Un amore crudele
- Autore: Piero Pieri
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2014
Il bel Renè di Piero Pieri: un perfetto e perfido imbecille per sua stessa ammissione
Tutto comincia quarantatré anni dopo. Renè è romagnolo, con quell’aria un po’ così, da eterno ragazzone, che hanno da quelle parti. La nostalgia per la donna che ha più amato è tornata a farsi sentire dopo quarant’anni. Ha preso a raccogliere oggetti, foto, ricordi di lei. L’ultima telefonata ad Anna è di trentacinque anni fa: lei lo ha respinto di brutto e gli ha ripetuto Sparisci dalla mia vita.
“Un amore crudele” (Marsilio, Editori, 302 pagine, 18 euro), è un romanzo di Piero Pieri da Cesena, residente a Cotignola, nella Bassa Romagna, dove tutti hanno quell’aria da eterni bravi ragazzoni anche da uomini fatti, anche da anziani, col vocione che non è più da burdel.
Quasi mezzo secolo prima, Renè aveva vent’anni ed era tutto per lei e lei morbosamente tutta per lui. Più il passato ritorna come un bisogno fisico, più ha voglia di chiamarla. Scrive l’autore cesenate:
A trent’anni puoi ancora innamorati come un imbecille, ma è già un’altra cosa. Anche a quaranta puoi innamorarti da vero imbecille, ma anche questa è un’altra cosa. E a cinquanta, se perdi il senno per un amore senza futuro, sei proprio un imbecille.
Alla fine degli anni Sessanta, Renè ha impiegato sei anni per completare le Medie. Al primo delle Magistrali, ne ha già diciassette ed è un vero ragazzone. Anna Masi è l’attraente professoressa di inglese. Trentasettenne, separata, ha una figlia, fa politica, con gli alunni si dimostra tollerante. Lui cresce confuso, provocatorio, padre difficile, madre vittima. Le ragazzine alle quali piace – le brutte o le disturbate – non sanno che ha un animo problematico. Ama sottomettere, umiliare. Scrive racconti e poesie, che la Masi trova debolucce, ma può migliorare e lo spinge a pubblicarle, a spese del papà, che accetta, sorprendentemente, anche se dà lo stesso i numeri per la rabbia.
Così Renè continua a sognare l’insegnante come la donna più desiderabile e lei comincia a vederlo come un ragazzo interessante, almeno è quello che lui spera. Ma non è un miraggio. Quando le confessa di essere innamorato, vent’anni di meno non sono una barriera insormontabile, Anna risponde, non si sottrae e hanno un rapporto.
Perché non provare con questo ragazzo senza una solida identità, sensibile, frustrato e malinconico, coraggioso ed estroverso, poeta senza cultura poetica, che non sa nulla del mondo adulto, che è solo se stesso e non un altro, incapace di mentire, incapace di ferire. Sbaglia. Ha bisogno di sbagliare. È stata quindici anni sposa di un uomo feroce, geloso, sadico. Un medico. L’ha messa incinta violentandola. La prevaricava sessualmente. La tradiva. Era fuggita da un incubo, lasciandogli la bambina. Ora, in questo ragazzone cercava stabilità, affetto, amore.
Si sviluppa una relazione aggressiva, consensualmente sadomasochistica, senza mezze parole. Lei gli concede di entrare nelle sue fantasie autolesionistiche, di fare con gioia quello che col marito subìva e le provocava sdegno e angoscia. Può essere umiliata perché ora è lei a desiderarlo. A Renè non sembra vero: darle sofferenza gradita lo eccita.
Di crudele c’è anche il sesso, dunque, in questa storia, ma Pieri riesce a non essere mai greve, grazie alla sua qualità superiore di scrittura – insegna letteratura al Dams di Bologna – e a motivazioni narrative alte, elevate.
Lo scrittore descrive le pulsioni sessuofobe e sessuofile di una comunità di provincia, riflesso di una società che sta cambiando. L’Italia in bianco e nero dei primi sei decenni del ’900 sta diventando quella socialmente e sessualmente colorata di lì in avanti, passando dagli anni grigi del terrorismo politico, estremamente violenti, ma molto intensi per l’irruzione di inedite libertà collettive e individuali.
Anna è interessante e delicata, quanto contorta. Renè è altrettanto complicato, ma si assiste quasi con dolore al suo buttarsi via, farsi ancora più duro nei confronti delle donne, più carnefice di quello che vorrebbe. E poi, quel suo atto inqualificabile che si scoprirà.
Sparisci dalla mia vita. È stata fin troppo clemente.
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Se è consentito vorrei ringraziare Felice Laudadio per la recensione al mio romanzo. Mi è piaciuta, anche per il tono a volte scanzonato; non certo ingessato.