Una nuova vita di Valentina Cebeni

Una nuova vita. La saga dei Fontamara (Sperling & Kupfer, 2021) è il nuovo romanzo della scrittrice romana Valentina Cebeni, autrice tradotta in tutta Europa, amante delle storie da quando era bambina, che coltiva sin dall’adolescenza la passione per la scrittura.

“Benvenuti a Roma!”

Eva Morris Fontamara, dopo la morte del marito Fernando, senza più protezione per sé e per i suoi quattro figli, Gabriel, Diana, Myriam e la piccola Clio, era stata costretta ad abbandonare Cuba per trovare rifugio in Italia, a Roma, ospite del cognato Giacomo Fontamara.
La Roma fascista di quella seconda metà degli anni Trenta era molto diversa da Cuba. La luce romana era potente, accecante, riempiva di azzurro il cielo e infuocava i coppi dei palazzi antichi affacciati sulla piazza e le tettoie dei tram, che sembravano danzare sulle rotaie a pochi metri da Eva e dai suoi figli mentre i clacson delle auto scure, che sfrecciavano sui sampietrini lisi da secoli di storia si facevano strada fra le facciate in marmo bianco delle recenti costruzioni in stile littorio e le chiome dei grandi viali alberati del centro cittadino.

Roma, davanti a Eva, splendeva nella luce dorata del mattino, simbolo della nuova vita che aspettava la donna con i suoi figli. Uomini e donne eleganti sfilavano per le strade dell’Urbe, apparentemente non sembrava che la città fosse la capitale di una “dittatura sanguinaria”, eppure uno sguardo attento avrebbe notato con apprensione una coppia di ragazzi con la camicia nera e la giubba grigio verde che attra­versava la piazza a testa alta, una mano sul fianco e l’altra appoggiata al pugnale ancorato alla cintura.

Eva, nonostante le contraddizioni di un Paese che viveva sotto il fascismo, appena ritornata in Italia aveva subito ritrovato i primi mesi del suo matrimonio, il viaggio di nozze in Italia, gli odori di una cucina diversa, antica, che aveva imparato ad apprezzare solo dopo aver preso il cognome di Fernando una volta accolta nella grande famiglia Fontamara.

Giacomo Fontamara, tipico esempio del fascista prepotente e tracotante, aveva invitato i parenti giunti da Cuba a visitare la Forneria Principi, il biscottificio di proprietà di sua moglie Ottavia. Ma l’aroma di biscotti che si sprigionava dalla fabbrica nascondeva un segreto: la Forneria Principi navigava in cattive acque a causa della dissennata gestione di Giacomo, che non si preoccupava di rendere migliori le condizioni di lavoro dei suoi operai. Ottavia per compiacere suo marito era stata relegata al ruolo di capo del personale dei negozi, che si trovavano in punti strategici della città, i più affollati e frequentati da una clientela alto borghese, lasciando a Giacomo le chiavi dell’azienda, al quale il ruolo di gran capo sembrava piacere molto, a giudicare da come trattava gli operai. Da quel momento in poi, il destino di Eva e dei suoi figli si sarebbe intrecciato con quello di Giacomo e della sua famiglia.

“La città a poco a poco si vestiva dei colori del tramonto, il cielo oltre le vetrofanie della Forneria Principi aveva colori pesca, mentre le strade si riempivano degli scampanellii allegri delle biciclette e le insegne di taverne e ristoranti riempivano il crepuscolo di luce”.

L’autrice in questo romanzo compone una saga appassionante e coinvolgente, al cui centro appare la figura femminile di Eva Fontamara, che lotta per sé e per i suoi figli, fulgido esempio di un frammento di emancipazione al femminile, nonostante il fascismo.

“Quell’uomo è così irritante, e Roma non è da meno; non ne posso più di tutta questa gente vestita in modo uguale, delle regole assurde impo­ste dalla società, di questo fantomatico Duce che non è da nessuna parte eppure sembra ovunque, come un morbo che ha infettato ogni cosa. Ha ragione nostro fratello, gli italiani si sono bevuti il cervello dando ascolto alle fandonie di quel pazzo. Basta ascoltare nostro zio; sembra che penda dalle sue labbra!”