Un nome
- Autore: Paolo Ciampi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giuntina
- Anno di pubblicazione: 2006
“Un nome”, di origine ebraica, al quale il titolo rimanda, è quello di Enrica Calabresi (Ferrara, 10 novembre 1891 - Firenze, 20 gennaio 1944), zoologa e docente di Entomologia agraria, da considerare a tutti gli effetti vittima delle persecuzioni razziali. L’eccelsa studiosa, il 14 dicembre 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi sulla difesa della razza, fu dichiarata decaduta dall’abilitazione alla libera docenza in Zoologia perché
“appartenente alla razza ebraica”.
Il libro di Paolo Ciampi, riedito dopo quasi dieci anni, tratta una materia sempre di grande interesse come la Shoah. La casa editrice Giuntina, che si è assunta l’onere di diffondere quest’opera, è specializzata nel campo della letteratura ebraica con un ampio catalogo.
“Un nome” ricorda e ricostruisce nella sua quotidianità la figura straordinaria di una donna - per quell’epoca un fatto già di per sé eclatante - di nome Enrica Calabresi, scienziata e insegnate di origini ebraiche che ebbe tra le sue allieve Margherita Hack che ha curato la prefazione al volume. Paolo Ciampi ripercorre la sua vicenda professionale ed esistenziale esaltandone la scelta etica di essere antifascista, animata da uno spirito critico che derivava dal suo metodo scientifico. Fondamentale era stata, però, la sua grande apertura culturale, di matrice umanistica, e la sua attenzione alla cultura anglosassone.
Primo Levi sosteneva che lo stermino degli Ebrei si è verificato in Germania in un momento di grande vitalità culturale per cui, se è successo, può succedere ancora. Nella odierna dimensione civile è centrale la necessità di ricordare quanto è successo in spirito di responsabilità etica, senza cadere nella banalizzazione e nella falsa retorica.
Senza nessuna presa di posizione in termini ideologici, si coglie nel libro quello che fu il brodo di coltura delle leggi razziali, quell’insieme di rimozione collettiva, di opportunismo e di servilismo che ha sostenuto ciò che stava intorno al Fascismo.
Viene sfatato il mito degli italiani brava gente poiché emerge dalle pagine di “Un nome”, in ragione del clima di complicità consapevole o meno, come si sia inesorabilmente passati da un fenomeno fino a pochi decenni prima ritenuto normale, come l’integrazione della componente ebraica, all’ignominia delle leggi razziali.
La narrazione, statica nella parte iniziale, quando si descrive la giovinezza di Enrica, diviene poi dinamica, esaltando sempre maggiormente la figura di questa donna: ciò induce a una immedesimazione nella sua vicenda personale, a una vicinanza affettiva ed emotiva. Nella parte conclusiva il tono diviene sempre più drammatico e si avvertono i sentimenti e la tragedia della protagonista, la sua scelta perigliosa di continuare, in quel clima, ad insegnare prima di arrivare alla scelta finale del suicidio, una scelta di dignità e di libertà.
Un nome
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