Una vita di lampo. Portraits de poètes
- Autore: Lucrezia Lombardo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Tutto nasce a causa di una mail che la studiosa Lucrezia Lombardo aveva inviato in Francia e dalla scoperta del profilo del poeta italiano Mauro Macario che ha delle attinenze con Leo Ferré. Si arrivò così a sviluppare dei profili di poeti a cadenza mensile che qui sono raccolti in un libro compiuto con le figure dei poeti disegnate dalla scrittrice stessa o da suoi sodali di fiducia. Una vita di lampo. Portraits de poètes (Eretica, 2022) raccoglie diverse sillogi di poeti italiani molto conosciuti o addirittura trascurati.
Lucrezia Lombardo inizia da Dino Campana, poeta irregolare, ma prima c’è una premessa della scrittrice che trova nei versi quella autenticità che si sta perdendo con la produzione sempre più sofisticata della tecnologia.
Quando si è già arrivati a cellulari che leggono con voce ancora un po’ meccanica le poesie che ci piacciono, il rapporto tra critica letteraria e lettori sarà l’ennesimo inghippo per guadagnare più danaro da parte dei geni del software. Fortunatamente non siamo giunti a questo e fa effetto vedere così tanti poeti contro l’automazione e l’omologazione della tecnica.
Dino Campana aveva dei problemi mentali e questo la dice lunga sul fatto che il poeta non può essere integrato nel Sistema. Fu una sorta di Rimbaud italiano, anche se il poeta francese è così famoso anche per fatti meramente privati (il poeta Paul Verlaine abbandonò moglie e figli per l’amore passionale che provava per Arthur Rimbaud) e il componimento più famoso sono I canti orfici, scritto tra il 1912 e il 1913, e racchiude prose poetiche e poesie.
I contenuti di Campana vanno ascritti al simbolismo religioso e la passione per la mistica.
Poi la scrittrice si sofferma su Antonia Pozzi, in particolare su questi versi:
Non avere un Dio / non avere una tomba / non avere nulla di fermo / ma solo cose vive che sfuggono- / essere senza ieri / essere senza domani / ed acciecarsi nel nulla / -aiuto- / per la miseria / che non ha fine.
Da Grido (1932). Il fatto di essersi messa contro il padre, di studiare moltissimo, non bastò ad Antonia Pozzi per dare una direzione alla sua vita, e quindi il pensiero tormentoso, presente del suicidio.
Lasciando da parte lo sperimentalismo e l’ironia e lo sberleffo di Edoardo Sanguineti, il suo cinismo eversivo elegante, che gli dava l’aspetto di un aristocratico inglese, ci fermiamo un po’ di più su Eugenio Montale.
Per Lucrezia Lombardo la poesia che condensa l’animo del poeta è quella dal titolo I limoni:
...Qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza / ed è l’odore dei limoni.
L’autrice precisa:
Un verso diviene, in questo modo, emblema di verità , una verità che, tuttavia, Montale non definisce mai e a cui perviene per approssimazione, per esempi e mediante immagini che associano l’autenticità a una semplicità terrena. I pochi che sanno accorgersi della bellezza che è nelle cose semplici, sono i saggi.
D’altra parte, il premio Nobel, che gli fu assegnato nel 1975, tra le spiegazioni date dall’Accademia svedese c’era proprio:
"Una visione della vita senza illusioni, che trova conforto nelle piccole epifanie del quotidiano".
Una rapida pennellata riguarda il poeta Franco Fortini, che era preoccupato per il deperimento culturale di stampo umanistico delle parole, mentre la scrittura meccanica, scissa tra burocrazia e termini cari alla Tecnica sta dandone il colpo di grazia allo scrivere in versi.
La studiosa Lombardo non lascia nessuno indietro, il suo libro è veramente la summa dei poeti più significativi del Novecento.
Anche se parte del libro la fanno i poeti che in Francia non sono sconosciuti come Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna o l’altro Nobel per la Letteratura, prima di Eugenio Montale, nel 1975, Salvatore Quasimodo, Nobel nel 1959.
In realtà questa antologia serve anche ai lettori italiani che magari conoscono poco Mario Luzi, Giorgio Caproni e la quasi dimenticata Ada Negri.
La studiosa nell’introduzione del libro scrive una cosa importante:
Tutti i poeti della raccolta raccontano il dramma esistenziale del linguaggio, intrappolato in una realtà che tende ad annichilirlo, annientando il pensiero e la coscienza individuali, di cui il linguaggio stesso non è che espressione.
E chiude questo pensiero la studiosa Lombardo, che ha le preoccupazioni di una Simone Weil di questo turbolente millennio, un libro da studiare e assimilare, se vogliamo che la poesia continui:
A proclamare la nostalgia dell’umanità e di un tempo - magari solo immaginario - in cui era ancora possibile, non essere perfetti / e cadere, amando davvero.
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