Trema la notte
- Autore: Nadia Terranova
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
La vita a volte è strana: anche una tragedia di dimensioni enormi può essere occasione di una rinascita per alcune persone costrette ad affrontare un cambiamento inatteso e a immergersi in una realtà nuova, mai prima di allora sperimentata. Questa potrebbe essere la premessa per raccontare il romanzo Trema la notte di Nadia Terranova (Einaudi, 2022) una delle scrittrici italiane della nuova generazione di maggior talento e tra le più apprezzate non soltanto nel nostro panorama letterario ma anche in ambito internazionale, dove risulta essere una delle più tradotte.
In questo romanzo di carattere storico, l’autrice narra la tragedia del terribile terremoto che colpì in particolare le città di Messina e Reggio Calabria, oltre a numerosi paesi dei dintorni, nella notte tra il 27 e il 28 dicembre del 1908, senza dubbio il sisma più devastante della storia in Italia dal ventesimo secolo fino a oggi. La ricostruzione storica molto accurata del tragico evento è accompagnata, come in ogni romanzo che si rispetti, anche dalla presenza di personaggi di fantasia che vivono in prima persona tale dramma.
Due sono i protagonisti: Nicola, un bambino di undici anni che vive a Reggio Calabria, e Barbara, una ragazza di vent’anni originaria di un paesino nei pressi di Messina, Scaletta Zanclea, ma che in quella notte da incubo si trova proprio nel capoluogo siciliano in visita da sua nonna paterna per assistere a teatro a una rappresentazione dell’Aida di Verdi. Sono loro con le rispettive storie a guidarci nella narrazione attraverso i loro occhi, i loro pensieri e i loro sogni.Le loro vite scorrono parallele, ma in seguito si incroceranno in un insolito destino.
I primi capitoli del romanzo, nei quali vengono descritti i due protagonisti, il loro tessuto familiare, le loro abitudini, le loro angosce e le loro speranze per il futuro, hanno un fascino dal sapore antico di un’Italia che non esiste più, ma che rivive attraverso l’intenso racconto di Nadia Terranova, bravissima nell’evocare immagini dalle mille sfumature. C’è infatti un senso di calore e di protezione familiare, peraltro non ben vissuto da Nicola e Barbara, che traspare fin da subito, al quale però si contrappongono la durezza della vita del Sud all’inizio del Novecento con le sue superstizioni, le convinzioni radicate della gente, la mentalità chiusa, ma anche una sorta di malinconia che arriva dritta al cuore del lettore, desideroso fin da subito di capire quali sono i meccanismi che governano la società di quell’epoca.
Nicola è figlio di Vincenzo Fera, noto imprenditore, famoso in tutta la regione e non solo per la produzione di profumi al bergamotto di cui lui stesso è l’ideatore, e di Maria, una donna molto più giovane di suo marito originaria del Veneto, con i quali il bambino vive nel centro di Reggio Calabria. La sua famiglia è stimata e rispettata da tutti gli abitanti della città. I due coniugi Fera non hanno altri figli oltre a Nicola, fortemente voluto da sua madre che temeva di non riuscire ad averne e forse anche per questo ossessionata dall’idea che il bambino possa in qualsiasi momento mettersi in pericolo e per questo protettiva nei suoi confronti fino al punto da limitarne anche in senso fisico la libertà.
Nicola infatti viene costretto da sua madre a dormire tutte le notti in una cantina situata appena fuori dall’abitazione alla quale si giunge attraverso una botola. All’interno di questa cantina sporca, buia, umida, piena di rumori minacciosi e popolata da molti animali che mette a dura prova la serenità interiore di Nicola, si trova un catafalco dove egli deve trascorrere ogni notte, oltretutto legato da sua madre mani e piedi da spesse corde in quanto teme che qualcuno con cattive intenzioni possa fargli del male e portarselo via. Nicola cresce quindi con soltanto questa idea di amore, senza conoscere una maggiore libertà anche psicologica. Egli si trova a vivere la sua infanzia stretto tra l’indifferenza di suo padre Vincenzo, interessato solo alla sua posizione sociale, ma non a sua moglie, che ha sposato solo per convenienza e che tradisce ripetutamente, né a suo figlio che tratta con fare duro e con poco affetto, e l’opprimente presenza di sua madre Maria, che vorrebbe averlo sempre sotto il suo controllo.
Barbara Ruello invece è figlia di un uomo di origini semplici, che manda avanti la famiglia con lavori più umili, mentre sua madre già all’inizio della storia sappiamo dall’autrice che è scomparsa prematuramente da diversi anni a causa di una malattia. Barbara non ha fratelli proprio come Nicola e sogna di fare la scrittrice, avrebbe tanto voluto conoscere meglio sua madre della quale sente la mancanza e ha un rapporto molto conflittuale con suo padre, che non vuole che vada all’università e che possa realizzarsi in un lavoro che a lei piaccia, ma da uomo di vecchia mentalità maschilista vorrebbe che la figlia si sposasse con un uomo benestante che possa garantirle una notevole sicurezza economica. Individua anche un giovane disposto a sposare sua figlia e cerca di convincerla in tutti i modi a farlo, nonostante Barbara non ne sia innamorata e anzi non provi nessuna stima per quest’uomo.
Ella trova un po’ di conforto familiare nel rapporto con sua nonna paterna, che ha il suo stesso nome, vive da sola a Messina, ama la cultura, lo studio e al contrario di suo figlio è convinta che le donne debbano ricercare l’indipendenza anche economica.
Questa la vita dei due protagonisti in sintesi prima di quella fatidica notte, poi tutto cambia. Il terremoto, al quale entrambi sopravvivono, distrugge le loro famiglie (anche se Barbara in seguito scopre che suo padre è scampato al terremoto) e sconvolge le loro esistenze, che per quanto difficili erano caratterizzate dalla presenza di quel minimo di sicurezza prima della tragedia che, anche nel disagio, l’essere umano spesso sa ritagliarsi per sopravvivere.
C’è qualcosa di più forte del dolore, ed è l’abitudine.
Si legge in una frase che forse più di ogni altra descrive in modo efficace lo stato d’animo dei due protagonisti nella prima parte del romanzo e a pensarci bene in essa c’è una buona dose di verità.
L’episodio in cui avviene l’incontro tra Nicola e Barbara, che prima non si erano mai visti ed entrambi ignoravano l’esistenza dell’altro, si svolge su una nave torpediniera, chiamata Morgana, una delle tante utilizzate per avviare i soccorsi e dar modo ai sopravvissuti che intendono lasciare la propria città di imbarcarsi verso luoghi più sicuri. Nicola ha appena lasciato Reggio Calabria a bordo della nave per raggiungere Messina e una volta giunto a destinazione si imbatte in Barbara, che sale a bordo solo temporaneamente alla ricerca disperata di un po’ d’acqua che possa placare la sua improvvisa sete. La ragazza viene avvicinata da un marinaio che aveva aiutato Nicola a salire a bordo e viene scambiata per una zia del bambino, che aveva mentito dicendo di avere dei parenti a Messina che potevano essere sopravvissuti sui quali fare affidamento. Il marinaio con un pretesto avvicina la ragazza, senza esitazioni le mette le mani addosso e la violenta. Nicola, piccolo e impaurito, assiste suo malgrado impotente senza fiatare allo stupro. Barbara, che ha solo intravisto Nicola rimasto immobile in un punto della nave, riesce in seguito a fuggire e a tornare a Messina mettendosi così in salvo prima che la nave, con a bordo il suo violentatore, salpi.
Le storie dei due protagonisti tornano di nuovo a scorrere parallele dopo quell’incontro, senza che si rivedano per anni. Entrambi sono costretti a ricostruire le loro già incerte e fragili esistenze cercando di ritrovare un nucleo familiare che possa garantire loro sicurezza economica, salute fisica e quell’amore autentico che tanto avrebbero voluto ricevere dai rispettivi genitori.
"Mi sembrava importante raccontare la perdita anche da questo punto di vista, come una sorte di inconfessabile sollievo, per certi aspetti" ha dichiarato Nadia Terranova a "Fahrenheit. I libri e le idee", il programma di RaiRadio3 nell’intervista nella quale ha presentato questo suo libro.
In effetti il destino dona a Nicola e Barbara la possibilità di costruirsi una vita più vicina ai loro sogni, al prezzo di dover affrontare dei lutti e tutte le implicazioni psicologiche a essi collegati.
La seconda parte del romanzo è tutta da scoprire e sempre caratterizzata da quel sottile velo di speranza al quale si affianca costantemente il dolore, la sofferenza, la nostalgia per un passato che non tornerà più, la crudezza della vita in simili circostanze. La bellezza struggente di questo romanzo è difficile da descrivere a parole: in una sorta di mondo perduto al quale ti affezioni, l’autrice a poco a poco ti permette di entrare in empatia con i personaggi anche con quelli più duri, egoisti e che sembrano un ostacolo alla felicità dei due protagonisti.
Sono soprattutto le figure femminili a dominare la scena in questo romanzo storico, con la forza interiore e la loro capacità di lottare con tutte le forze per quello in cui credono, anche se non sempre con esito positivo, mentre le figure maschili risultano arroganti, violente ed egoiste, con qualche doverosa eccezione di personaggi buoni, ma che danno comunque una sensazione di poca personalità, tanto da impallidire rispetto a quelli femminili. Tra di essi la nonna paterna di Barbara, sua omonima, donna libera, colta, di larghe vedute.
Madame, come viene comunemente chiamata nella storia, una misteriosa, affascinante e generosa sensitiva francese, giunta a Messina a portare il suo aiuto alla popolazione, capace di predire il futuro attraverso le carte, ma anche di individuare i punti esatti sotto le macerie sotto le quali si trovano le persone ancore vive.
Maria, la madre di Nicola, che egli giudica con durezza ritenendola un tiranno che vuole solo il suo male, ma della quale soffrirà in parte la scomparsa, sia pur con un sentimento di dolore misto a un senso di liberazione. Una donna la cui ossessione per suo figlio raggiunge livelli patologici e schiava di paure e superstizioni che le impediscono di amare in modo autentico suo figlio, che considera di sua proprietà impedendogli di essere se stesso come ogni brava madre dovrebbe fare. In realtà però la sua non è cattiveria vera, ma solo debolezza e in fondo fa anche tenerezza essendo donna fragile, non amata da suo marito e sola, che vede in suo figlio la sua unica gratificazione.
Juta, una donna di origine tedesca, amica della nonna di Barbara, che svolge un ruolo molto importante nella vita della ragazza dopo la tragedia prendendosene cura. Elvira, una vicina di casa, sensibile, buona e protettiva, che si lega profondamente a Barbara che ricambia il suo affetto. Sabina Crestani, giovane donna, che vive a Biella ed entrerà a far parte della vita di Nicola donandogli quell’affetto che il bambino cercava.
Trema la notte è un libro ricco di personaggi, di paesaggi, di luoghi, ma anche di scenari a volte macabri e terrificanti come quelli da fine del mondo che caratterizzano le città appena colpite dal terremoto, a volte affascinanti dove il mare domina con la sua maestosità, a cui si affiancano le bellezze artistiche e architettoniche di Messina e Reggio Calabria descritte in modo magnifico. Una particolarità del romanzo è che ognuno dei ventitré capitoli che lo compongono prende il titolo dal nome delle carte dell’Arcano dei tarocchi.
Nadia Terranova, nata a Messina nel 1978, laureata in filosofia e trasferitasi poco dopo la laurea a Roma, dove tuttora vive, collabora con diverse testate italiane, cura e dirige "K", la rivista letteraria de "Linkiesta" ed è tra i docenti della Scuola del libro di Roma. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti per i suoi romanzi, è stata finalista nella cinquina al Premio Strega nel 2019 per Addio fantasmi, e scrive sia per adulti che per ragazzi. Autrice colta, intelligente, sensibile ai cambiamenti sociali e culturali della sua città d’origine e d’Italia in generale, ma anche attenta a tenere vive le tradizioni e la memoria degli autori, come in questo romanzo dove ha il merito di nominare e riportare all’attenzione dei lettori un’importante scrittrice messinese dell’Ottocento caduta nell’oblio, Letteria Montoro, e in particolare il suo romanzo Maria Landini, della quale la protagonista Barbara si innamora al punto da decidere di conservare la foto dell’autrice e un pezzo di lapide che trova recandosi in visita al cimitero.
Trema la notte, pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero Big nel 2022, non è soltanto un romanzo di ricostruzione storica, ma un’opera dove il senso della memoria, degli eventi e delle persone che ci hanno preceduto è affiancato da un desiderio di indagare l’animo umano in modo profondo superando le barriere del pregiudizio. Leggere questo libro con attenzione significa compiere un viaggio in un mondo affascinante, romantico, forse lontano da noi per certi aspetti eppure al tempo stesso così attuale in quella ricerca costante che l’essere umano compie per costruirsi una sua dimensione più libera, gratificante e serena possibile. Uno sguardo su Reggio Calabria, su Messina e sullo Stretto, ma che può essere visto anche come metafora di un’Italia che cerca di andare avanti nonostante le difficoltà e di rinascere da esse.
"L’invisibile non è contrapposto al reale” ha dichiarato l’autrice a proposito di alcuni aspetti di carattere magico presenti in questo romanzo, sempre nel corso della presentazione del suo libro a Fahrenheit. Tutti noi forse dovremmo tenere ben presente questa frase, che ci ricorda l’importanza di un concetto essenziale per una riscoperta di quel senso di mistero che è alla base della nostra esistenza, ma non lasciarci spaventare da esso, ma anzi raccogliere la sfida di una vita che non sempre può essere compresa del tutto da noi esseri umani recuperando una dimensione spirituale che ci renda piu liberi proprio come l’ottima letteratura sa fare.
Trema la notte in sostanza è un meraviglioso quadro a tinte forti su un fatto storico importante, in cui l’autrice mescola in modo magistrale realtà e immaginazione, non risparmiando ai lettori il dolore, ma anzi rendendoli partecipi di esso, ma nel contempo facendo affiorare nella narrazione squarci di luce che invitano a sperare in un futuro migliore. Un’esperienza di lettura davvero edificante, intensa ed emozionante.
Trema la notte
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