Un anno vissuto pericolosamente. Matteo Renzi e il futuro dell’Italia
- Autore: Stefano Natoli
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2015
Stefano Natoli è il vice Capo Servizio presso la Redazione Commenti e Inchieste de Il sole 24 Ore. Scrive regolarmente sul suo blog ed ha pubblicato diversi testi su temi quali Informazione, Economia e crisi e il rapporto fra Terrorismo, guerra e mercati finanziari.
Nel suo ultimo libro, Un anno vissuto pericolosamente. Matteo Renzi e il futuro dell’Italia, si propone di tracciare un “bilancio equilibrato e completo del primo periodo di governo di Matteo Renzi”, presentando inoltre le sfide più urgenti che dovrà affrontare nei prossimi mesi.
La prima edizione è stata pubblicata nel febbraio del 2015 e si conclude dunque, per quanto riguarda l’attività del Premier, con l’elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, considerata da alcuni un vero e proprio capolavoro di tattica politica.
Per forza di cose, alcuni temi, come ad esempio la riforma della scuola, vengono solo accennati e lasciati in sospeso.
Per entrare nel merito, il libro inizia con una serie di accostamenti fra Renzi e personaggi storici come Macchiavelli (per la sua concezione di Principe), con La Pira (anch’egli sindaco di Firenze, per la volontà di fare di Firenze l’ombelico del mondo), con Fanfani (ad opera di De Benedetti per la sua energia e spregiudicatezza), con Berlusconi, con Craxi, con Blair, con Obama, con Schröder e persino con Napoleone.
Prosegue poi con Ascesa e affermazione di un “Demolition Man”, ovvero come Renzi – la persona giusta, secondo Roger Cohen, prestigiosa firma del New York Times – è arrivato sulla plancia di comando della nave Italia; con l’analisi delle sue indiscusse doti di grande comunicatore e con Il cambiamento secondo Matteo e la svolta decisionista sul Colle.
Si tratta di un libro che, nel rispetto dell’etica professionale, si presenta ben documentato, dato che in uno dei capitoli finali vengono precisate le numerose fonti – gli articoli, le interviste, i siti internet, i talk show televisivi... – da cui sono tratte le varie citazioni.
I fatti, molto recenti, di cui l’autore si è occupato, sono di per sé oggettivi, ma affermazioni su Renzi come quella sul retro della copertina – Non compromesso con gli intrighi e i disastri del recente passato, l’unico in grado di compiere l’impresa – forniscono, in un certo senso, indizi sul giudizio di Natoli sul Premier ed indicano la direzione presa dal contenuto: critico, a volte severo, ma sostanzialmente positivo.
Approfondendo, ad esempio, il rapporto con le persone di cui si è attorniato, i collaboratori più stretti di Renzi, l’autore scrive: “ Gratitudine, riconoscenza, affidabilità, questione di fiducia. C’è senz’altro questo negli incarichi attribuiti – direttamente o indirettamente – dal premier, ma c’è anche il più classico e sperimentato do ut des che tanto ha caratterizzato e caratterizza la storia italica e non solo”.
Un giudizio lucido che lascia al lettore eventuali commenti e riflessioni personali.
Certo, la politica italiana è in continua evoluzione ed anche il Premier è costretto a fare i conti con gli esiti delle recenti elezioni, con la frenata su alcuni provvedimenti che un’agenda impossibile da rispettare voleva approvati in tempi molto più stretti, con gli scandali, la corruzione e con i temi più scottanti che l’opinione pubblica vorrebbe venissero affrontati e, possibilmente, risolti: “Se vorrà veramente cambiare verso a questo paese – ha scritto Ferruccio de Bortoli in un editoriale che ha fatto molto discutere – Renzi dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso”. Ovvero superare l’egocentrismo, andare oltre la superficialità degli slogan e la comunicazione brillante, ma fine a se stessa.
Per tornare a crescere, conclude Natoli, l’Italia ha bisogno non solo di fenomeni, ma anche e soprattutto di un gioco di squadra che produca fatti concreti in economia, che faccia sì che le intuizioni si trasformino in provvedimenti e le linee programmatiche in atti legislativi e in processi amministrativi in grado di modificare la natura profonda del Paese.
E’ finito il tempo per delle promesse:
“E’ giunto il momento di giudicare i governanti per quello che hanno fatto e non per quello che dicono”.
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