Un eroe borghese
- Autore: Corrado Stajano
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2016
La casa editrice Il Saggiatore riporta in libreria un grande classico moderno: “Un eroe borghese”, testo dedicato al caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli (Milano, 17 ottobre 1933 - Milano, 11 luglio 1979) assassinato dalla mafia politica. Un libro-inchiesta pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1991 dal giornalista/scrittore, collaboratore, redattore, inviato di quotidiani e settimanali Corrado Stajano, dal quale è stato tratto l’omonimo film diretto nel 1995 da Michele Placido e interpretato da Fabrizio Bentivoglio.
Questo libro, emblematico simbolo della storia politica del nostro Paese, racconta la vicenda di “un uomo libero e solo”, “un eroe borghese” che avrebbe potuto vivere tranquillo con le sue serene abitudini e invece, per la passione dell’onestà, si batté contro un genio del male, sorretto da forze potenti palesi e occulte, e fu sconfitto. Questo libro è anche un giallo e
“un piccolo manuale che racconta la politica mafiosa, la politica nera, la politica sotterranea che i cittadini subiscono e il più delle volte non sanno”.
Il 25 febbraio 1975 l’avvocato Ambrosoli scrive alla moglie Anna Lorenza una lettera/testamento consapevole dei rischi che il suo lavoro di commissario unico liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, oberata di debiti, comportava.
“Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto (...). Abbiano coscienza dei lori doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa”.
Poche righe che fanno capire la statura morale di Ambrosoli, conservatore, cattolico, animato da profonda passione civile che porta avanti il proprio lavoro sullo sfondo di una società, quella italiana, della metà degli anni Settanta, scossa dalla loggia P2, dalla strategia della tensione, dal terrorismo rosso e nero. Quattro anni dopo aver scritto quella lettera Giorgio Ambrosoli, la notte tra l’11 e il 12 Luglio 1979 viene ucciso sotto il portone di casa da un sicario, William Arico, ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, come venne accertato, mentre la moglie, con i tre figli Francesca, Filippo e Umberto, si trovava in vacanza a Monte Marcello. La sera dell’11 luglio 1979 a Milano sembra una qualsiasi sera d’estate in una città semivuota. Sei uomini soli, sei amici, tra i quali Ambrosoli, decidono di andare a mangiare in una trattoria vicino la basilica di Sant’Ambrogio. L’avvocato è stanco ma allegro, cordiale, sembra sollevato da un peso, un esame temuto che ha avuto buon esito. Per tre giorni è stato interrogato come testimone al Palazzo di Giustizia per una rogatoria ordinata dalla Corte federale di New York che aveva per argomento la bancarotta della Franklyn National Bank di Michele Sindona. Le risposte dell’avvocato Ambrosoli hanno grande importanza per l’istruzione del processo della banca americana. Ambrosoli non parla mai della ragnatela in cui è calato dal 27 settembre di cinque anni prima, quando il governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, lo ha nominato commissario liquidatore della banca.
“Gli amici non sospettano in quale mondo oscuro viva e sia vissuto in quegli anni”.
Alle dieci e mezzo i sei amici hanno finito di cenare, scelgono di andare a casa di Ambrosoli, in via Marozzo della Rocca numero 1, a vedere alla televisione un incontro di boxe. Poco dopo mezzanotte in casa Ambrosoli telefona qualcuno: è forse l’assassino che vuole sapere se l’avvocato è in casa? Ambrosoli scende in strada a salutare gli amici, anzi decide di accompagnare con la sua Alfetta blu due di loro a casa. Al ritorno Ambrosoli mentre sta per scendere dalla macchina, viene avvicinato da uno sconosciuto che gli chiede:
“Il signor Ambrosoli?”. “Sì”. “Mi scusi, signor Ambrosoli”
e con la sua 357 Magnum il killer venuto dagli USA spara al petto di Giorgio Ambrosoli tre colpi. Un avvocato intransigente, moralista, incapace di sfumature e ambiguità, sicuro delle sue scelte, anche se questo non esclude il dubbio, è stato assassinato sul passo carraio della sua casa.
“Esattamente quattro piani sotto l’angolo del soggiorno dove lavorava fino a notte alta, sul tavolo Impero, a cercare di districare le carte dei neri misteri di Michele Sindona”.
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