Una giornata con Tabucchi
- Autore: Paolo Di Paolo Ugo Riccarelli Antonio Tabucchi Dacia Maraini
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2012
Paolo Di Paolo, Dacia Maraini, Romana Petri, Ugo Riccarelli
In omaggio allo scrittore che consideravano un maestro, Dacia Maraini, Paolo Di Paolo, Romana Petri e Ugo Riccarelli raccontano Antonio Tabucchi e il legame che con lui avevano attraverso racconti inediti, lettere, testimonianze, conversazioni. Con affetto e un po’ di nostalgia, i suoi amici aprono per noi le porte su un Tabucchi intimo e sconosciuto... (Note di copertina)
Sai quanto me ne frega se Tabucchi è stato “post-moderno”, “neo-borgesiano”, “magico-realista”, “Pessoa-dipendente” o quant’altro. Quello che mi frega di Tabucchi ha a che vedere con l’etereo spessore della sua prosa (il quasi-ossimoro è voluto), chiave di accesso alla scrittura in accezione ideale, senza aggettivi, punto e basta (di tanto in tanto proviamo a fare a meno delle etichette di accompagnamento, va bene?). Inoltre ve l’hanno mai detto (a scuola, a un corso di scrittura creativa - bleah -, in un qualunque circolo poetico che avete frequentato - coraggio, ammettetelo -) che la differenza che corre tra l’oscura autoreferenzialità dello scrittore-accademico e il colore narrativo dello scrittore-vero sta tutta nella musica? Le parole dello scrittore-attendibile “suonano” di per sé, quelle del prosatore-pensatore-interprete-narciso risultano attraenti più o meno come un cespuglio di ortiche, se rendo l’idea.
Il merito cardinale dell’editrice “Cavallo di ferro” sta dunque nel fatto di avere affidato a scrittori-attendibili (piuttosto che a saggisti votati all’arzigogolo) questo omaggio a Tabucchi per frasi e suggestioni, a un anno dalla sua morte. Per via di saudade, viaggi, residenze portoghesi, meriti conquistati sul campo, poesie di Pessoa, diversi altri equivoci senza importanza, “Una giornata con Tabucchi” si (im)pone come commemorazione sfaccettata, informale, sui generis, suggestionante (persino un po’ “bevuta” e commovente, toh), a più voci e diversi registri narrativi (Paolo Di Paolo, Dacia Maraini, Romana Petri, Ugo Riccarelli): quanto di più prossimo all’affettuoso saluto di commiato riuscite a immaginare.
Aldilà della statura letteraria di Tabucchi, si spiega in questo modo la limpidezza sostanziale di questo libro: non annoia, non è ombelicale e i miti, i riti, i timori, i vezzi, le virtù, di un uomo - prima ancora che di un artista - diventano corollario, valore aggiunto per comprenderlo ulteriormente (mica facile, peraltro, farsi largo tra le anse della natura di Antonio Tabucchi, intellettuale atipico, pensatore dialettico, ossessionato da tempo e mare eppure capace di sdegno civile, schivo e viaggiatore parimenti, sempre un po’ più in là, sempre un po’ “oltre”, rispetto a dove ti aspettavi che fosse).
Il volume riprende anche un’intervista allo scrittore firmata da Carlos Gumpert, nonché due racconti (“Poche ore” di Romana Petri e “Cose da Turku” di Ugo Riccarelli), che sono tabucchiani per puro spirito, sostanza, ispirazione.
Le riletture post-mortem possono nuocere gravemente alla salute del lettore, “Una giornata con Tabucchi” è la classica eccezione a conferma della regola: tutto fuorché il compendio criptico, supponente, agiografico, celebrativo, che si poteva temere. Il tenore sostanzialmente “lieve” (e, perché no, ufficioso) degli interventi non contempla struggimenti (tutt’al più un pizzichino di saudade), perché è così che si usa tra veri amici (e anche tra veri narratori) e perché è così che sarebbe piaciuto allo scrittore-che-non-c’è. Messa in parole terra-terra, il libro è sostanzioso ma non se la tira, facendoti venire voglia di rileggere uno per uno i libri di Tabucchi: nemmeno questo mi sembra un merito da poco.
Una giornata con Tabucchi
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