Tutto quel che è la vita
- Autore: James Salter
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2014
“All That is”, il titolo originale di questo lungo romanzo di James Salter, dice moltissimo in tre sole corte parole, merito della stringatezza della lingua inglese. Infatti la lunga vicenda si dipana fino ai giorni nostri dal 1944, quando il protagonista è un giovane Guardiamarina della US Navy, imbarcato su una nave nel Pacifico, mentre i combattimenti contro i Giapponesi si fanno sempre più drammatici, tra luoghi divenuti mitici, come Okinawa ed Iwo Jima, e finalmente gli Americani riescono ad affondare la corazzata Yamato, entrando da vincitori nella baia di Tokyo.
Seguiamo Philip Bowman dall’esperienza traumatica della guerra lungo tutta la sua esistenza di editor in una casa editrice newyorkese, segnata da molti rapporti sentimentali, viaggi, sconfitte, cambiamenti, libri, incontri, riflessioni sul senso dell’esistenza e sulle conseguenze delle proprie scelte, per lo più sbagliate.
Un romanzo metaforico sullo scorrere di un’esistenza comune, piena di errori: un primo matrimonio con la bella Vivian, bionda amazzone proveniente da una famiglia di arroganti wasp della Virginia con cui Philip stenta a capire che non condivide nulla; un rapporto intenso con sua madre Beatrice che lo ha cresciuto senza un padre, di cui Philip nega l’esistenza e che non incontrerà mai, minando in lui il senso dell’appartenenza familiare; una passione travolgente con una fascinosa inglese, Enid, con cui intrattiene una relazione a distanza, tranne viaggiare con lei in Spagna… Madrid, Granada, Toledo, Siviglia, per Philip è il modo per rileggere i suoi amati scrittori, Garcia Lorca soprattutto, risentire gli echi della guerra civile in una
“Spagna che aveva cieli luminosi eppure viveva sotto un’ombra nera”,
pensare all’Andalusia e a Don Giovanni, anche se la sua compagna, di nuovo, non sembra condividere le sue passioni letterarie. Ci sarà poi un’altra donna, questa volta molto più giovane di lui, Christine, separata da un greco con cui ha avuto una figlia, ora sedicenne, Anet. La storia fra l’ormai cinquantenne Philip e la bella e fresca Christine sembrerà finalmente l’approdo ad una vita familiare serena. I due comprano una casa in campagna, ma il tradimento, la sconfitta e poi la vendetta sono di nuovo al varco e coinvolgeranno Bowman fino in fondo al suo essere.
Nel libro ritroviamo soggiorni europei (a Londra, a Parigi, in Grecia), ma il centro della storia resta proprio la città di New York, con i suoi bar, i suoi luoghi d’incontro quasi obbligati, l’ambiente degli editori, dei critici, degli scrittori in cerca di fama, delle segretarie di redazione in cerca di compagnia, delle cene piene di occasioni per chi è alla ricerca di un posto di lavoro nel campo dell’editoria.
I libri sono per molte pagine i protagonisti del mondo interiore e delle scelte di vita di Bowman. Lo scrittore dedica intere pagine a descrivere una libreria amata da Bowman, vicino a Madison street, non lontana da Park Avenue, tenuta da un elegante libraio, un mancato scrittore, Edward Heiman, che stava in
“una stanza rivestita con scaffali di libri dal pavimento al soffitto e su ciascuno di essi poteva allungare la mano senza esitazione come li avesse riempiti personalmente. I suoi suggerimenti erano sempre affidabili. Conosceva tutti i suoi clienti, tuttavia nella sua libreria entravano e si trattenevano a lungo anche sconosciuti”.
James Salter sembra seguire il suo personaggio, ma forse anche se stesso, nella continua ricerca di gusti alimentari, suggestioni, citazioni, rimandi letterari, ricordi. In un tentativo di fuga da New York Bowman si stabilisce per l’estate a Tivoli, una cittadina sull’Hudson dove soggiornano professori universitari; ad una cena incontra Katherine, un’efficiente segretaria single che punta subito alla conquista dell’ormai sessantenne editor: hanno in comune l’amore per i libri, lei in particolare…
”Amava i libri, nessuno li amava più di lei. Ne leggeva due o tra alla settimana. Spesso tornava a casa dalla libreria con un sacchetto pieno e cominciava a leggerne uno prima ancora di essersi tolta le scarpe”
Salter sa essere ironico e la povera Katherine, lettrice provinciale compulsiva, non riesce a conquistare l’indolente Bowman, che presto torna a New York: la vita in campagna è stato un ennesimo errore.
La scrittura di questo romanzo ha un’alta qualità letteraria, che si percepisce ad ogni pagina, nei continui cambi di scenario e di piani temporali senza che la prosa ne risenta, fluente e musicale, capace di accompagnarci per intere pagine senza che accada nulla di significativo, solo seguendo i mille dettagli e gli innumerevoli rivoli in cui il racconto si addentra e si ramifica. Conosciamo decine di personaggi, ne seguiamo in parte le vicende, sentiamo decine di nomi che passano e poi spariscono, come succede in ogni vita reale, e le pagine finali ci raccontano di un nuovo incontro, una nuova speranza, forse questa volta decisiva per l’inquieto protagonista di questa storia così emblematica del nostro tempo difficile e contraddetto. Ognuno di noi potrebbe aver incontrato un Philip Bowman nella propria esperienza!
Tutto quel che è la vita
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