Un luogo chiamato libertà
- Autore: Ken Follett
- Genere: Avventura
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
Il grande Ken Follett analizza in modo preciso e documentato l’Inghilterra del 1700 e soprattutto l’enorme disparità sociale tra i vari strati della popolazione che nei secoli seguenti si ridurrà sensibilmente aiutata in maniera decisiva dalla rivoluzione industriale e dallo sviluppo tecnologico.
Affrontando un tema che evidentemente conosce molto bene e che riprende in altri romanzi, lo scrittore gallese ci riporta indietro nel tempo, in quella Scozia dove una grande fetta sociale era rappresentata dai minatori. Si sofferma sulle angherie ed i soprusi ai quali devono soggiacere in nome di una tradizione secolare che tutti accettano come qualcosa di divino. L’assoluta mancanza di diritti, le condizioni penose dei minatori, i ritmi impossibili di lavoro e la mancanza di igiene in cui versano non solo gli uomini ma anche donne e bambini, crea motivo di sconcerto nel lettore. Rimaniamo stupefatti di fronte a quello che viene descritto nel libro dove gli stessi minatori sono dei veri e propri schiavi nelle mani di poche famiglie aristocratiche che si spartiscono i proventi delle miniere. Addirittura i figli dei minatori nascono come schiavi certificati e la condizione passa di padre in figlio così che l’essere umano è di proprietà esclusiva di quella o di quell’altra nobile famiglia alla stregua dei servi della gleba del medioevo.
In questo contesto drammatico sarà il protagonista, un ragazzo ventenne, Mack McAsh, ad incarnare la protesta di un intera classe sociale. La sua forza ed il suo coraggio lo porteranno a sfidare i potenti padroni delle miniere. Affrontando rischi inimmaginabili si oppone ai soprusi cercando di portare avanti gli ideali di giustizia. Sul tortuoso cammino troverà l’appoggio silenzioso di una ragazza aristocratica, Lizzie Hallim. Inizialmente convinta dei diritti della propria classe sociale e conscia della suddivisione divina dell’umanità si ravvedrà poco a poco trascinata dall’ardore e dalla autenticità di Mack. Vedrà con i propri occhi le miniere e le condizioni di vita disumane degli operai e inizierà a capire le rivendicazioni del giovane amico. Una donna indipendente ed autentica, poco disposta ad accettare la superiorità degli uomini che al tempo non era messa minimamente in discussione. Questa sua intima “battaglia” l’aiuterà a capire quella per la sopravvivenza del ragazzo e di tutti i minatori. Sarà costretta al matrimonio con Jay Jamisson, rampollo di una potentissima famiglia. L’unione si rivelerà in seguito puro interesse delle famiglie per sfruttare terreni, giacimenti e miniere. Vicende avventurose e mai banali porteranno il giovane a Londra, dove Follett approfitta per descrivere un’altra piaga del tempo: le condizioni disastrose degli scaricatori di porto. Un affresco completo degli “ultimi” della società inglese nel secolo descritto. Un complotto ordito dalla potente famiglia costringerà lo scomodo Mack ad essere deportato nel nuovo continente. Qui, in America, il ragazzo viene introdotto nel penoso lavoro delle piantagioni, per certi versi ancor più duro dei precedenti.
Il legame alla famiglia che lo ha rovinato continua anche oltre oceano in quanto i suoi nuovi padroni sono Jay e la sua sposa Lizzie. La soffocata attrazione tra Mack e Lizzie riuscirà a manifestarsi ed esplodere? Il grande cuore del giovane riuscirà vincere le ingiustizie e a trovare finalmente un luogo dove potrà trionfare la libertà?
Un luogo chiamato libertà
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