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Ultima luna
- Autore: Luce d’Eramo
“Per i vecchi il desiderio del sonno è l’ultima passione amorosa. Il sonno li illude, li inganna, è un seduttore.“
Nell’Ultima luna, Luce d’Eramo narra di Alfonsina, una sartina che ha lavorato tutta la vita per crescere Bruno, suo unico figlio, ora scrittore e giornalista affermato a Tokyo. Ricoverata da tanti anni a Villa Felice, un ospizio a Frascati, vede avanzare la sua vecchiaia, una brutta bestia, e con la storia della protagonista, l’autrice pone al centro del romanzo il tema dell’esser anziani e le condizioni psicologiche nelle quali si può vivere la vecchiaia.
“Nel mondo di fuori dall’ospizio c’è un’immagine deodorata e giovanile dell’esistenza e negli ospizi si ha a che fare tutto il giorno con lo sfascio fisico e clisteri.”
Il tema della senilità è un tema di sofferenza e dolore: la vecchiaia non ti permette il benessere mentale, a volte ti ruba la memoria, ti priva delle forze fisiche, come una malattia mette le radici e prosciuga la tua personalità e fra odori di urina e disinfettanti ti fa arrendere alla morte.
“Il nuovo ospite per l’ospizio che oltrepassa la porta, sa che d’ora in poi vivrà gomito a gomito in mezzo ai vecchi. Gli si stringe il cuore. Si rispecchia nei coetanei che vede attorno: No, si ribella, io non sono come loro e gli altri si sentono guardati come derelitti.“
Alfonsina ha ottantotto anni e risiede da molti anni nella casa di riposo. Conosce bene Silvana, la dottoressa che si occupa di loro anziani, e ne è diventata amica, sa che è lei la donna giusta per il figlio. Bruno, sessantenne, è in arrivo da Tokyo e l’unico desiderio di Alfonsina, prima di morire, è di vedergli accanto una donna, non vuole lasciarlo solo negli anni a seguire. Silvana e Bruno si piaceranno e una sera, a cena, Bruno le consegna il suo manoscritto, un libro nel quale racconta gli anni della giovinezza di sua madre e la sua. E’ il gesto che suggella la loro unione perché Silvana con la lettura andrà indietro nel tempo ed entrerà nelle loro vite. L’anziana madre, con i suoi capelli bianchi e ricurva su sé stessa, è stata una donna bella e piacente e come tutti i nostri anziani ha vissuto la sua giovinezza nelle difficoltà del passato superandole con grande forza d’animo. Alfonsina è stata abbandonata dal marito quando Bruno era piccolo. Era partito per l’Abissinia, disertore, era fuggito in America dove aveva creato una nuova famiglia. Ormai sola avrà il solo scopo di provvedere al figlio. Lavora come sarta e cuce anche di notte per mantenerlo agli studi e farlo laureare in Medicina. Bruno, dopo una lunga militanza nel partito comunista, disilluso, abbandona tutto, parte e si stabilisce a Tokyo, dove si afferma come giornalista e scrittore. Una storia nella storia, come un libro nel libro, per raccontare l’ultima luna, l’ultimo periodo della vita.
“Quando ho scritto Ultima luna, per documentarmi sulla condizione degli anziani mi sono fatta rinchiudere in più di una casa di riposo, e non è stato piacevole.”
ha avuto modo di dire in un’intervista Luce d’Eramo. Nei suoi romanzi è sempre stata importante la partecipazione e per quel suo desiderio di curiosità e di comprensione si è sempre spinta a vivere fino in fondo qualsiasi situazione. Luce d’Eramo iniziò a scrivere appena tornò in Italia dal lager nazista. Nel 1946 si sposò con il filosofo Pacifico d’Eramo, un matrimonio infelice dalla cui unione nacque Marco, il suo amatissimo figlio, oggi giornalista e scrittore. Riprese gli studi e nel 1951 si laureò in Lettere e successivamente, nel 1954, in Storia e filosofia. Separatasi, visse di ripetizioni e traduzioni per poter garantire al figlio tutte le necessità. Ha narrato lei stessa, nel suo libro di successo, le difficoltà incontrate prima della sua affermazione come scrittrice. Un’intellettuale scomoda dirà di sé: nei lager nazisti come volontaria e alla fine del conflitto rifiutata dal partito comunista perché figlia di fascisti e a sua volta fascista. Iniziò a pubblicare con piccole case editrici, fino al successo internazionale di Deviazione. Muore a Roma, fedele a sé stessa (né atea, né credente come Ignazio Silone), nel 2001 ed è sepolta nel cimitero Acattolico di Roma, accanto a John Keats, Shelley, Antonio Gramsci, Gadda e tanti altri. Una donna coraggiosa e, come amava definirsi, sempre fuori posto, come lo è stata in tutta la sua vita.
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