La letteratura allarga gli orizzonti dell’umano, come dimostra uno dei maggiori poeti del XX secolo, Rainer Maria Rilke, che si fa portavoce di una rivoluzione femminista ante litteram. Un testo, contenuto nelle Lettere a un giovane poeta (1903-1908) edite in Italia da Adelphi, rivela tutta la capacità empatica e visionaria di Rilke che già a inizio Novecento teorizzava la liberazione femminile.
Un giorno esisterà, inizia con queste parole coniugate al futuro la riflessione meravigliosamente lucida e contemporanea di Rainer Maria Rilke che profetizza un mondo in cui il genere femminile non sarà più contrapposto al maschile e sarà possibile parlare di una relazione “da essere umano a essere umano” e non più da maschio a femmina.
Nel suo illuminante scritto, riportato spesso in forma di poesia ma nell’originale espresso in forma testuale, Rilke parlava dell’esperienza dell’amore definendola ancora “piena d’errore”, anticipando in un certo senso i nostri attuali proclami “non è amore se ti controlla”; “non è amore se limita la tua libertà” eccetera.
L’errore, secondo Rilke, consisteva nel vedere la donna come “completamento” e “confine” dell’uomo e non come essere umano a sé stante. Con una capacità di argomentazione perfetta e un’apertura mentale impressionante il poeta nelle lettere al giovane Franz Kappus annunciava:
Un giorno (e di ciò ora, specialmente nei paesi nordici, già parlano e brillano fidi segni) un giorno esisterà la fanciulla e la donna, il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile, ma qualcosa per sé.
La contestazione del patriarcato non è, come crediamo, un fatto recente né una rivoluzione moderna. Un grande poeta la presentiva da tempo, immaginando una futura metamorfosi della donna che avrebbe costretto l’uomo a mettersi in discussione e a fare i conti con le proprie pulsioni, le proprie cattive maniere che spesso lo conducono ad avere “in spregio ciò che crede di amare”. Rilke non parlava di femminicidio né di violenza di genere, eppure qualcosa di “non detto” in questo testo ci lascia presentire che “l’esperienza dell’amore piena d’errore” di cui parla il poeta racchiuda (e celi nella poetica perifrasi) i comportamenti sbagliati e violenti che oggi denunciamo a gran voce.
Riportiamo di seguito il testo integrale di Rainer Maria Rilke.
“Un giorno esisterà” di Rainer Maria Rilke: testo
Questa umanità della donna sopportata in dolori e umiliazioni, quando avrà gettate da sé le convenzioni della esclusiva femminilità nelle metamorfosi del suo stato esteriore, verrà alla luce, e gli uomini che non la sentono oggi ancora venire ne saranno sorpresi e colpiti.
Un giorno (e di ciò ora, specialmente nei paesi nordici, già parlano e brillano fidi segni) un giorno esisterà la fanciulla e la donna, il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile, ma qualcosa per sé, qualcosa per cui non si penserà a complemento e confine, ma solo a vita reale: l’umanità femminile.Questo progresso trasformerà (da principio contro la volontà dei maschi sorpassati) l’esperienza dell’amore, che ora è piena di errore, la muterà dal fondo, la riplasmerà in una relazione intesa da uomo a uomo, non più da maschio a femmina. E questo più umano amore (che si compirà infinitamente attento e sommesso, e buono e chiaro nel legare e nello sciogliere) somiglierà a quello che noi con lotta faticosa prepariamo, all’amore che in questo consiste, che due solitudini si custodiscano, si delimitino e si salutino a vicenda.
(Traduzione di Leone Traverso)
“Un giorno esisterà” di Rainer Maria Rilke: analisi e commento
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“Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada” preannunciava poeticamente Rainer Maria Rilke in un’altra lettera destinata al giovane Kappus.
E in quest’altro testo dal valore profetico, spesso riportato con il titolo Un giorno esisterà, Rilke si fa annunciatore di quel futuro, immaginando gli uomini di domani sbalorditi dinnanzi all’emancipazione femminile dalla quale sono colti di sorpresa. Ma, per annunciare la rivoluzione che verrà, Rilke sceglie parole consolatorie, cariche di speranza, augurandosi che un giorno gli uomini impareranno ad amare in modo più giusto, vedendo l’amore come una completamento dell’essere e non come un atto di dominazione o sopraffazione.
la riplasmerà in una relazione intesa da uomo a uomo, non più da maschio a femmina.
A inizio Novecento Rilke osa scrivere che uomini e donne sono sullo stesso piano, alla pari, come esseri umani. La sua affermazione così nitida e al contempo perentoria farebbe rabbrividire molti commentatori, intellettuali e oratori dei nostri giorni, dimostrando che purtroppo la bella profezia di Rilke oggi non si è ancora avverata.
La “lotta faticosa” di cui parlava il poeta non si è conclusa, c’è ancora tanto da fare; ma almeno c’è stata, negli ultimi anni, una presa di coscienza della nuova condizione della donna e della sua emancipazione e anche della violenza di genere che ne consegue. Le donne hanno acquisito maggiori diritti rispetto al tempo di Rilke, eppure sono ancora ben lontane dall’essere libere o considerate “alla pari” con l’uomo. L’amore tenero descritto dall’autore: “attento e sommesso”, “buono e chiaro nel legare e nello sciogliere” è ancora lontano da molte dinamiche di coppia e familiari contemporanee.
Colpisce soprattutto che Rilke contemplasse persino l’idea che l’amore si potesse “sciogliere”, considerando che proprio questa eventualità, ovvero l’ipotesi della “rottura” della relazione, è alla base dell’accecamento e della gelosia che sfocia nelle peggiori forme di violenza.
La visione di Rilke della donna è estremamente progressista. Lo dimostrava già la celebre poesia Annunciazione. Le parole dell’angelo (Verkündigung. Die Worte des Engels, Ndr), in cui la Vergine Maria presentata dal poeta non è passiva né sottomessa: è una donna che pone domande, che già porta in seno - per rimanere in tema di terminologia religiosa - il riscatto del genere femminile. La donna, nella poesia di Rilke, ha “stupende, benedette le mani” e l’angelo prova timore dinnanzi a lei, appare turbato di fronte alla grandezza di Maria e più volte ripete, come in segno di scusa:
Ma l’albero sei tu.
L’angelo, il messaggero della visione divina, si trova in soggezione di fronte a Maria. Nessun poeta l’aveva mai detto prima né rappresentato; Rainer Maria Rilke per primo lo teorizza, offrendoci una nuova lettura dell’Annunciazione, ma anche del ruolo della donna nella società. “Un giorno esisterà”, profetizzava Rilke, la fanciulla e la donna di per sé, non contrapposta in relazione all’uomo: la Vergine Maria si faceva emblema di questa condizione nella visione del poeta ed era l’autentica portatrice di un più “umano amore”. L’annunciatore della visione celeste si piega al cospetto della donna, portatrice di vita:
Nel giardino sono tenue vento,
ma l’albero sei tu.
La donna, la fanciulla che secondo Rainer Maria Rilke sarebbe esistita di per sé, dunque come “umanità femminile”, era già racchiusa in quell’immagine dell’albero, qualcosa che cresce, che evolve e che mette radici forti nella terra dando linfa al futuro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Un giorno esisterà” di Rainer Maria Rilke: una riflessione sulla libertà della donna
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