Una casa romana racconta
- Autore: Giampiero Mughini
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2013
“Cercare una casa per poi riassettarla a mio gusto era anche il modo per fare a cazzotti con una solitudine che avevo accuratamente coltivato. Da quanto nella vita pubblica italiana del terzo millennio e nel mio mondo professionale in particolare s’erano fatti numerosi gli imbecilli.“
I libri di Giampiero Mughini riescono sempre a sorprendermi. La sua scrittura malinconica, intima e calda ti avvolge e sei nel suo racconto, come se nel togliersi la giacca lo scrittore aprisse se stesso, la sua anima per permetterti di conoscerlo. Sì, forse lo si ricorda per le famose giacche dello stilista preferito Yoshij Yamamoto, pezzi da museo, che indossa per amore della compagna, o per il librare delle parole, un vezzo; ebbene lo scrittore Mughini ha attraversato la storia di questo Paese per più di quarant’anni, da quando giovane siciliano arrivò a Roma per divenire giornalista. Militante di sinistra ha vissuto il maggio francese, è stato uno dei fondatori del Manifesto e giornalista di Paese Sera. Con la pubblicazione del libro nel 1987 “Compagni addio” rivide le sue posizioni politiche e lasciò la sinistra. Gli amici, compagni di un tempo, da allora non gli rivolgeranno più un saluto.
Una casa romana racconta: Libri donne amici perduti, le tracce di una vita (Bompiani, 2013) è un libro di ricordi, di memorie. L’autore racconta di sé, delle opere, le donne, gli amici, la madre. Un bellissimo libro!
“Alla vigilia dei sessanta anni, quando la gran parte del tuo tempo migliore s’è consumato e tuttavia speri di averne ancora di anni buoni, decisi di comprare casa a Roma. La casa per me non è solo un’abitazione: è il raduno delle tracce di un destino, di un lavoro, di una memoria culturale.“
L’autore descrive la sua casa attuale, quella nella quale vive oggi, dopo aver lasciato l’appartamento in cui aveva vissuto per più di trent’anni, descritto con amore e sacralità nel libro La mia generazione. Le idee, i personaggi, i sogni di una casa a Trinità dei Pellegrini. Oggi Mughini abita in via Paolo Ségneri, in un quartiere di pace, che pare essere in campagna. E’ il quartiere romano che vide l’inizio di una delle pagine più drammatiche della nostra storia. Nella notte del 16 ottobre del ’43 furono rastrellati più di 1200 persone: uomini, anziani, ragazzi, donne e bambini. Deportati ad Auschwitz, ritorneranno a casa solo sedici uomini e una donna. Dei 244 bambini nessuno tornò. Lo scrittore narra la triste vicenda legata alla famiglia ebrea Sabatello, alla quale ha dedicato il libro, e le loro sfortunate vite. La mattina quando esce a comprare il giornale, passeggia lentamente in quelle viuzze al riparo delle auto e nell’attraversarle sente riecheggiare le voci, il trambusto di quelle ore e lascia il suo saluto.
Giampiero Mughini è un amante del design e colleziona opere d’arte, ma è soprattutto un amante dei libri, un autentico bibliofilo. La sua casa è, per sua volontà, una casa museo. Sono ben sette le stanze dedicate ai libri e sulla facciata dell’abitazione ha voluto celebrare con una targa alcuni dei grandi autori del Novecento: Gaetano Pesce, Leonardo Sciascia, Ico Parisi, Giuseppe Prezzolini, Bruno Munari, Andrea Pazienza, Alessandro Mendini, Giorgio Caproni. Per di più una parte del saggio è dedicato ai suoi 51 libri più belli degli ultimi cento anni, prime edizioni selezionate dalle sue stanze biblioteche: Carlo Dossi stampato nel 1887 che a prenderlo in mano ti incanta, Campana, Montale, Calvino, Primo Levi, Magris, Calasso, La Capria e altri.
I libri ebbero sempre la mia predilezione. Amai i libri ancor prima che li sapessi leggere e mi ricordo della commozione riverenziale con cui li guardavo allineati nelle vaste biblioteche- reggimenti d’ingegno pronti a muover battaglia alla ignoranza, colla differenza, rispetto agli altri soldati, che mostravano il dorso prima del combattimento, non dopo. E oggi pure, apro talvolta la mia minuscola libreria e li percorro con gli occhi, dissopra le rilegature. Parmi di avere dinanzi una folla di amici- amici che non tradiscono … appoggio la mia testa contr’essi e lì rimango beato, quasi assorbendo, il loro genio, quasi sentendo il mio ferro, al contatto della loro magnete, farsi magnete.
Carlo Dossi, Amori, 1887.
In Una casa romana racconta, l’autore ha voluto scrivere di tutto ciò che ama ma anche ricordare, come ad esempio i suoi giovani amici Pazienza, Tamburini che in quel di Bologna rivoluzionarono il fumetto con Linus e la rivista Frigidaire (è di Stefano Tamburini l’opera in copertina che ritrae Marilyn Monroe con negli occhi due tappi Campari) o con ironia, gli articoli scritti per la rubrica Uffa! sul Foglio che curava leggendo i giornali al mattino,
scegliendo la chicca d’attualità più stuzzicante oppure scovando il “kretino” più luccicante tra quelli in vetrina.
Con le sue tracce di vita, lo scrittore Mughini narra la storia degli anni trascorsi, una storia custodita con cura: una memoria nella quale ci permette di entrare a guardare e osservare accuratamente la cultura passata e quella futura.
Una casa romana racconta. Libri donne amici perduti, le tracce di una vita
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