Il sindaco di La Spezia in un comunicato stampa dichiara che nella città ligure sono state trovate due pagine del manoscritto originale della Divina Commedia. Le due pagine riguardano le due cantiche del Purgatorio e del Paradiso e sono state trovate durante un trasloco dell’Archivio di Stato di La Spezia: pertanto sono di proprietà dello Stato. Il sindaco ne ha informato il Ministro dei beni culturali.
I manoscritti e la composizione di un’opera nel Trecento
Bisogna ricordare che all’inizio del Trecento non esisteva ancora la stampa e quindi uno scrittore scriveva in un manoscritto la sua opera, poi, quando era finita, ne faceva fare delle copie a proprie spese per venderle se aveva successo, oppure regalarle.
Le persone che sapevano leggere erano poche. Ma la Divina Commedia ebbe certamente successo immediato. L’idea che uno scrittore fosse andato nell’aldilà, dove aveva incontrato persone famose che erano morte da poco, piacque moltissimo. E chi non sapeva leggere ne imparava brani a memoria.
Si stima che di copie ne devono essere state fatte diverse migliaia; di queste oltre cinquecento ci sono pervenute integrali, oltre a diversi frammenti.
Siccome non si sa quale sia il manoscritto originale - e forse non ci è arrivato -, gli studiosi, confrontando i tanti manoscritti pervenuti, hanno rielaborato il testo originale. Infatti nei manoscritti ci sono delle differenze, forse dovute all’errore umano.
Il Manoscritto Landiano, il più antico codice della Divina Commedia
Esiste comunque un manoscritto che è considerato il più antico fra quelli conosciuti: è anche questo una copia. Viene datato nel 1336 e venne commissionato a uno scrivano che realizzò l’opera in 110 pagine, adoperando pochi colori. Il fatto che sia il più antico fa presumere che sia il più vicino al testo originale. Ci si basa infatti sul criterio che quanto più ci si allontana nel tempo, maggiori sono le possibilità di contenere errori, cioè divergenze dal testo originale.
Il Manoscritto Landiano, così si chiama l’opera (classificato come Codice Landiano 190 e conosciuto anche come Codice Beccario), attualmente conservato presso la Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza, è considerato il più antico codice attualmente esistente della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Il manoscritto, perfettamente conservato, riporta, oltre al capolavoro di Dante, anche quattro componimenti di Guittone d’Arezzo, una canzone di Dante, alcuni capitoli di Bosone da Gubbio e di Iacopo Alighieri.
Costruito su di un codice ancora più antico (e a noi non pervenuto), il Landiano misura 352 millimetri per 250 ed è composto da 110 fogli, caratterizzati da un’alternanza di colori adottati a seconda del ruolo che rivestono le parole (per esempio, la rubrica è di color rosso). Il linguaggio risente talvolta degli influssi del dialetto marchigiano (il copista proveniva dalle Marche), mentre la scrittura è quella cancelleresca, sgradevole agli occhi del celebre dantista Giorgio Petrocchi. Gli altri manoscritti invece sono in prevalenza toscani.
Si è occupata dell’argomento la Società Dante Alighieri, che fra le altre cose ha riportato nel proprio sito informazioni su tutti i manoscritti, sparsi per il mondo, e sta realizzando copia virtuale di tutti i codici per metterli a disposizione dei ricercatori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Trovate due pagine di un manoscritto della Divina Commedia
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