Una famiglia quasi perfetta
- Autore: Jane Shemilt
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2015
Conosciamo davvero i nostri figli oppure c’illudiamo che essi non siano cambiati e siano sempre quei bambini spensierati che abbiamo cresciuto? La scrittrice inglese Jane Shemilt se lo è chiesto nel suo romanzo d’esordio "Una famiglia quasi perfetta", edito da Newton Compton nel marzo 2015. Si tratta di un libro corposo - 330 pagine - dal ritmo incalzante, che si legge facilmente e senza complicazioni.
In questo thriller che potremmo definire una spirale di sospetti, Jane Shemilt mette in scena il nucleo sociale più antico del mondo e anche il più intimo, la famiglia, qui scandagliata in ogni sua parte, portando alla luce numerosi punti oscuri. Il fatto è che in questo romanzo nessuno è come sembra, anzi, si nascondono addirittura dei segreti.
L’apparente famiglia del Mulino Bianco, dove padre, madre e tre figli adolescenti sembrano felici si rivela in realtà un ricettacolo di incomprensioni, tradimenti reciproci e ripicche per i torti subiti.
Jenny, la protagonista, è un medico - così come l’autrice di Bristol - ed è sposata con un neurochirurgo che sta diventando famoso in campo sperimentale. La coppia ha due gemelli diciassettenni, Ed e Theo, e una figlia quindicenne, Naomi. Jenny e il marito sono colpevoli di essere sempre impegnati e di dedicare poco tempo ai figli. Una sera Naomi, attrice dilettante a teatro, dopo lo spettacolo non fa ritorno a casa.
La famiglia viene catapultata nell’incubo più totale, poiché i giorni passano e sulla fine della ragazza vengono fatte tante ipotesi, ma non vi è nessuna prova certa. Ogni membro della famiglia reagisce al dolore a modo proprio, rasentando anche l’autodistruzione. Jenny però non può arrendersi e inizia una sorta di indagine personale che ad ogni tassello la porta a prendere coscienza che Naomi, da tempo, non era più la sua bambina e che in realtà era molto diversa da come lei la pensava. Presto capisce anche che le persone di cui si fidava hanno agito diversamente da quanto dichiarato e che ognuna di esse ha qualcosa da nascondere.
L’opera è strutturata su due piani temporali: ogni capitolo è diviso da un episodio del presente, ambientato a Dorset nel 2010, e un flashback risalente all’anno prima, a Bristol nel 2009, il periodo della scomparsa della ragazza.
L’autrice è abile nel descrivere tutta l’angoscia che vive una madre che non sa che fine abbia fatto la figlia.
"Le strade scorrevano fuori dal finestrino, piene di persone che non erano Naomi. Mentre le osservavo camminare lungo i marciapiedi, vive e libere, mi resi conto che non l’avevo appena persa; forse l’avevo persa molto prima che scomparisse e non sapevo più chi fosse".
La tenacia di Jenny la porterà a scoprire la verità. Una verità, se possibile, dal punto di vista umano ancora più terribile di quello che si era paventato.
"Una famiglia quasi perfetta" è un romanzo sicuramente da leggere, anche se il finale lascia un po’ a bocca asciutta. Forse la storia era talmente ben congegnata ed accattivante, che avremmo voluto chissà quale colpo di scena. Troppe aspettative, a volte, giocano brutti scherzi. La realtà invece è cruda e l’essere umano spietato. Dovremmo imparare a farcene una ragione.
Una famiglia quasi perfetta (eNewton Narrativa)
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Un esordio segnato da un thriller frizzante per Shemilt Jane.
La storia racconta di Jenny, madre di famiglia e medico, e dell’amato marito neurochirurgo alle prese con i loro tre figli.
Inizialmente la trama non si snoda, si racconta di una famiglia come tante altre, che sembra perfetta. Ma dopo poche righe quella perfezione così certa decade miseramente per essere sostituita solo da una grande e immensa perfezione apparente.
Infatti, la giovane figlia della coppia, molto amante del teatro, Naomi, sparisce in circostanze misteriose dopo uno spettacolo.
Da qui inizia il calvario della famiglia, e soprattutto di Jenny che spera, giorno dopo giorno e sempre di più, nel ritrovamento della figlia.
I flashback, molto corposi e avvincenti, si susseguono per mantenere costantemente gli occhi del lettore incollati alle pagine che scorrono, sempre più desiderosi di conoscere il destino che è stato riservato a Naomi.
Se il mistero della scomparsa di Naomi, e di quella che era la sua vera e per niente conosciuta vita, è il fulcro centrale del libro, mi sento anche di dire che è da questo punto che si diramano altri segreti scioccanti e inaspettati per una famiglia che inizialmente sembrava impeccabile.
E’ successo così, che il verbo sembrare mi ha accompagnato durante tutta la lettura: le convinzioni costruite al termine di un capitolo, crollano immediatamente a quello successivo.
Ma in tutto ciò, si può dire che l’unica certezza è Jenny, che non perde mai la speranza di ritrovare la figlia, e contraddistinta da una forza inesauribile, riuscirà, a distanza di non pochi mesi, a giungere alla verità.
Libro fluido e intuitivo, anche per coloro che non si sono mai addentrati o non sono amanti del genere thriller.
Avevo scelto questo romanzo in formato elettronico per "ritornare a leggere"dopo un bel po’ di tempo, cercando cioè un approccio soft piuttosto di "un classico" .
Ero poi attratto dall’idea che il libro narrasse il percorso di un’ elaborazione del lutto, un tema che purtroppo mi è stato familiare.
A metà lettura però ho la sensazione di aver perso il fiuto poiché questo romanzo non è infatti né semplice né lineare a causa della scansione a continui rimandi fra presente e passato, a causa dell’ accumulo eccessivo di elementi e di "nodi" che non si sciolgono mai perchè quando arrivo a pormi qualche domanda e ipotizzare una risposta arriva il flashback e si ritorna al punto di partenza e viceversa! Di intralcio è anche la verbosità della narrazione che si avvale di innumerevoli oggetti che presumibilmente dovrebbero dare l’idea della vita quotidiana invece risultano un noioso "riempitivo"
Gli avvenimenti poi sono sono "incidenti" più o meno dolorosi che si susseguono come in una comica di Mr. Bean virata al nero, con la protagonista che somiglia a un San Sebastiano sempre più apatico e privo del conforto di poter guardare al cielo.
Lo sfondo è un paesaggio urbano e sociale squallido e decadente che poi sembra la vera mano omicida della storia che schiaccia e stritola in varia misura e con vario esito un po’ tutti i personaggi, genitori e figli, emarginati e classi dominanti: un quadro poco gradevole, un gregge di egoisti senza speranza.
Io da lettore caparbio proseguirò nella lettura sperando in un qualche piacevole o soddisfacente colpo di scena o almeno mi aspetto che la protagonista trovi un po’ di pace, finora tuttavia non posso affermare di sentirmi gratificato.