Tropico del Capricorno
- Autore: Henry Miller
Con "Tropico del Capricorno", Henry Miller riesce in un’impresa titanica, ovvero scrivere un romanzo che si ama e si odia contemporaneamente, senza aut/aut. Signore dell’anticonformismo, maestro della provocazione, lo scrittore ci guida attraverso accattivanti pagine autobiografiche per poi scaraventarci di colpo in altre di stampo dadaista, elaborati esercizi di stile in un crescendo di paradosso e noia mortale. Il risultato è violento, nauseante: la lettura procede fra lo schizofrenico alternarsi della voglia di scaraventare il libro fuori dalla finestra e quella di finirlo di leggere al più presto per poter vincere un’inutile scommessa con sé stessi.
Proprio alla "confusione", musa concettuale, viene ridata dignità all’interno del romanzo: Miller la qualifica argutamente come "un ordine che non si capisce", definizione rinfrancante giusto quanto possono esserlo le ultime boccate d’ossigeno prima di morire annegati.
La New York di inizio Novecento, meno sfavillante di come viene rappresentata di solito, fa da sfondo alle avventure dello scrittore raccontate in prima persona e che ruotano vorticosamente intorno ai grandi temi che quotidianamente affliggono l’Umanità, quali la Famiglia, l’Amicizia, il Sesso e, a fare da capobranco, la Libertà. Il lavoro, il bisogno di denaro, le responsabilità nei confronti degli Altri vengono descritte come zavorre che impediscono la realizzazione personale del protagonista, le sue ambizioni di scrittura.
"Tropico del Capricorno" non è un libro facile e scorrevole, ma indubbiamente spigoloso e verista. Una pillola da mandare giù con tanto zucchero, una scrittura unica nel suo genere da gustare a freddo come una vendetta.
Tropico del Capricorno
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