Uno di nessuno
- Autore: Massimo Gezzi
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2016
Il poeta marchigiano Massimo Gezzi, che da anni vive e insegna in Ticino, ha pubblicato presso l’editore bellinzonese Casagrande un poemetto in undici stanze, ripercorrendo la vita e l’opera tragica di Giovanni Antonelli. Le ricerche, pazienti e accurate, sul “poeta pazzo” suo concittadino (Antonelli nacque a Sant’Elpidio a Mare nel 1848, e morì ad Ancona nel 1918) hanno occupato Massimo Gezzi per più di due anni, dando infine luogo a questa pubblicazione, consistente in una ricostruzione in versi delle vicende biografiche del protagonista, e nella successiva scansione in note illustrative delle poesie. Le quali, in un tono pacatamente narrativo, scevro di qualsiasi lusinga o espediente linguistico-formale, ripercorrono in prima persona l’esistenza raminga e infelice di “uno” appartenuto solo a se stesso, “Uno di nessuno”, appunto, in esilio perenne e straziato.
“Più mastino che uomo”, “erba avvelenata che crebbe / disprezzata come ortica del fosso”
Giovanni Antonelli venne al mondo nella primavera del 1848, nell’anno delle rivoluzioni che sconvolsero Italia ed Europa, e fu da subito egli stesso segnato da un’inquietudine ribelle (“Provai subito sdegno del pantano / natale”) che lo spinse a imbarcarsi come mozzo a tredici anni. Violentato sessualmente, picchiato, schernito da ciurma e ufficiali, spesso segregato in una cella di rigore, si congedò dalla marina dopo dodici anni di sofferenze e soprusi. Diventò adulto tra fame e malattie, ricoveri e latitanze, fughe e peregrinazioni a piedi attraverso varie regioni, in un perpetuo “dolore da braccato”, rifiutato dalla famiglia e dal paese d’origine.
Più volte incarcerato, e ancora più spesso rinchiuso in vari manicomi, la sua violenta polemica contro la società si incancrenì in reiterate azioni di prepotenza e rivolta furente contro cose e persone, che riusciva a placare solo attraverso la scrittura di poesie e di diari autobiografici, la cui stesura talvolta gli venne consigliata e commissionata dagli stessi medici che l’avevano in cura. Si esibiva anche in letture pubbliche, raramente con successo, più spesso incontrando nel pubblico derisione o compatimento.
“Ciabattini, sicari, rettili, zerbini, / raccogliete le monete che avete speso / per ascoltarmi. Non avrete le mie ossa, / non serberò il vostro ricordo”, “Andate, parole, calmate le mie angosce. / Evadete dalle carceri, ribellatevi a chi vi arresta, / lasciatemi l’illusione che qualcuno saprà / veramente chi siamo, se io sono / Antonelli e voi tutti siete me”.
La sua aspirazione a un riconoscimento tardivo si è realizzata solo recentemente, con la pubblicazione de “Il libro di un pazzo” presso gli editori Giometti & Antonello di Macerata, e con questo omaggio in versi di Massimo Gezzi.
Uno di nessuno. Storia di Giovanni Antonelli, poeta
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