Tutto chiede salvezza
- Autore: Daniele Mencarelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2020
È un poeta Daniele Mencarelli, dotato di un grande afflato spirituale che rende lirica più di una pagina del suo romanzo dal titolo quasi religioso, Tutto chiede salvezza (Mondadori, 2020), tra i dodici semifinalisti del premio Strega.
Un episodio verosimilmente autobiografico, almeno in parte, avvenuto quando il narratore aveva appena venti anni: il ricovero forzato in una struttura psichiatrica dopo un episodio di estrema violenza contro il padre. Il TSO, famigerato trattamento sanitario obbligatorio, è quanto le nostre strutture sono in grado di mettere in atto per fronteggiate i numerosi casi di disagio psichico, a vari livelli, che si susseguono molto numerosi.
Daniele viene ricoverato per una settimana in uno di questi reparti, in un ospedale nella zona dei Castelli romani. Sono sei i letti della corsia, che ospitano altrettanti “matti”, come vengono definiti questi ospiti, diversi per età, provenienza, cultura, gravità, manifestazioni di comportamento.
Appena entrato in questo girone che banalmente viene definito infernale, il ragazzo, ancora traumatizzato per il gesto folle contro suo padre, tramortito dai tranquillanti, apre gli occhi perché sente puzza di bruciato, che proviene dai suoi capelli che un personaggio sporco, secco, allucinato sta cercando di bruciare con un accendino. “Maria, ho perso l’anima. Aiutami, Madonnina mia”: questo è il grido, come una sorta di mantra, che questo strano personaggio continua a ripetere come unica espressione verbale che riesca a pronunciare, una sorta di preghiera senza senso, tanto che il suo soprannome sarà per tutti Madonnina e riecheggerà in molte pagine del libro.
Daniele si sveglia dunque in un incubo, una situazione perturbante e difficile da gestire per chi, come lui, soffre da anni di una serie di disturbi della psiche che nessuno dei medici consultati ha saputo diagnosticare con certezza. Lo hanno riempito di psicofarmaci, a cui lui ha aggiunto diverse droghe, peggiorando il quadro clinico.
I medici dell’ospedale, il distratto Mancino e il più attento Cimaroli, con cui fa le sedute giornaliere, non riescono materialmente a capirne di più, distratti da casi più gravi e da condizioni di lavoro quasi insopportabili.
Anche gli infermieri, il grasso Pino, romanaccio dal cuore indurito, e Rossana, che fa il turno di notte per guadagnare di più, sono troppo abituati ai pazienti cronici, spesso ingovernabili, per interessarsi a Daniele, mediocre anche nella gravità della malattia.
Il libro scandisce le giornate trascorse in reparto, racconta i rapporti con gli altri pazienti: Gianluca, un omosessuale disperato per il disprezzo che gli riserva la madre, attratto dagli altri maschi da cui pietisce sesso e amore; Mario, un ex insegnante sessantenne che mangia solo mele cotte e parla con patetico affetto a un passero che ha fatto il nido su un ramo fuori della finestra, dove lui si rifugia sempre.
Alessandro guarda fisso nel vuoto, e suo padre muratore viene ogni giorno ad imboccarlo, aspettando che si risvegli da quello stato di eterno torpore da cui nemmeno pizzichi violenti riescono a scuoterlo.
Daniele sa che resterà lì solo per una settimana, in cui il tempo si dilata, le notti calde sono eterne, il sonno non viene e neppure la partita della nazionale di calcio offre un sollievo a quelle anime disperate. Il settimo giorno di trattamento, lunedì, esce, dopo avere avuto la sera prima un’esperienza altamente drammatica, indimenticabile, già lo sa.
“Dall’alto, dalla punta estrema dell’universo, passando per il cranio, e giù, fino ai talloni, alla velocità della luce, e oltre , attraverso ogni atomo di materia. Tutto mi chiede salvezza. Per i vivi e i morti, salvezza… Per i pazzi, di tutti i tempi, ingoiati dai manicomi della storia”.
Sono le ultime parole di Tutto chiede salvezza, questo libro pieno d’amore, di pietà, di angoscia; espressione di una sensibilità speciale, di un uomo che mostra di essere passato attraverso il dolore, suo e degli altri, ma di averci lavorato con determinazione e impegno, con forza e passione, vincendo la prigione della paura, lavorando con le parole della poesia per raccontarlo con efficacia. Una lezione di umanità, in tempi di dolore collettivo, particolarmente utile a tutti noi.
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