Un’estate di polvere
- Autore: Barbara Ghedini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Il problema di quanto i bambini devono partecipare nei gialli nel ruolo del narratore e di quello che capisce delle conversazioni tra adulti non è una questione di poco conto. In un mondo occidentale dove il politicamente corretto si insinua in qualsiasi storia, la libertà data a Diana Ferri, la bambina protagonista di questo libro, di fare indagini per conto suo, di vedere addirittura un morto prima della polizia, sembra una trama inizialmente controversa.
Parliamo del giallo Un’estate di polvere (Damster edizioni, 2023).
L’escamotage della scrittrice Barbara Ghedini potrebbe trovare una soluzione all’ingarbugliata matassa, con la soluzione che la ragazzina non capisce, la ragazzina parla di uomini neri e di indagini fatte sull’onda della noia o della curiosità.
Si tratta in fondo della soluzione “mistery” di una bambina che ha dei poteri soprannaturali, il che rende l’inizio di questo scritto assai pretestuoso. Il problema non è di lana caprina, solo perché i gialli li leggono i genitori, mentre i bambini guardano cartoni animati adatti a loro. Più che altro perché, a un certo punto, leggendo ti dimentichi di fatti accessori e sei presa/o dal giallo - e il fatto che ci sia una bambina detective diventa del tutto marginale.
La vera via d’uscita sembra essere la data degli avvenimenti criminosi, ambientati nl 1976, un anno in cui nemmeno si sapeva cosa fosse il “politicamente corretto”.
Quindi una frase che verrà riportata non ci scandalizza per niente e recita:
Quelle parole mi gelarono il sangue. Se l’assassino era lì con noi allora eravamo tutti in pericolo. Soprattutto la madre e il fratellino, perché non c’era papà a proteggerli.
Loro, perché lei non ne ha più bisogno. Ma nonostante questi cambiamenti morali (e soprannaturali), il giallo funziona, Barbara Ghedini sa scrivere molto bene.
Il 1976 sembra così lontano, c’erano ancora i telefoni fissi nelle piazze e alcune famiglie, per risparmiare, usavano il duplex, ovvero lo stesso numero fisso, sperando di non beccare dei figli adolescenti che monopolizzavano le telefonate.
Siamo al Consorzio Agrario, nel 1976. Sappiamo la zona perché la casa editrice Damster mette le regioni sulle copertine; per questo libro la vicenda si svolge in Emilia Romagna.
Diana è un bambina giudiziosa, molto malinconica, perché il padre è andato lontano per il commercio dei pennelli che producono nella Cina maoista. Ma il lavoro non finisce mai: noi prendiamo un pennello per dipingere la casa, i più temerari almeno, e non si può capire quanta cura ci sia dietro o c’era, perché il mercato cinese ha invaso il settore coi suoi pennelli brutti esteticamente, ma economici. Mentre prima le setole erano quelle del maiale che andavano sgrassate e bollite e poi c’erano le operaie che attaccavano con cura le setole al manico, tutti prodotti artigianali, anche la colla, che dovevano durare una vita, mentre ora li trovi subito sfasciati perché li hai pagati pochissimo. Le operaie poi, a fine lavoro si toglievano la tuta indossata per evitare gli schizzi di colla, e andavano a casa la maggior parte, altre sì attardavano con i fidanzati o i ragazzi trovati in città. Tutto sempre uguale, a volte qualche litigata con quelle che lavoravano male o di fretta, finché non ci fu un evento che cambiò la vita di tutti.
Barbara Ghedini riesce a scrivere in un modo bello e coinvolgente, sfruttando anche i modi di dire di Diana Ferri. Un giallo appassionante, costruito ad arte, dove la Ghedini mette in chiaro quando sia difficoltoso per un commissario tirare le fila, quando non si hanno strumenti su cui lavorare.
Non si conoscevano le abitudini personali, giacché non c’era un cellulare che tracciava i gusti, i posti, i desideri dell’utente e se ora i metodi sono informatizzati, nel 1976 si navigava a vista, erano importanti le ricostruzioni, gli alibi, si portavano spesso in questura persone che non c’entravano niente con le indagini.
E alla Ghedini anche il merito di aver ricostruito gli scenari e le aziende emiliane, come potevano essere nel 1976, anno difficile, col Partito comunista italiano che continuava a crescere, anche se la Democrazia Cristiana non perse molti voti, ma c’era un’aria di violenza in Italia, un malessere diffuso in un periodo di involuzione, dove i brigatisti rossi e neri trovavano terreno fertile.
Un giallo per niente banale, viste le premesse della protagonista bambina, che potrebbe far discutere di quello che ci accade. Chi scrive ha proprio la percezione che trovare l’assassino nella letteratura di genere stia diventando meno importante e conta sempre di più come il libro è scritto e se porta alla ribalta un argomento controverso. O le atmosfere, come si delineano i personaggi.
Un'estate di polvere
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