Il nome di Truman Capote è ormai legato indissolubilmente al suo romanzo capolavoro Colazione da Tiffany (1958). Ma se pensando a Capote vi viene in mente soltanto Colazione da Tiffany e l’immagine iconica di Audrey Hepburn, significa che non lo conoscete abbastanza.
Quando scrisse Breakfast at Tiffany’s,Truman Capote aveva poco più di trent’anni ed era un astro nascente della letteratura americana. Per scrivere il suo capolavoro il giovane autore si sarebbe ispirato alla vera storia della madre, Lillie Mae Faulk, che fu al contempo il suo più grande amore e il suo più grande dolore. “Mia madre è stato il primo e il più tragico dei miei amori non ricambiati”, scriveva un tale. Per creare il personaggio indimenticabile di Holly Golightly Capote prese spunto proprio da quella madre, Lillie Mae, che lo aveva abbandonato in tenera età per cambiare nome in Nina, trasferirsi nella città delle luci e guadagnarsi da vivere chissà come. Nel rapporto platonico tra Fred e Holly in Colazione da Tiffany possiamo dunque cogliere il riflesso del legame viscerale e inscindibile tra Truman e la madre Lillie-Nina.
Avvertiamo già la ferita insanabile all’origine della scrittura, che è poi la sfumatura che contraddistingue il genio. Nei suoi appena 59 anni di vita Truman Capote scrisse moltissimo: romanzi, racconti, ma anche sceneggiature e opere teatrali. Affiancava all’indiscusso talento narrativo, una spiccata predisposizione per il giornalismo e, non a caso, fu proprio questa peculiare commistione stilistica a dare origine a uno dei suoi romanzi più acclamati dalla critica A sangue freddo (1966).
Eccentrico, dandy, dai lineamenti delicati e lievi che nelle foto lo fanno apparire simile a un gattino che fa le fusa, Truman Capote fu una delle personalità più conturbanti della letteratura americana del Novecento.
Scopriamo la sua vita travolgente e sempre sopra le righe e il fascino narrativo delle sue opere.
Truman Capote: la vita
Truman Streckfus Persons nacque il 30 settembre 1924 a New Orleans. I suoi genitori divorziarono quando lui aveva appena sei anni e la giovane madre - che lo partorì a soli sedici anni - lo abbandonò per andare a New York inseguendo il sogno di diventare attrice. Lillie Mae Faulk faceva visita al figlio solo occasionalmente, e il piccolo Truman crebbe nella casa dei nonni a Monroeville, in Alabama. La sua fu un’infanzia triste: i genitori lo trascuravano e i rapporti con i suoi coetanei, del resto, non erano migliori. Truman era fin troppo maturo e intelligente per la sua età, aveva una vocina stridula che non lo avrebbe mai abbandonato e modi femminei e delicati che non erano ben visti in uno stato del Sud. La sua fantasia prorompente inoltre non era apprezzata dagli altri maschi, motivo per cui le sue compagne di giochi erano soprattutto femmine: tra queste ricordiamo la celebre scrittrice Harper Lee che avrebbe immortalato Truman-bambino nel personaggio di Dill Harris nel suo capolavoro Il buio oltre la siepe.
Truman era uno studente brillante: peccato che a scuola l’unica ad apprezzarlo fosse la sua insegnante di inglese. Il giovane Capote aveva sempre un libro in mano e leggeva di tutto. Nella prima adolescenza aveva già una conoscenza letteraria vastissima per la sua età e vinse numerosi premi con i suoi racconti.
Terminato il liceo, Truman decise di non frequentare l’università e si trasferì a New York con l’adorata madre e l’odiato patrigno, Joe Capote, di cui adottò il cognome. Nella città delle luci Truman ebbe l’opportunità di frequentare l’ambiente letterario e mostrare al mondo il suo genio. Nell’anonima cittadina di provincia in cui era cresciuto quel ragazzo veniva deriso e sminuito, ma ecco che nella metropoli il suo prodigioso talento veniva alla luce e pareva destinato a brillare.
Giunto nella Grande Mela, Truman iniziò a lavorare come fattorino per il New Yorker, nella speranza di avvicinarsi a quel mondo letterario da lui tanto amato. Nel frattempo si esercitava nella scrittura, scrivendo racconti per varie riviste come Harper’s Bazaar e la Southern Gothic Novelist. Il successo arrivò inaspettato grazie al racconto Miriam, pubblicato su una rivista femminile. Quel racconto gli vale il prestigioso premio O. Henry Award e un contratto con la nota casa editrice Random House per la stesura di un romanzo.
Da quel momento Truman Capote divenne popolare e fu invitato nei principali salotti culturali della città. Lui si adattò con facilità a quel mondo che aveva sempre sognato e iniziò a condurre uno stile di vita decisamente sopra le righe.
Capote si impose sulla scena letteraria con il suo primo romanzo, una storia gotica dal titolo Altre voci, altre stanze (1948). Parallelamente in società Truman piaceva, faceva colpo e divenne una vera star. Tra le sue amicizie più influenti vi erano Jackie Kennedy, il drammaturgo Tennessee Williams e l’artista Andy Warhol. In molti lo amavano per quel suo carattere eccentrico, originale e squisitamente dandy; ma altri lo evitavano proprio per gli stessi motivi e condannavano la sua omosessualità, non poi così latente.
In quei primi anni a New York, Truman Capote esplorò a fondo il mistero della città delle luci, quasi volesse conquistarla, farla propria. Infine giunse alla conclusione che avrebbe riportato nel suo romanzo più celebre, Breakfast at Tiffany’s:
Io amo New York anche se non è mia nel modo in cui deve esserlo un oggetto, un albero, o una strada o una casa, qualcosa, in ogni caso, che mi appartiene perché anch’io appartengo a lei.
Il successo letterario
Nel 1958 arrivò il grande successo internazionale grazie al romanzo Colazione da Tiffany che un paio di anni dopo sarebbe stato trasposto nella fortunata pellicola cinematografica con protagonista Audrey Hepburn. Nel 1961 Capote replicò il successo con lo straordinario romanzo- verità A sangue freddo, un reportage scritto a partire dalla notizia della strage di una famiglia in un villaggio rurale del Kansas. Con quell’opera - forse il suo vero capolavoro letterario - Truman Capote inaugurava un nuovo genere, una nuova frontiera della scrittura. Il libro fu pubblicato a puntate sul New Yorker e riuscì a stregare il pubblico che a malapena riusciva ad attendere la puntata successiva. In un’intervista Capote, che aveva intrattenuto una corrispondenza epistolare con gli autori dell’efferato delitto, affermò di essersi identificato in uno degli assassini. Disse che quell’uomo, figlio di una madre alcolizzata, sarebbe potuto essere lui stesso se non avesse intrapreso una vita diversa. Tra le righe forse Truman Capote intendeva dire che la letteratura l’aveva salvato: grazie alla scrittura non era divenuto un assassino.
Ormai era una celebrità, organizzava feste faraoniche e partecipava a popolari talk-show televisivi. Dietro quella patina dorata si nascondeva tuttavia il lato oscuro, ovvero il bambino abbandonato dalla madre che cercava in ogni modo di recuperare quell’amore perduto. In un’intervista dichiarò di aver scritto il suo primo romanzo nel tentativo di “esorcizzare i suoi demoni”. Quei demoni lo attendevano ancora al varco.
In breve tempo Truman precipita nella spirale della droga, dell’alcol e dell’abuso di sonniferi.
Nell’ultimo capitolo del libro Musica per camaleonti (1980), raccolta di interventi pubblici e interviste, offre un ritratto spietato, ma tutto sommato compiaciuto, di sé stesso:
Sono un alcolizzato. Sono un tossicomane. Sono un omosessuale. Sono un genio.
Era un moderno Oscar Wilde, incarnava il genio e la perdizione dello scrittore inglese: un artista maledetto che viveva nei salotti, si copriva di gioielli e pellicce e tuttavia piangeva, inconsolabile, le proprie mancanze.
Gli ultimi anni
Quella vita irregolare lo condusse in breve tempo all’autodistruzione. Ma forse ciò che, più di tutto, lo uccise fu la mancanza di amore. Per anni intrattenne relazioni tormentate con uomini che volevano solo i suoi soldi. Abbandonato anche da Jack Dunphy, il suo amante di una vita, Truman perse completamente la voglia di vivere: trascorreva i giorni a letto bevendo e fumando. Fu ricoverato più volte e sottoposto a percorsi di disintossicazione che non portarono, purtroppo, grandi risultati.
Morì per una cirrosi epatica il 25 agosto 1984, un mese prima del suo sessantesimo compleanno. Nel suo testamento stabilì che le sue ceneri fossero recapitate al compagno, Jack Dunphy.
Dopo la morte di Dunphy, gli amici dispersero le ceneri di entrambi nel lago Crooked Pond di Southampton, New York. Nei pressi del lago fu posta una lapide commemorativa che riporta l’uno accanto all’altro i nomi di entrambi, Truman e Jack.
Truman Capote: le opere
I libri di Truman Capote sono stati pubblicati in Italia dalla casa editrice Garzanti, che negli ultimi anni si è dedicata alla riscoperta dell’opera omnia dello scrittore americano.
- Altre voci, altre stanze (1948)
Altre voci altre stanze
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- Colazione da Tiffany (1958)
Colazione da Tiffany
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- A sangue freddo (1961)
A sangue freddo
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L'arpa d'erba
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Incontro d'estate
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- Musica per camaleonti (1980)
Musica per camaleonti
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Giardini nascosti. Ritratti e osservazioni
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- Preghiere esaudite (1987)
Preghiere esaudite
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Truman Capote: vita e opere dello scrittore dandy
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