Tre modi per non morire. Baudelaire. Dante. I greci
- Autore: Giuseppe Montesano
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2023
Siamo le marionette di un pianeta detenuto dalle lobby. Siamo i neo-schiavi della caverna platonica, illusi dalle ombre del Capitale. Niente è più falso del vero spacciato dalla sbobba informativa e pubblicitaria quotidiana.
Megafoni dei re del mondo (G.I. Gurdjieff), demiurghi della tecno-artificialità che “ci tiene prigioniero il cuore” come cantava Franco Battiato.
Come da stereotipia fantascientifica la virtualità connota di sé la nostra ontologia, come del resto le nostre economie. Se questo è il quadro fosco del mondo globalizzato, da cosa passa – se ancora può passare – l’itinerario disalienante che restituisca l’uomo al proprio statuto di essere consapevole?
Nel suo Tre modi per non morire. Baudelaire Dante i greci (Bompiani, 2023) Giuseppe Montesano rintraccia nell’eco di una classicità fautrice di pensiero speculativo, una possibile soluzione.
In un sistema globale appiattito su apodittiche coordinate di ignavia e passività, la diade amore-ribellione introduce al traguardo di una metamorfosi cognitiva senza la quale nessun mutamento sociale/esistenziale è possibile: “l’evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un’evoluzione di pensiero” cantava Franco Battiato). Siffatta è l’azione capillare portata avanti dal turbo-capitalismo: distogliere l’intelletto del cittadino-suddito-consumatore da pensieri - quindi da azioni – significanti, soppressi da valori-desideri-linee di comportamento indotti.
I nostri tempi richiedono l’aut-aut; è una questione di vita o di morte dell’anima. O rassegnarsi allo statuto di marionette oppure riandare alla forza liberatoria della cultura: l’apolegesi simbolica delle metamorfosi interiori nella Commedia di Dante (dallo smarrimento della Selva Oscura all’Amore paradisiaco movente di ogni cosa).
La sottile luminosità interiore della filosofia e della poesia greca antinomica alla teleologia ottundente a noi contemporanea.
Il ribellismo salvifico di Charles Baudelaire, anti-modernista ante litteram, immune alle attrattive dei falsi miti di progresso, capace di respirare-vivere-anelare poesia, porta maestra per ciò che è sconosciuto, quindi per ciò che della vita è senso possibile, da (ri)scoprire.
Insomma: Dante, i greci, Baudelaire come possibili ricostituenti per le coscienze appannate, antitesi alle promesse e felicità senza senso del barnum contemporaneo (per le controindicazioni riandare al Paese dei Balocchi di Pinocchio).
Le luci in fondo al tunnel globale individuate da Giuseppe Montesano in questo suo saggio, ancora una volta disallineato, sorprendente (Montesano ha scritto, fra gli altri, il fluviale Lettori selvaggi), e degno di non poche riletture. Non fosse che per il piacere esclusivo di un taglio e un passo critici poco convenzionali.
I greci fanno poesia come si fa un pezzo di pane, qualcosa che ha profumo e bellezza ma è nutrimento da spezzare e distribuire, da offrire e condividere in ogni occasione in cui la vita si trasforma, in cui c’è una metamorfosiche può essere vitale o mortale, là compare la poesia, un rito di parole suadente, urlato, cantato, vivente. In quel canto c’è qualcosa di estremo e di essenziale, qualcosa il cui ricordo arriva a volte fino a noi, e ci rimprovera: perché avete smarrito la poesia? La noia della ripetizione ci tiene imprigionati, tutto ci infastidisce mentre clicchiamo avidi per passare da una noia all’altra, e la nostra stessa vita ci diventa estranea.
Tre modi per non morire: Baudelaire. Dante. I greci
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