Un favore personale
- Autore: John Banville
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2008
Dublino, anni Cinquanta. Il nostro anatomopatologo Quirke ha smesso di bere da qualche mese. La sua vita si divide come sempre tra lo studio medico nel bassofondo dell’ospedale della Sacra Famiglia, la visita settimanale del giovedì al giudice John Crawford ritiratosi in una casa di cura, e le cene con la figlia Phoebe, una donna indipendente e ribelle, che aveva infine deciso di considerarlo padre, convinta che
“le loro vite non si sarebbero incastrate mai a dovere”.
“Un favore personale” di John Banville è un noir scuro, torbido e pieno di malinconie. Quirke, con il suo animo irlandese, affascinerà ancora una volta il lettore con le sue intuizioni e le sue passeggiate solitarie e pensierose.
Billy Hunt aveva lasciato un messaggio in ospedale, dicendogli di volerlo incontrare. Un compagno ai tempi dell’Università all’improvviso emergeva dal passato; non ne ricordava il volto. All’ora di pranzo al Bewley’s Cafè in Grafton Street si incontrarono. Billy, un tempo iscritto alla facoltà di Medicina, abbandonata perché
“si era accorto di non di non avere abbastanza forze per affrontarla”
era divenuto agente di commercio. Aveva addosso un odore acre, come quello di chi ha perso una persona cara. La moglie era stata ripescata nel fiume, si era suicidata. Il motivo dell’incontro con Quirke era la richiesta di un favore personale, di non eseguire l’autopsia sul corpo già sfigurato della sua bellissima e giovane moglie.
“Billy Hunt si rendeva conto che la gente lo considerava uno sciocco, ma sapeva che non era così… Quando diceva che mestiere faceva, la maggior parte della gente lo considerava subito un poveraccio che andava di porta in porta a cercare di convincere le casalinghe a comprare un aspirapolvere. Era proprio questo il punto cruciale della sua attività: bisognava conoscere la mentalità della gente, capirne il modo di pensare. Persone, compratori, clienti: erano tutti degli sciocchi”.
Il nome della moglie era Laura Swann, un nome d’arte con il quale gestiva in società con Leslie White, un inglese alto, magro, pallido, con i capelli di un bianco argenteo, il centro estetico Silver Swann, il Cigno d’argento. Un nome professionale forse per dimenticare da dove proveniva, la fame e la povertà che aveva patito prima del matrimonio, quando a fatica sopravviveva nella periferia di Dublino. Il suo male poteva avere origine nella vita di quando era ragazza o negli incontri successivi della vita. Deirdre, questo era il suo vero nome, era bella, giovane e sana e Quirke si chiede osservandola, insieme al suo assistente Sinclair, cosa l’avesse indotta in una notte d’estate, a gettarsi nelle acque nere della baia. Una piccola puntura nella parte interna del braccio sinistro induce il nostro protagonista a non avere dubbi, a non accettare la proposta dell’amico come avvenne in una brutta vicenda del tempo addietro, e che l’autopsia doveva essere eseguita. Era stato il suo pensiero fisso tutto il giorno e lo era ancora rientrando nel suo appartamento al terzo piano dove
“l’attendeva la solita atmosfera di segreta furtività”
come se qualsiasi crimine efferato cessasse di esistere appena infilava le chiavi nella toppa. Sembrava un caso apparentemente semplice e questo non lo convinceva. Suicidio era la parola che gli risuonava in testa tanto quanto la parola omicidio, ne era convinto anche l’ispettore Hackett. Quirke indagherà a modo suo, tirando una sigaretta dietro l’altra, con intelligenza, curiosità e con il senso di responsabilità per i morti che lo attendevano la mattina nel reparto di dissezione.
La narrazione della storia lascia spazio ai suoi ricordi, piccoli e intimi flashback che la vicenda sembra destarne la memoria. La sua è la storia di un orfano adottato, di marito e poi vedovo, innamorato segretamente della sorella della moglie, di zio per necessità e poi di padre legittimo di una figlia ormai diventata donna. Un eroe travagliato e pieno di pathos è il nostro amato Quirke, descritto magnificamente da John Banville un grande scrittore dallo stile seducente, più volte candidato al premio Nobel per la Letteratura.
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