Vanessa e Virginia
- Autore: Susan Sellers
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2013
“Alzo la testa dalla pagina e guardo fuori dalla finestra, La luce del sole tremola sul vetro. Per un attimo ti vedo com’eri all’epoca, il tuo viso sbarazzino che mi sorride mentre scrivo. Poi la luce si dissolve e tu scompari. E io rimango a fissare il vetro vuoto”.
Vanessa Bell (nata Stephen 1879 – 1961) rievoca il proprio passato e il suo rapporto con la sorella Virginia Woolf (1882 – 1941).
“Io sono la primogenita. Dovrei venire prima di te”.
Vanessa, pittrice e arredatrice, Virginia (“il tuo viso è più grazioso del mio”), una delle maggiori glorie della letteratura inglese di tutti i tempi, sono qui ritratte fin da piccole nell’abitazione al 22 di Hyde Park Gate vicino ai Kensington Gardens, appartenenti alla numerosa prole di Leslie e Julia Stephen.
“Le nostre facce sono la replica inesatta l’una dell’altra, come se un pittore avesse cercato di cogliere la stessa persona da diverse angolazioni”.
Gli Stephen si erano sposati in seconde nozze portando reciprocamente in dote i figli nati dai precedenti matrimoni. Laura (presto sarebbe finita in manicomio) era l’unica figlia di Leslie, mentre George, Stella e Gerald Duckworth erano i figli nati nel primo matrimonio di Julia. Quest’ultima insieme al secondo marito aveva avuto Vanessa, Thoby, Virginia e Adrian.
“Vorrei riuscire a trasmettere l’aura che avvolgeva quei giorni”.
L’artista Vanessa come in un dipinto rivede una scena della sua infanzia: la madre seduta alla scrivania “preoccupata, sfuggente” e la presenza del padre “che tutto controllava”. I colori sono scuri mentre i bambini appaiono in primo piano inginocchiati, Virginia con i suoi capelli intessuti del rosso del fuoco si trova al centro del dipinto.
“Tu sei la mia alleata naturale nei miei rapporti con il mondo”.
Vanessa all’interno di quell’edificio alto e stretto, in quella famiglia tipicamente vittoriana aveva scoperto presto la passione per la pittura grazie alla sorellastra Stella che le aveva messo in mano un pezzo di gesso.
“Ci hanno addestrato a diventate due signore. Com’è che hai detto tu una volta? Abbiamo imparato a venerare l’angelo della virtù, una creatura capace di una tale abnegazione da non avere bisogni propri”.
Se Nessa dipingeva, per Ginny iniziavano i primi tentativi letterari.
“Tu eri quella che ci sapeva fare con le parole. Tu eri quella in grado di prendere un evento e descriverlo in modo da rivelarne l’essenza”.
Le estati in Cornovaglia a St. Ives a Talland House dove i fratelli potevano godere di una libertà senza precedenti lontani dal tipico rigore londinese, il mare, i colori vividi e la luce erano fonte d’ispirazione per entrambe le sorelle, mentre Vanessa imparava a fare “i miei primi veri esercizi”, forse Virginia tratteneva dentro di sé tutte quelle sensazioni che sarebbero scaturite anni dopo in capolavori quali Gita al faro (To the Lighthouse) 1927 e Le onde (The Waves) 1931. La morte improvvisa della madre Julia aveva rotto un equilibrio quasi perfetto e il padre Leslie si era chiuso nel suo dolore “una parte di me desiderava liberarsi di quella casa buia simile a una prigione e cominciare a esplorare la vita in solitudine, mentre un’altra parte si ritraeva, riluttante ad abbandonare il modello familiare”.
L’autrice inglese Susan Sellers (co–direttrice della serie di edizioni critiche delle opere di Virginia Woolf per la Cambridge University Press) nel suo romanzo d’esordio attraverso una scrittura raffinata e interiore delinea i complicati aspetti degli istanti più importanti di Vanessa e Virginia. Dedizione, gelosia, complicità, grande affetto, entrambe “spietate fustigatrici dei difetti altrui”, le sorelle si erano cucite addosso “una vita in cui ognuna fosse libera di praticare la sua arte d’elezione”. Il matrimonio, Vanessa con Clive Bell con il quale avrebbe vissuto un’unione aperta, Virginia con Leonard Woolf che avrebbe cercato sempre di proteggere la sua anima tanto bella quanto fragile, il Gruppo di Bloomsbury, i cui componenti erano tanto eccentrici, quanto geniali e anticonformisti.
“La nostra esistenza apparve certo assai ingarbugliata a un qualsiasi osservatore esterno”
Il suicidio di Virginia (“tu cammini lungo la riva alla ricerca di pietre con cui riempirti le tasche”) avrebbe posto la parola fine a un rapporto tanto complesso quanto esclusivo. Immenso il senso di perdita per Vanessa (“penso a te quel giorno, tu che fissi il fiume che scorre rapido...”) tanto da fare scrivere alla donna:
“Sai, dopo tutti questi anni, io ancora mi chiedo se mi volevi bene davvero”.
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