Varen’ka Olesova di Maksim Gor’kij

È l’inconfondibile letteratura russa, quella del linguaggio raffinato, della sottile ironia latente, della bellezza come requisito essenziale, una bellezza che pervade la natura tutta e quindi anche quella contraddittoria dell’uomo.

Lo stile di Maksim Gor’kij ricorda i suoi nobili maestri, da Tolstoj a Dostoevskij. Gor’kij però, nato successivamente, vive la Russia di fine ottocento, quella che oltre all’ironica visione sui vizi della borghesia già largamente sviscerata dai suoi predecessori, si prepara alla rivoluzione proletaria, ed è quest’atmosfera sotterranea unitamente ad una sottile sensualità che si respira nel racconto Varen’ka Olesova, pubblicato da Voland a dicembre 2011 nella collana Sirin Classica.

Ippolit è un professore universitario che, in visita alla sorella appena divenuta vedova, s’imbatte in una giovane donna, Varen’ka Olesova, la quale attraverso il suo particolare carattere lo porterà allo stravolgimento dei propri rigori interiori, fino a sopraffarlo in un epilogo che lascia di stucco anche il lettore.
Varen’ka è bella, di quella bellezza che arriva alla superficie da un animo che non si riesce a collocare negli stereotipi femminili dell’epoca. Ed è proprio questo a confondere intimamente Ippolit. Lei è giovane, capricciosa, originale, mossa da un’estrema sensualità, altezzosa e lunatica ma nello stesso tempo consapevole, coraggiosa nel voler affermare il suo punto di vista, la sua stravagante visione della vita anche a costo di rendersi odiosa.
A queste qualità, che però Ippolit si sforza per tutto il tempo di collocare tra i difetti irreversibili della donna, lo stesso giovane soccomberà in un vortice crescente di attrazione e repulsione, combattuto com’è tra gli impulsi che la libertà interiore di questa fanciulla gli suscita ed i pregiudizi inculcati nella sua educazione borghese.

È un racconto decisamente accattivante così come lo sono tutti i personaggi che vi prendono vita nella loro stramba natura. La sorella di Ippolit ed il nuovo pretendente, il padre e la zia di Varen’ka, la cameriera Masa ed il suo amante, la servitù: ognuno di loro racconta con una raffinata ironia il carattere psicologico di una società radicata che stava inesorabilmente cambiando.