Un perfetto gentiluomo
- Autore: Natasha Solomons
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2010
Vari e diversi sono gli atteggiamenti che un uomo può avere verso le proprie radici. C’è chi rimane talmente attaccato alle proprie origini da non riuscire a fare un passo avanti, chi le rifiuta totalmente o se ne vergogna, chi acquista da esse la consapevolezza di sé pur dando alla propria vita una direzione diversa. Quando, però, ci si rende conto che il proprio passato è “scomodo” da portare, che il solo menzionarlo provoca imbarazzo e diffidenza in chi ci circonda, la situazione si complica ulteriormente.
E’ questo il caso dei protagonisti di questo romanzo, Jack e Sadie Rosenblum, ebrei di Berlino fuggiti dal regime nazista e approdati nella pacata, formale, misurata Inghilterra.
A Londra, dove si sono stabiliti, Jack ha una fabbrica di tappeti che lavora discretamente. La sua ossessione, però, è quella di non essere pienamente accettato dai suoi concittadini, di essere sempre il “piccolo ebreo”, l’estraneo. Incurante del proprio passato e delle proprie origini, desidera unicamente diventare un vero gentiluomo inglese, e si convince di poterlo fare seguendo le regole riportate su di un libretto che ha ricevuto dall’Ufficio Immigrazione. Sadie, invece, custodisce i propri ricordi come un tesoro, consumando a furia di sguardi le uniche fotografie dei genitori e del fratello che le restano, e cucinando le torte del ricettario di sua madre. Sono due estremità che non si incontrano mai: infatti questa differenza, unita alla gelosia che Sadie prova per l’esclusivo rapporto fra Jack e la figlia Elizabeth, sta creando tra i due una frattura che si allarga giorno dopo giorno.
A Jack manca un ultimo requisito per diventare un perfetto gentiluomo inglese: essere socio di un golf club. Quando la sua ennesima domanda viene rifiutata, concepisce un progetto folle e arduo: costruirsi il proprio campo da golf. E’ per questo che, senza preavviso, trascina Sadie a vivere in un villaggio del Dorset, in una casa semidiroccata che però dispone di un terreno sufficiente a creare un campo di nove buche. Mille difficoltà arrivano sul suo cammino, e più di una volta si ha l’impressione che non esista più alcuna via d’uscita, ma Jack è infinitamente tenace. Non solo: giorno dopo giorno si sta legando sempre di più a quella terra che, oltre a regalargli un rapporto più puro e profondo con la natura, gli permette di ritrovare la vecchia complicità con Sadie e di crearsi delle vere amicizie. E, quando si crede di non farcela più, vero amore e veri amici danno una mano.
Prima ho parlato di “protagonisti”, ma in realtà il personaggio principale è lui, Jack, con il quale si è da subito solidali. La sua testardaggine è certamente un esempio positivo, almeno fino a quando non comprende rischi forse troppo alti per un progetto come quello che sta inseguendo. Certamente Jack è un uomo che fa i propri errori, che trascura colpevolmente la moglie e si sveglia di soprassalto quando teme di perderla: significativamente, tiene lo stesso atteggiamento verso la propria fabbrica. Sadie è una donna disperata che a tratti rasenta la pazzia per l’angoscia di vedere i propri ricordi sbiadire nel tempo, ma che risorge, come a molte donne succede, quando vede il suo uomo cedere.
Un romanzo riposante, senza grossi picchi ma coinvolgente, una sorridente favola degli anni ’50 venata di commozione e buoni sentimenti. Con le sue precise descrizioni di paesaggi e sensazioni, l’autrice ci trasporta in una campagna inglese magica, tradizionalista, credulona, ma incantevole.
Un perfetto gentiluomo
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