Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi)
- Autore: Nicola Lagioia
- Casa editrice: minimum fax
Per qualsiasi individuo, a meno che non sia dotato di un ego smisurato e di una pressoché totale assenza di sentimenti, confrontarsi con un amore finito proprio malgrado e ancora indimenticato a distanza di mesi è impresa quantomeno ardua. Se poi il nostro protagonista è anche uno scrittore di belle speranze che, inoltre, attraversa un confronto sempre irrisolto con i grandi autori del passato, la cui prosa rifiuta e critica sdegnosamente come superata, ma allo stesso tempo, quasi a livello inconscio, spera di potere un giorno uguagliare, la situazione si fa ancora più complicata e confusa.
Il protagonista non ha nome. Lei invece si chiama Giulia. Il terzo incomodo è Lev Nikolaevic Tolstoj, che, nella mente dello scrittore, ha lasciato moglie e vita precedente e si aggira per Roma sedendosi con lui al tavolino di un bar o facendogli un’improvvisata a casa. Un fantasma molto reale prodotto forse dai tormenti del protagonista, forse dal modo più sbagliato che egli ha potuto trovare per avvicinarsi a certi grandi scrittori del passato: allucinogeni, sostanze chimiche, in breve, droga.
Ne nasce un libro, molto breve, nel quale è impresa ardua individuare una trama, anche perché la stessa, nel caso in cui fosse ben delineata, sarebbe probabilmente solo un pretesto per presentare le varie riflessioni dello scrittore. L’autore è stato lasciato da Giulia, la quale però dopo alcuni mesi lo richiama, vuole riprendere il rapporto e, anzi, andare a vivere con lui. Lui l’aspetta, la deve andare a prendere alla stazione, è in ritardo, non riesce ad arrivare... La scena si ripete diverse volte con dinamiche mai uguali ma sempre angoscianti, ma forse è solo frutto della sua immaginazione, dell’eroina, o della disperazione per l’amore perso. A parte l’attesa mai concretizzatasi di Giulia, quasi essa stessa una parodia delle interminabili vicende degli amanti lontani nei libri di Tolstoj, i due scrittori, il classico e il nuovo, si incontrano, si confrontano in conversazioni nelle quali la modernità cerca in ogni modo di distruggere la tradizione, mentre quest’ultima sorride sorniona e aspetta al varco il nuovo per dimostrargli che, in fondo, non si può prescindere dal proprio passato.
Completamente in antitesi con quello che pensa la maggior parte dei lettori, l’autore sostiene che “Guerra e pace” trarrebbe immenso giovamento da un’operazione che eliminasse tutta la saga familiare per lasciare in piedi solo la descrizione delle azioni di guerra. L’idea è quantomeno originale e molto bella l’immagine dei vari volumi sparsi sulla riva del mare, ad aspettare che la marea faccia il suo corso trascinando via con sé tutto quello che, nel romanzo, è in sovrappiù. Ci sono varie belle immagini in questo libro, passaggi onirici, intimisti, scritti con un linguaggio impeccabile il che, al giorno d’oggi, è spesso più di quanto ci si aspetti. Per contro, la mancanza di trama rende talvolta difficile coordinare le idee seguendo i pensieri dello scrittore, che spesso non è chiaro se appartengano alla riflessione, al sogno o all’allucinazione. Particolarmente ambiguo risulta il rapporto del protagonista con la droga, dalla quale si ha l’impressione che il personaggio tenti di liberarsi ma senza alcuna convinzione, solo perché ha rappresentato il problema principale che ha indotto Giulia a lasciarlo. Alcune frasi, come “la droga è deliziosa”, sono francamente troppo forti da leggere se non si comprende il contesto. Non è un libro facile, malgrado la sua brevità.
Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj. (Senza risparmiare se stessi) (Nichel Vol. 7)
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