Una levatrice a New York
- Autore: Kate Manning
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2014
“Le seguenti memorie furono trovate in una cassetta di sicurezza appartenuta alla mia trisavola, Ann, poco dopo la sua morte, avvenuta all’età di settantotto anni, nel 1925”.
Teresa Smithhurst-O’Rourke aveva ritrovato per caso i sette diari rilegati in cuoio, scritti nel corso di parecchi anni con una calligrafia quasi indecifrabile, all’interno di una cappelliera nell’attico della casa di suo padre, dopo la morte di quest’ultimo. Tali diari, a causa della loro natura controversa, nei quali erano incollati ritagli di giornale, lettere dalla corrispondenza fra Ann e una stimata istituzione benefica di New York City, alcune parole modificate o cancellate dalla mano di suo marito, erano stati tenuti nascosti dalla famiglia per quasi un secolo. “Madame” non era mai stata menzionata dai genitori e dai nonni nei racconti del passato “della nostra famiglia, che annovera medici, banchieri, accademici, avvocati e politici”. Nonostante il forte disaccordo della cerchia familiare, Teresa aveva deciso di dare alle stampe le memorie della sua trisavola, a beneficio dei futuri storici e studiosi.
Tutto aveva avuto inizio nel 1860 a New York, quando “il duro acciottolato” della città era il domicilio “unico e privo di tetto” di trentacinquemila bambini. Ragazzini cacciati o scappati da casa, smarriti dai genitori, orfani di uno o di entrambi i genitori, “prole miserabile” di irlandesi e tedeschi, di italiani e russi, “servi e schiavi, Maddalene e canaglie”. Massa di “lerci miserabili” che era sbarcata speranzosa e sventurata sulla Battery senza possedere altro che muscoli e denti e “la fame nella pancia”.
Ann detta Axie di 12 anni, sua sorella Dutch di 7 e il piccolo Joe di soli 2 anni facevano parte di quella folla di miserabili, vestiti di stracci e con una fame atavica. I fratelli Muldoon erano orfani di padre, caduto ubriaco da un’impalcatura mentre portava sulle spalle un carico di mattoni, mentre la madre, lavandaia da un cinese, si era ustionata un braccio e languiva nel misero appartamento, “dove non c’era nemmeno spazio per farci il segno della croce”, di un caseggiato in Cherry Street.
Adescati grazie al loro bisogno di cibo dal Reverendo Charles Brace dell’Associazione per l’Assistenza all’Infanzia, i tre fratellini, dopo una breve sosta all’Ospizio per Orfani Le Roselline, erano stati fatti salire su di un treno insieme a tanti altri bambini. I piccoli Muldoon erano stati scelti per il Programma di Emigrazione all’Ovest, dove “brave famiglie contadine” stavano aspettando di accogliere bambini di città senza amici per offrire loro “una bella casa con il caminetto caldo e ambienti spaziosi in cui vivere”.
Dopo un viaggio in treno lunghissimo ed estenuante, i ragazzini erano scesi a Rockford, nell’Illinois. Qui, Dutch e Joe erano stati subito adottati da due nuclei familiari diversi, Axie invece a causa del suo carattere ribelle e indocile, impossibile domare “il cuore selvaggio e sfrenato” dell’”ostinata ragazza”, era stata ricondotta, sempre via ferrovia, a New York, in quella “terribile Gomorra” nella quale si sarebbe compiuto il destino della futura Madame X.
“... l’anima di una levatrice è vasta e gentile, e dispensa la benedizione più grande che il Signore conceda a noi povere creature. Tuttavia una levatrice deve anche sapere accettare la complessità, saper scegliere quello che io chiamo il male minore”.
Kate Manning, autrice e produttrice di diversi documentari, con Una levatrice a New York (titolo originale My Notorius Life by Madame X, traduzione di Alessandro Zabini), compone la coinvolgente storia di un’ostetrica che osò sfidare la legge per difendere i diritti delle donne. In seguito alla morte di parto della madre Mary, Axie sarebbe rimasta a vivere a Chatham Square presso l’abitazione di Mrs Evans “dottore delle donne”, dove avrebbe imparato che “un bambino può uccidere la propria madre, che un padre può cacciare la figlia e che la vita vale la pena di essere vissuta soltanto per amore dell’amore”.
Un lungo apprendistato durante il quale Ann/Axie sarebbe diventata esperta “nei sotterranei aspetti sanguinari dell’esistenza femminile, prestando assistenza a tutte le ore del giorno e della notte, senza ricevere alcun compenso”. Ricostruita storicamente alla perfezione, l’opera è parzialmente ispirata alla vita e alla morte di Ann Trow Lohman (1811-1879), nota anche come Madame Restell, che lavorò per circa quarant’anni come levatrice a New York City.
“Nel redigere questo romanzo ho utilizzato una serie di materiali della vita e dell’epoca della Lohman, quali eventi, dialoghi, verbali processuali, cronache giornalistiche e avvisi pubblicitari”
precisa l’autrice nelle note finali del volume. Dal sapore dickensiano le descrizioni della vita dei “pargoli di strada” di New York, costretti a imparare fin troppo presto la dura legge dell’esistenza in quelle stesse vie che hanno nomi dei presidenti ed eroi statunitensi, nelle quali tra venditori ambulanti, carretti e mucchi di rifiuti, il sogno americano sembra lontano. Irraggiungibile.
“I nostri padri e le nostre madri produssero lavoro, sudore e malattie, e bambini che sarebbe stato meglio non fossero mai nati”.
Una levatrice a New York
Amazon.it: 13,24 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una levatrice a New York
Lascia il tuo commento