Un uomo che dorme
- Autore: Georges Perec
- Categoria: Narrativa Straniera
Hai venticinque anni e sei uno studente di sociologia, alloggi in una chambre de bonne a Parigi. Una mattina suona la sveglia ma non la spegni.
Comincia qui l’avventura di un individuo verso l’alienazione e l’allontanamento da tutto e da tutti, perfino da se stesso. Lo scopo non è il disprezzo nei confronti della realtà, delle persone, delle cose, non c’è alcuna pretesa moralizzatrice in questo romanzo, ma il raggiungimento della più totale indifferenza e insensibilità verso tutto. Lasciarsi esistere facendo scemare la sensibilità, atrofizzandola, fino all’automatismo, al trascoloramento delle emozioni e dei sentimenti, limitandosi alla mera sopravvivenza.
Non vi è più alcun contatto umano, ci si rinchiude dentro al proprio bozzolo di impulsi elementari, rifiutando ogni stimolo esterno.
Intanto si lotta con i sogni e con il sonno, uno strano stato di torpore e semi- coscienza, durante il quale forme scure e chiare, indistinte, sembrano avvolgerci e diventare un tutt’uno con il nostro corpo, e fatichiamo a distinguere il nostro confine fisico dalle ombre intorno.
E si giunge al culmine del viaggio a ritroso, col raggiungimento di un’estasi mistica di onnipotenza: finalmente ci si è staccati anche dal corpo, esso non è che un vuoto involucro, siamo trasparenti, inaccessibili. Diventiamo un occhio, un grande occhio che si eleva al di sopra di ogni cosa, e guarda con indifferenza tutta la realtà sottostante.
Ma qualcosa va storto: una massa indistinta di spettri tutti uguali, di mostri spaventosi ci avvolge, ci ghermisce per riportarci nostro malgrado alla realtà, vogliono trascinarci verso il basso, costringerci a fare parte del mondo, della società. Sono le persone, automi anonimi e metropolitani, che si muovono verso di noi.
E tutto ricomincia, la vita ricomincia, il tempo continua a scorrere malgrado il nostro tentativo di eluderlo. «Non sei più il padrone anonimo del mondo», e siedi su una panchina attendendo che la pioggia cessi di cadere.
Come non rimanere colpiti da questo strano lavoro di Georges Perec che Gianni Celati ben definisce il «controcanto di Le cose», poiché qui non abbiamo il tentativo di far parte a tutti i costi della fallace realtà del consumismo, ma la ferma rinuncia alla propria emozionalità puntando all’indifferenza completa verso la realtà e la vita, verso se stessi. Georges Perec adotta la seconda persona singolare, come se parlasse a ognuno di noi, rendendoci protagonisti e partecipi. Un malriuscito tentativo di alienazione, di tirarsi fuori dal tempo e guardarlo scorrere, invulnerabili. Ma la vita e il tempo stesso sono imperfetti, imprevedibili, e la loro portata vitale ci travolge nostro malgrado, costringendoci a farne parte per forza naturale.
Un uomo che dorme
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Un uomo che dorme di (Georges Perec (Quodlibet, 2009, trad. J. Talon) è una non storia. Con una sorta di montaggio, unisce brani spesso scollegati tra loro, creando così un resoconto diaristico dell’esperienza di un uomo che dorme. Un giovane flaneur, uno studente universitario, che dorme di notte e dorme di giorno.
Il libro rappresenta il proprio protagonista in ogni sua caratteristica: è ridondante, apatico, si trascina faticosamente avanti verso uno scopo non definito, o più probabilmente verso nessuno scopo. È la storia di un giovane inerme, che non riesce a dare un senso alle cose, che vive perché deve farlo. Si può riassumere così il suo stato d’animo:
Così è la vita del protagonista, che non fa altro che l’essenziale, annoiato e indifferente.
La narrazione in seconda persona singolare ti pone così di fronte a due possibilità: o provi compassione per il giovane protagonista perché in qualche modo ti rivedi in lui, anche tu senti spesso la noia di una vita che risulta continuamente scontata, oppure provi rabbia, vorresti scuotere il ragazzo e portarlo con forza a vivere davvero. Ciò che però potrebbe accomunare davvero tutti i lettori, è la paura che molti provano di diventare un giorno indifferenti. Perché il giovane presentato da Perec è veramente indifferente a tutto ciò che gli accade, si annoia ma rinuncia comunque a “salire sulla montagna” perché non riesce più a dare un senso alle cose.
Un uomo che dorme presenta inoltre molte caratteristiche ricorrenti del grande scrittore francese: dall’uso degli elenchi ai riferimenti autobiografici.