo interesse turistico si è fatalmente trascinato dietro quello per la letteratura locale: prima, però, che potessi rispolverare il vecchio proposito di leggere finalmente “101 Reykjavik”, un amico mi ha segnalato l’uscita di questo romanzo dello stesso autore. Nell’apprendere che si tratta di un noir incentrato su di un killer spietato, ho storto il naso: non è proprio il mio genere. Poi, però, mi è stato chiarito che il romanzo è scritto in chiave ironica, che tratta di un killer croato che finisce in Islanda a fare il predicatore televisivo, e che segue appassionatamente l’Eurofestival e le sue canzoni. Va bene, aggiudicato.
Non mi sono pentita di essermi fatta convincere. Si tratta di una storia divertente, di evasione, ma scritta con intelligenza e maestria, non priva di qualche intento moralizzatore più o meno evidente, che ben descrive l’atmosfera islandese e lo scontro di culture provocato dalle perplessità di un croato che si trova catapultato, suo malgrado, in un ambiente per lui quasi irreale. Non sono molto d’accordo, invece, con la definizione di “slapstick” riportata in copertina: la commedia “slapstick” dovrebbe essere priva di quei danni letali che qui, invece, abbondano, ma sono affrontati con tale distacco e ironia da risultare facilmente digeribili anche agli stomaci più deboli (e, a onor del vero, in tutto il libro si potranno contare sì e no tre scene che si possano definire veramente crude).
La storia del fuorilegge che si finge prete per nascondersi è già stata sfruttata, ma è sempre fonte di interesse e di varie situazioni grottesche. In questo caso si tratta di Tom Boksic, detto “Toxic” (sì, viene anche dalla canzone di Britney Spears, ma non è questa la musica che fa da sfondo al libro), croato di nascita, americano di adozione, fidanzato con una peruviana, che uccide per errore un pezzo grosso dell’FBI e si ritrova su di un volo per l’Islanda con in tasca il biglietto della sua ulteriore vittima, un predicatore televisivo. Il nuovo ruolo che deve accettare per forza e l’incontro con la figlia dei suoi ospiti insinuano in lui un cambiamento strisciante, ma inesorabile. Mentre cerca di capire e amare quel nuovo Paese d’adozione, Tom fa il punto sul suo passato, sulla guerra fratricida che lo ha coinvolto e che ha fatto di lui quello che è. E’ possibile sperare in una nuova vita? Se solo il passato potesse sparire del tutto, se solo non ci presentasse il conto prima o poi...
Lo scenario della storia di Tom è una Reykjavik lenta, rilassata, che il croato osserva con sconcerto e stupore, accompagnandoci in giro per le sue strade e per le sue stranezze, storpiando i nomi dei luoghi e delle persone. C’è molta autoironia nella scrittura di Helgason, la cui bravura principale in questo caso è quella di farci affezionare moltissimo a questo “antieroe”, malgrado sia tutto meno che positivo. Alla crescita interiore di Tom si intreccia la passione di croati e islandesi per l’Eurofestival, nel suo dualismo di competizione ma anche di legame fra i popoli. Un romanzo per sogghignare con ironia, ma anche per pensare e, spesso, per commuoversi.
Toxic
Amazon.it: 15,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Toxic
Lascia il tuo commento