Uno dei componimenti più noti dei Canti di Castelvecchio, raccolta pubblicata da Giovanni Pascoli nel 1903, è Valentino (oppure Oh! Valentino), nella quale la deliziosa immagine di un piccolo contadino vestito a nuovo rimanda a un’epoca ormai passata, sebbene recente, e a condizioni sociali che noi occidentali di oggi non conosciamo.
Ma come sempre accade nella poetica fortemente simbolica di Pascoli, dietro alla puntigliosa descrizione c’è un significato che rimanda ad altro e che scava a fondo nell’animo dell’autore.
Il ritorno all’infanzia come parentesi di gioia e l’esaltazione dei valori della famiglia, entrambi temi ricorrenti nella produzione letteraria del poeta romagnolo, sono i veri protagonisti di Valentino.
Analizziamo approfonditamente il testo.
“Valentino” di Giovanni Pascoli: testo
Oh! Valentino vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de’ tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: in vece
costa il vestito che ti cucì.Costa; ché mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d’un mese
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!,
e le galline cantavano, Un cocco!
ecco ecco un cocco un cocco per te!Poi, le galline chiocciarono, e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l’uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch’oltre il beccare, il cantare, l’amare,
ci sia qualch’altra felicità.
“Valentino”: parafrasi della poesia
Oh! Valentino vestito di nuovo,
splendente come i bianchi fiori primaverili che ricoprono i rami dei biancospini!
Soltanto, ai piedini graffiati dal rovo
hai solo la pelle (non indossi le scarpe);
sei scalzo come quando la mamma ti partorì
e da quel giorno lo sei sempre rimasto,
quelle “scarpe” (la nudità) non costarono nulla: costa invece
il vestito che lei stessa ti cucì.
Costa; perché la mamma ci spese tutti i soldi
per comprare la stoffa e cucirlo:
ora il slavadanaio è vuoto;
e occorse tutto quanto guadagnato con la vendita
delle uova d’inverno, per riempirlo,
Pensa, a Gennaio, quando faceva così freddo
che il fuoco del ciocco
non bastava a scaldarti e tu tremavi, ahimè!,
le galline però cantavano (così come i soldi tintinnavano nel salvadanaio).
Un uovo! ecco ecco un uovo un uovo per te!
Poi, le galline chiocciarono, e venne
Marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a metà, così, solo con l’abito,
ma a piedi nudi, simile a un uccello:
come un uccello venuto da chissà dove
che allegramente tra il ciliegio salta, e non sa
che oltre il beccare, il cantare e l’amare,
esistano altre felicità, così Valentino
è felice del suo vestito nuovo
e accetta la mancanza delle scarpe.
Non ha bisogno di altro che di amore e
di ciò che la natura offre, pertanto
di false felicità e non sa e non vuol sapere.
“Valentino” di Pascoli: analisi metrica e figure retoriche
Valentino è una poesia che si compone di 6 quartine a rima alternata.
Tra le figure retoriche spiccano:
- similitudini (come le brocche dei biancospini e come un uccello venuto dal mare)
- onomatopee (ecco ecco un cocco, un cocco per te)
- perifrasi (e cantò più d’un mese, per riempirlo).
“Valentino” di Giovanni Pascoli: spiegazione letterale della poesia
Valentino è un piccolo contadino povero che in un bel giorno di primavera si presenta, dopo che per tutto l’inverno si era vestito di stracci, con un bell’abito nuovo.
Il piccolo è splendente di felicità per questo.
Mettendo faticosamente da parte i soldi ricavati dalla vendita delle uova nei mesi più freddi infatti, la mamma è riuscita a comprare la stoffa per cucirgli il vestito.
Valentino però non ha le scarpe.
A Marzo le galline hanno chiocciato e smesso di fare le uova, pertanto alla famiglia è venuto meno il principale mezzo di sostentamento e la mamma non ha potuto acquistarle.
Dunque il bimbo rimane come un uccello: le piume, cioè i vestiti, ce li ha, ma i piedi restano nudi.
“Valentino” di Pascoli: analisi e tematiche
Valentino è una poesia semplice e bozzettistica soltanto in apparenza.
Come sempre accade nella produzione pascoliana, anche qui l’elemento simbolico è fortemente presente e rimanda a tematiche profonde.
Esse sono essenzialmente tre: analizziamole una per una.
- Il mondo contadino
Giovanni Pascoli conosceva bene il mondo e la cultura contadina, ne era attratto e li riportava spesso nelle sue opere.
Anche in Valentino la campagna con alcune sue peculiarità, si apre sullo sfondo della minuziosa descrizione del giovanissimo protagonista.
La rappresentazione tuttavia è tutt’altro che idilliaca e romantica, ma piuttosto pragmatica, quasi materialistica.
Il poeta pone l’accento sull’elemento che, di solito, costituiva il perno dell’economia rurale dell’epoca, ovvero il pollaio.
La vendita delle uova era una fonte di guadagno irrinunciabile che permetteva agli agricoltori di racimolare qualche soldo e, magari, di metterlo da parte in vista di una spesa futura, proprio come fa la madre raffigurata nel componimento.
Ecco perché potevano insorgere difficoltà con l’arrivo della primavera, periodo in cui la cova impedisce alle galline di fare le uova, una situazione che tuttavia la donna accetta con serena rassegnazione, poiché questo è il normale ciclo della natura, che è doveroso comunque ringraziare per la generosità con la quale ci dona i frutti che ci permettono di vivere.
- Il valore della famiglia
Valentino non è un nome scelto a caso.
Esso significa che vale ed assume un forte connotato simbolico.
Il bimbo menzionato è povero, non ha nulla, il suo valore risiede esclusivamente in se stesso e nell’amore che la madre nutre per lui.
Ma ha davvero bisogno di altro?
Sembra di no.
Il piccolo è felice e sereno, appagato dal calore familiare che ha e sente intorno a sé.
Accudito e protetto dalla premurosa genitrice, Valentino ha tutto ciò che gli occorre per crescere sano, libero ed emotivamente forte.
- Il ritorno all’infanzia e il tema del “nido”
Valentino è anche, fra l’altro, la poesia del ritorno (impossibile) all’infanzia, ancora una volta strettamente connesso al tema ricorrente del "nido" familiare vuoto.
Non è difficile scorrere tra le righe del componimento una sottile ma palpabile malinconia da parte dell’autore, la cui fanciullezza inizialmente idilliaca, venne spazzata via da una indicibile serie di lutti che lo devastarono moralmente.
Pascoli non riuscì mai a superare il dolore per la perdita precoce dei genitori e dei fratelli, condannandosi ad un’esistenza triste ed inquieta.
Lungi dal diventare mai un capriccio, in lui il desiderio di tornare bambino coincide con quello, ovviamente inappagabile, di un nuovo approdo al “nido” ancora intatto, alla felice vita domestica e familiare ormai perduta e mai dimenticata.
Il piccolo Valentino, povero e senza scarpe, ha molto più di quanto l’apparenza mostri, tutto ciò che a lui è venuto a mancare troppo presto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Valentino” di Giovanni Pascoli: parafrasi e analisi del testo della poesia
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