Undue Influence di Anita Brookner

“Undue Influence”, romanzo del 1999 di Anita Brookner ancora non tradotto in Italia, offre un appassionante e divertente intreccio di eventi, espressi in una lingua raffinata, tipica di questa autrice.

I fatti sono narrati da Claire, una giovane sui 25 anni che ha vissuto un’infanzia compressa da un padre autoritario e una madre rassegnata.
Dopo la loro morte si ritrova sola, a Londra, nell’appartamento ereditato e trova un lavoro sui generis nel sottoscala di un piccolo bookshop appartenente a due vecchie sorelle zitelle. E’ lì che, mentre sta riordinando le carte del padre delle sue datrici di lavoro, incontra l’enigmatico Martin Gibson, ex professore di letteratura, sposato con una ricchissima e splendida ma insofferente donna, Cynthia, ormai ridotta a letto per una non precisata malattia che in breve tempo la porta alla morte, nonostante le premure del marito e della giovane e spigliata infermiera.

Claire, bisognosa di affetto, comincia a costruire castelli in aria su Martin, interpretando le distanze che lui mantiene come incapacità di comunicazione con le donne, originata forse prima dall’opprimente madre e, dopo le nozze, dalla moglie. In realtà, anche Claire gradirebbe esercitare un ruolo simile, nell’ipotesi vagheggiata solo da lei, che essi un giorno si sposino, ma dopo numerosi tentativi di contatto avviati da lei e realizzati (fanno anche sesso!), infine e solo casualmente, lei incontra Martin con Sue, l’ex infermiera della defunta moglie e capisce che i suoi erano assurdi piani, poiché il “timido” Martin parla senza veli di un futuro in cui il pronome “noi” non la include affatto.

Realistica e interessante l’analisi psicologica che l’autrice fa della protagonista.