Un Re senza distrazioni
- Autore: Jean Giono
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
Jean Giono (1895-1970) nacque in Provenza, figlio di un calzolaio e di una stiratrice, in una famiglia di origine italiane. Un autore in parte dimenticato e da rivalutare: ambientalista e pacifista, per ben due volte venne incarcerato con l’accusa di antimilitarismo. Lo scrittore Stenio Solinas recentemente gli ha dedicato un articolo: il ricordo di una gloria nazionale francese e una gloria locale della piccola Manosque in Alta Provenza, dove nacque e morì. Abitò lì per tutta la vita, nella stessa casa, una vecchia batisse del XVIII secolo, acquistata con i proventi del suo primo romanzo. La villa è ancora lì, con il suo giardino intorno, le persiane verdi e i muri color rosa: all’interno sono custoditi gli archivi dello scrittore e la sua biblioteca con circa ottomila volumi.
Un Re senza distrazioni (Guanda, 2001, traduzione di Francesco Bruno) è il romanzo più inquietante di Jean Giono che, come ha scritto Pietro Citati con pochi e genialissimi tratti, ha evocato l’atmosfera del male che a poco a poco avvolge e penetra e si insinua nelle case: tutto non è più che delitto e ossessione del delitto. Giono scrisse questo romanzo in ventisette giorni e nel momento più duro della sua vita: nel settembre del 1944 era sulla lista nera del Comitato nazionale degli scrittori e fino al 1947 i suoi libri non potevano essere pubblicati in Francia.
Nella curva a gomito sulla strada di Avers c’era un grande faggio, uno dei più belli e di quelli che non esistevano più. L’Apollo dei faggi aveva nobiltà e struttura giusta, un albero che aveva potuto vedere e osservare nel tempo mille cose, che conosceva a fondo gli infiniti posti e le storie della vallata, inclusa la storia di Marie, una bella giovane donna di vent’anni, sparita in un inverno nevoso. Era uscita di casa verso le tre del pomeriggio con uno scialle addosso dicendo che andava al capannone del granaio. Svoltò l’angolo e nessuno ne seppe più nulla della brunetta con gli occhi chiari e la pelle bianca come il latte. Poteva essere scappata, ma con chi? Nessuno dei ragazzi del paese mancava. Era inverno, uno di quelli più duri che si ricordavano, la neve cadeva da più di un mese e aveva ricoperti gli orti e le aiuole e le case sembravano poste a pochi metri l’una dall’altra in una steppa uniforme e bianca. Tutto era davvero incomprensibile: nei villaggi si conduceva una vita agreste, dedita alla cura degli animali, agli orti e le valli sperdute o no odoravano di paleo, fieno e caglio. Marie fu la prima a sparire e nell’inverno successivo del 1844 la stessa sorte toccò anche a Bergues, un cacciatore di frodo, robusto e coraggioso, il più furbo di tutti, di cui non si seppe più nulla. Lo si cercò formando piccoli gruppi di uomini che avanzavano lentamente attraverso i boschi, si chiuse la scuola, si raccomandò di non uscire dal paese per nessun motivo. La gendarmeria di Chelles a quel punto inviò un plotone di sei gendarmi a cavallo con armi e bagagli, al comando del capitano Langlois, ex combattente e reduce della campagna d’Algeria, uno stato di servizio che la diceva lunga su chi fosse. Un uomo coraggioso, con i suoi baffi e occhi neri che penetravano nell’animo di chi lo guardasse; un uomo che aveva servito la patria durante l’impero napoleonico e ora Luigi Filippo. Ammirato dalle donne, ne era attratto, non necessariamente belle, giovani o ricche; un profondo conoscitore delle umane cose, amava fumare la sua lunga pipa di terra e calzare i suoi stivali. Tornarono tempi neri di neve e di freddo e Langlois si mise subito al lavoro, richiedendo la massima disciplina. Non era la prima volta che si trovava di fronte ai boschi d’inverno, luoghi di solitudine e di morte, rifugi per i lupi. Le sue indagini sulle tracce dell’assassino lo condurranno alla scoperta dei cadaveri degli scomparsi.
Inizierà da qui il vero mistero, il giallo su di un mostro per tutti ma non per Langlois: quanto è grande la distanza che separa l’essere normale dal mostro? In quel piccolo paese di montagna per il nostro capitano la storia prenderà un’altra piega. Langlois sarà un re volutamente esiliato, un tutore della legge e giustiziere che capirà le assurdità del mondo, che il mostro non era un mostro ma un uomo come gli altri. Jean Giono gli affiderà i pensieri di Pascal e lo farà parlare della più grande maledizione dell’universo, i vizi e i crimini, perché non vi era distrazione più grande dell’uccidere. Questo era la verità, il vero mistero.
“Si faccia la prova: si lasci un re completamente solo, senza alcuna soddisfazione dei sensi, senza alcuna cura dello spirito, senza compagnia, che abbia l’agio di pensare soltanto a se medesimo; e si vedrà che un re senza distrazioni è un uomo pieno di miserie.”
Un Re senza distrazioni è un romanzo noir dalla trama brillante, colto e introspettivo, che tra silenzi e ombre può avere molti piani di lettura. Il crimine per il nostro autore come la scrittura è una forma linguistica, il bisogno dello svago dalla noia la cui cura è la violenza, e Langlois porterà dentro di sé le turpitudine che intende punire negli altri. In questa sua opera, Jean Giono manifesterà la condanna della società che non si prende cura dei più indifesi, dei più deboli, per trarne profitto. E non solo, ma riaffermerà il suo pensiero contro ogni forma di totalitarismo e contro le guerre che avevano sconvolto la sua vita di uomo del Novecento.
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