Tra gli argomenti più gettonati per la seconda prova di maturità del Liceo classico c’è un testo di Tucidide, lo storico ateniese che dedicò gran parte della sua vita alla narrazione della Guerra del Peloponneso. La peculiarità dell’opera storiografica di Tucidide è che era dedicata a fatti contemporanei al suo autore, da lui stesso scrupolosamente verificati.
Dopo un passato da stratega militare e un lungo esilio, Tucidide fece ritorno nella sua natale Atene dove si dedicò all’attività di storiografo. La sua più lunga opera, giunta sino a noi in otto libri, era il racconto di una “guerra generale”, totale e rovinosa, che innescò il declino del mondo greco. Ma lui non guardava questo accadimento in chiave retrospettiva, lo guardava nel suo farsi, come se stesse redigendo un moderno reportage: questa considerazione rende il lavoro svolto da Tucidide ancora più nobile e impegnativo, un racconto d’azione ancora più che un fatto di storia. Lo stesso autore non sapeva quale piega avrebbero preso gli avvenimenti, eppure continuava a narrare una guerra di cui non poteva indovinare la fine. Per questo nel suo lavoro svolge una funzione chiave il verbo “vedere”: non ha solo congetturato, ipotizzato, ma soprattutto ha visto con i suoi occhi.
La certezza dell’autore greco era riposta nel presente - che pure era così incerto - e non nel passato, perché Tucidide aveva fiducia in Atene e nella sua democrazia, una forma politica che considerava una conquista, un mondo che riteneva il migliore dei mondi possibili nel suo massimo sviluppo economico e militare. A muovere la narrazione dello storico ateniese non era il passato, ma la prospettiva del futuro e questa visione era indissociabile dalla politica, il vero punto focale della “storia vivente”.
La parte finale della sua opera non ci è pervenuta. La Guerra del Peloponneso si sarebbe conclusa con la vittoria di Sparta e la sconfitta di Atene; alcuni ipotizzano che Tucidide morì in maniera violenta prima di poter portare a termine il suo imponente lavoro.
Scopriamo la sua vita e la sua opera.
Tucidide: la vita
Tucidide nacque ad Alimunte, presumibilmente attorno al 460 a.C., dalla famiglia nobile dei Filaidi. Le notizie della sua vita ci giungono frammentate, alcune sono presenti già nella sua imponente opera, La guerra del Peloponneso, considerata l’origine della storiografia. In alcuni passaggi del suo scritto Tucidide narra qualche annedoto su sé stesso lasciando intendere di aver avuto un’ampia esperienza militare e una conoscenza della cosiddetta “arte della guerra”. Tutto ciò è anche testimoniato dai passi della Guerra del Peloponneso in cui descrive, con perizia tecnica, le varie fasi delle campagne militari e dimostra di conoscere in maniera eccellente l’esatta topografia dei luoghi.
Fu sempre la guerra, una mossa sbagliata sul campo, a condannarlo a un esilio ventennale: venne accusato di tradimento per aver fallito il soccorso nella battaglia di Anfipoli. Secondo alcuni storici, tra cui Luciano Canfora, l’esilio di Tucidide in Tracia fu volontario, decise lui stesso di andarsene, forse dopo aver assistito al tentativo di colpo di Stato ad Atene. In ogni caso fu il lungo esilio a dare avvio alla sua lunga impresa letterario-storiografica. In Tracia riordinò le sue carte, i suoi appunti e si propose di iniziare a scrivere perché “le sue opere siano in possesso per sempre”, come descrive nella sua dichiarazione di intenti all’inizio della Guerra del Peloponneso.
κτῆμα ἐς αἰεί
Letteralmente “possesso perenne”. Tucidide voleva che la sua opera avesse valore eterno e fosse anche un monito per gli uomini futuri. L’opera storiografica dell’autore greco non guardava al passato ma - con straordinaria preveggenza - all’avvenire per questo si occupava di un tema incandescente, fuggevole, come il presente nel suo accadere.
Nella parte introduttiva della sua opera, l’autore si rivolgeva ai suoi lettori in questi termini:
Basterà che la giudichino utile quanti vorranno sapere ciò che del passato è certo, e acquistare ancora preveggenza per il futuro, che potrà quando che sia ripetersi, per la legge naturale degli uomini, sotto identico o simile aspetto
“La Guerra del Peloponneso”: l’opera di Tucidide
L’opera fu interrotta improvvisamente da Tucidide al principio dell’estate del 411 a.C. Non ci è giunta l’ultima parte. Il testo originale dell’autore non presentava un titolo né una corretta divisione i libri, fu poi compito dei grammatici operare questa suddivisione in 8 libri più un’introduzione proemiale che ce ne rivela gli intenti. Il titolo dato all’opera di Tucidide nella Grecia antica fu Le Storie, a noi è stata trasmessa come La guerra del Peloponneso.
La narrazione di Tucidide si concentra primariamente sulle relazioni causa-effetto dei fenomeni storici. Considerava fondamentale l’oggettività del racconto storico e, per ottenerlo, organizzava gli eventi secondo un processo a catena (dalla causa all’effetto) in modo che fossero legati da un principio, si svolgessero secondo un ordine. Il racconto di Tucidide non ci tramanda le imprese gloriose di condottieri divenuti eroi, ma le azioni svolte da uomini in risposta a eventi provocati da altri uomini: nessun colpo di scena, nessun effetto speciale o intervento divino, solo i fatti narrati nel loro scorrere mai casuale.
Lo storico ateniese voleva che dal suo scritto emergesse la verità effettuale, oggettiva, in questo si contrapponeva al suo predecessore Erodoto. I due massimi storici greci avevano un metodo storiografico differente: Erodoto segue i metodi dell’inchiesta ma si propone di narrare una storia universale che comprendesse tutti i popoli (era anche un grande viaggiatore), mentre Tucidide si concentra su un unico avvenimento in chiave monografica, la cruenta guerra del Peloponneso, e ne racconta la genesi in modo cronologico ed eziologico, senza mai lasciarsi deviare nel suo intento né cercare di legare le vicende all’ambito mitologico. Si concentra su una area geografica a lui ben conosciuta e su un unico tempo, il “meraviglioso presente” pure funestato dai venti di guerra.
In questo senso la storiografia di Tucidide è inscindibile dall’analisi politica, dall’Atene di Pericle e dalla strategia militare ateniese. Era un narratore figlio del suo tempo e del suo ambiente. E, proprio per questo, irripetibile.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tucidide: la vita dello storico ateniese che narrò la Guerra del Peloponneso
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