Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno di Massimo Fini

A me le biografie non intrigano. Non mi è mai importato nulla delle vite di gente famosa. Un vita. Un libro per tutti. O per nessuno di Massimo Fini (Marsilio, 2019) è un’eccezione. Mi è capitato davanti questo libro, l’ho sfogliato, girato e rigirato per le mani, e alla fine ho deciso di leggerlo.

Fini è un giornalista capace di inclinare il piano, direbbe Bertrand Russell: polemista vivace e irregolare, scrittura fluida, stile graffiante, spigoloso e diretto. Il suo phisique du role e il suo abbigliamento, quasi sempre trascurato, certo non ti colpiscono più di tanto. Ma non appena lo senti parlare nelle rare volte che lo invitano alla radio o in tv, capisci che questo è un uomo di sostanza, mai banale, un po’ anarchico, uno che ha vissuto, che di sicuro non le manda a dire e, in confronto a tanti suoi colleghi, con tanti libri letti alle spalle.

Fini si mette a nudo, racconta la propria parabola esistenziale fatta di successi e sconfitte professionali e personali.
L’infanzia e la giovinezza, l’influenza culturale russa da parte materna, gli studi, le testate per cui ha collaborato, i dissensi con qualche editore. E ancora: donne, uomini, sesso, goliardate, letture, gli incontri con le grandi penne, ma anche il glaucoma che da anni gli sta lentamente consumando la vista.

È il Fini a tutto tondo che non ti aspetti: senza giri di parole confessa di essere stato dipendente dall’alcool e, in un paio di passaggi, di aver percorso il deserto della depressione. È lo sferzante intellettuale davanti alle proprie paure e fragilità, con vizi e idiosincrasie da confezionargli addosso un carattere ruvido, scontroso, ma autentico.

Il nostro ha conosciuto e frequentato nomi conosciuti: Guglielmo Zucconi, Indro Montanelli, Vittorio Feltri, Walter Chiari e altri.
L’irregolare, l’inclassificabile, l’indisciplinato, il pensatore libertario sulle cui posizioni magari si può non essere d’accordo, ma comunque sagace, abrasivo, fuori dal coro, coraggioso nel sostenere fino in fondo le proprie idee.

Forse l’anti-italiano per eccellenza, non affetto dal servilismo e dalla piaggeria di comodo, assai diffusi nel nostro paese.
Tantissimi gli aneddoti pubblici e privati, narrati con un taglio scorrevole, a volte crudo, spesso girovagante. Ma Fini è uno che scrive bene.

Preparatevi a leggere, insomma, qualcosa di non scontato.