Per la nostra iniziativa Ti presento i miei... libri, Fabio Valota (Crema, 1993) ci presenta Il risveglio, edito per Albatros (2020). Il volume costituisce la prima tappa di una trilogia fantasy, L’era della Profezia.
Il risveglio: trama del libro
Gli eventi si svolgono in un’ambientazione fantasy medioevale, in un continente un tempo dominato da un antico popolo ormai ricordato solo nelle leggende: i Precursori, una civiltà molto avanzata grazie al Potere, energia magica che sono in grado di controllare. Attraverso questo Potere i precursori hanno soggiogato gli umani. Con il trascorrere del tempo però questa energia inizia a manifestarsi anche in alcuni uomini, rendendoli meno propensi alla sottomissione ai loro signori e padroni.
A causa dello scoppio di una lunghissima guerra tra Precursori e draghi, altra specie che mira a occupare il continente, si arriva alla scomparsa sia dei Precursori che della loro nemesi. Di quanto accaduto restano poche tracce e un profondo alone di mistero.
Il tempo avanzà inesorabile e la memoria del passato si fa sempre più tenue: gli uomini, ormai padroni del continente, dimenticano le origini, perdono le abilità acquisite e le storie del passato diventano miti e leggende; solo nelle Accademie di Downdam e Ghemona o nelle inaccessibili terre dell’Altopiano si tenta invano di preservare la storia.
Seguono anni bui, senza cronache da parte degli storici fino a quando, circa mille anni prima degli eventi narrati nel romanzo, Thiudareicks Altarion fonda nell’ovest un impero, che ricopre i territori un tempo appartenuti ai Precursori. Nel corso dei secoli l’impero si espande sul continente, tuttavia il dominio degli Altarion è diviso al suo interno e con il passare dei decenni la corruzione, la separazione in caste dettata dalla rigida società feudale e la crescente influenza del credo religioso del Verbo generano spaccature e un generale clima di ribellione. L’ultima di queste rivolte, avvenuta solamente otto anni prima delle gesta narrate e terminata in una carneficina, lascia pesanti strascichi in tutto l’ovest e pone tutte le signorie del sud, prima indipendenti, sotto il protettorato imperiale.
In questo clima di malcontento generale l’antica magia dei Precursori, il Potere, torna a manifestarsi con forza, mettendo in moto una serie imprevedibile di avvenimenti, narrati attraverso le vicissitudini dei personaggi del romanzo, suddiviso in cinque macrofiloni narrativi, volti a garantire una visione completa di tutto ciò che questo “risveglio” comporta sul fragile equilibrio in cui il continente ha vissuto fino a quel momento.
Presentazione del romanzo
- Da dove nasce il titolo Il risveglio?
Il "risveglio" è la costante narrativa di tutto il romanzo, tutto ciò che era stato dimenticato, perduto, sopito si ripresenta in un eterno ritorno, sottolineando la ciclicità del tempo e l’importanza della storia passata. Quale migliore parola per sottolineare questo incedere?
- Come si crea l’universo narrativo? Qual è la genesi della geografia, delle popolazioni, dei linguaggi, delle relazioni, ecc.
Il primo passo per la creazione dell’intero romanzo è stato letteralmente uno scarabocchio su un foglio di carta che doveva rappresentare la mappa del mondo. Mi è venuto spontaneo, senza pensarci troppo ho inserito tutti quegli elementi morfologici che possono presentarsi su di un continente nella maniera più coerente possibile. Distribuire montagne, foreste, ghiacciai, fiumi è stato piuttosto divertente, conscio che ognuno di essi avrebbe potuto rappresentare un punto chiave all’interno della narrazione dell’intero romanzo. Dopo aver stabilito la geografia del continente ho lavorato alla genesi dei popoli che lo abitavano e alla creazione delle loro città. Per fare questo ho preso spunto dalla storia: nella fredda isola del nord troviamo l’Inghilterra del IX-X secolo con le popolazioni sassoni, sedentarie e allineate ai valori del cristianesimo diffuso nell’Europa continentale, in contrasto con i razziatori danesi politeisti.
L’impero è un misto tra la rappresentazione della decadenza del V secolo dell’Impero Romano e quella del sacro romano impero germanico. Le signorie del Sud rappresentano un insieme eterogeneo di realtà caratterizzate da profondi contrasti e differenze che ricordano le vicissitudini dell’Italia rinascimentale: zone rurali, in cui le caste cavalleresche e l’onore feudale la fanno da padrone, contro aree cosmopolite in cui la borghesia mercantile e la scienza trovano lo spazio di emergere e creare ricchissimi imperi personali. Nel lontano Est invece le città indipendenti, ognuna con i propri regni solitari e isolati, prendono spunto da alcuni aspetti delle città dell’antichità esasperandoli. Infine nelle vastissime steppe del Mare Erboso vi è un forte rimando all’Orda D’oro del Gran Khan. Ovviamente solo il genere fantasy mi avrebbe consentito di appianare la linea del tempo e far convivere tutte queste realtà.
- Puoi parlarci dello sviluppo psicologico dei personaggi? Dalla rimozione dell’archetipo manicheo di bene e male all’umanizzazione dei protagonisti.
Per la creazione dei personaggi ho provato a immedesimarmi in essi, assumere il loro background sociale e culturale, chiedendomi come una persona con tali caratteristiche avrebbe agito. Pertanto non ritroviamo la solita lotta tra personaggi positivi, estremamente buoni, il classico eroe tipico delle fiabe, così come non ci sono antagonisti che perseguono il male a prescindere senza motivazioni logiche. Ognuno di loro ha degli obiettivi e a seconda della personalità, del carattere o delle influenze esterne si troverà ad agire per raggiungere il proprio scopo con modalità differenti: chi con la violenza, chi con l’inganno, chi con la conoscenza e la razionalità. Questo li pone tutti nella categoria dei personaggi “grigi”: nessuno è malvagio perché vuole esserlo, come nessuno di loro è un eroe senza macchia e senza paura. Ciò mi ha consentito di generare e sviluppare svariate sfumature della loro personalità, ovviamente cercando di mantenere coerenza all’interno dell’intera narrazione e descriverne lo sviluppo psicologico stimolato dall’incedere degli eventi che si ritrovano ad affrontare nel corso della loro storia.
- Perché il fantasy? Cosa ti dà questo genere che altri filoni narrativi non hanno?
Ciò che il genere fantasy a mio parere garantisce è la libertà. L’autore può immaginare “l’impossibile” e renderlo reale, il banale può diventare epico. Ovviamente bisogna prestare estrema attenzione per non scadere nell’eccessivo e nel grottesco. Ma la mia chiave di lettura per la parola fantasy è libertà di creare, libertà di mettersi dinanzi a un foglio completamente bianco e generare il proprio mondo, la propria storia con le proprie regole.
- Perché una trilogia? Come si crea una saga, hai già idee per l’intero ciclo? Qual è la macro separazione tra i tre romanzi?
Inizialmente l’idea era quella di creare un romanzo autoconclusivo, tuttavia, come buona norma per ogni autore fantasy, ho disatteso questa aspettativa con il crescere costante delle idee e degli spunti di trama fino a ideare una scaletta rappresentativa di alcuni momenti cardine per l’intera trilogia. Quando ho completato la stesura del primo romanzo pertanto già sapevo cosa sarebbe successo nel secondo e come concludere il terzo che seguirà.
Se il primo romanzo è caratterizzato dal risveglio, il secondo sarà invece incentrato sulla scoperta e sulla presa di coscienza di ciò che è ritornato, mentre il terzo romanzo sarà dedicato alle conseguenze che ciò ha portato fino alla resa dei conti per ritrovare un nuovo equilibrio sul continente. Tutto ruota attorno alle fasi descritte nella Profezia, la comprensione della stessa può aiutare il lettore a capire l’incedere dell’intera saga.
- A chi consigli questo libro? Cosa ci può trovare qualcuno che non ha necessariamente affinità con il fantasy?
Consiglio questo libro a chi vuole cimentarsi in una lettura fantasy che cerca di ridurre al minimo i suoi cliché e dare una visione più realistica alla storia: nonostante la presenza di elementi quali magia, creature mitologiche, ecc. vi sono numerosi altri elementi. Il fantasy, grazie alla libertà che concede all’autore, è lo scenario ideale dove ambientare i vari filoni narrativi del romanzo, dove i protagonisti, persone già provate dalla vita, trovano le energie per affrontare le sfide cui il destino li sottopone. Ognuno possiede le motivazioni che lo spingono all’azione: rivalsa, vendetta, rimorso, curiosità, amore, ricerca introspettiva.
Tutto questo mi ha dato l’opportunità di toccare alcune tematiche quali la schiavitù, la situazione della donna, la parità di genere, il fine vita, l’accettazione del diverso, senza la pesantezza tipica del saggio, ma inserendole nella storia stessa per vederle attraverso gli occhi dei personaggi che le vivono in prima persona. Pertanto, grazie a questi elementi che si sommano ai misteri che un mondo fantasy può celare, credo che anche dei lettori non particolarmente affini al genere possano trovare il romanzo coinvolgente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fabio Valota presenta il suo libro "Il risveglio"
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