Tutte le nostre maledizioni di Tamara Tenenbaum

Non è semplice inserire questo romanzo della scrittrice e filosofa femminista argentina Tamara Tenenbaum, Tutte le nostre maledizioni (Fandango, 2023, traduzione di Alberto Bile Spadaccini) sotto una categoria specifica.
Si potrebbe parlare di un resoconto misto a un diario. L’autrice racconta il passaggio dall’infanzia (in parte, attraverso dei ricordi) alla maturità di una ragazza ebrea ortodossa a Buenos Aires.

Dalla narrazione comprendiamo che suo padre è morto prematuramente (poi si capirà il motivo) e l’intera vita di questa ragazza sembra governata dalla presenza, convivenza e dai rapporti con donne. Sebbene compaiano alcune figure maschili, esse sembrano occupare un ruolo marginale, quasi impalpabile.
Centrale è la figura di sua madre ad esempio, una donna rimasta vedova a trent’anni. Si tratta di una donna determinata a non arrendersi nonostante per lei sia difficile imporsi e destreggiarsi in un mondo quasi prettamente maschile.

L’autrice ci rende partecipi di diverse situazioni, in alcuni casi in maniera ironica in altre simbolica, ad esempio racconta di un sogno fatto tempo addietro.
Il lettore è travolto da situazioni che letteralmente "imperversano" nella trama passando dal presente al passato, richiamando parenti, luoghi e situazioni.
L’obiettivo di Tamara Tenenbaum sembra essere quello di descrivere quanto sia cambiata la sua vita nel passaggio dall’infanzia ortodossa all’età adulta e quanto nel presente l’autrice abbia preso le distanze da quella religione.

Contenuti sicuramente godibili e interessanti, la scrittura tuttavia sembra quasi frettolosa. Gli argomenti trattati si sarebbero potuti apprezzare maggiormente se approfonditi e magari arricchiti di maggiori dettagli.