La storia di Bambi è divenuta nota al grande pubblico grazie al successo del lungometraggio animato Disney del 1942, candidato a ben tre premi Oscar.
Da quel momento in poi intere generazioni hanno sperimentato sulla propria pelle il cosiddetto “trauma di Bambi”.
Perché non c’è bambino che non abbia pianto sconvolto guardando le prime scene del film. Il cartone animato della Disney rappresentava, dandole corpo e sostanza, la peggiore paura dell’infanzia, ovvero la perdita della propria madre e, di conseguenza, di ogni punto di riferimento.
La mamma di Bambi uccisa dal cacciatore è stato uno shock che nessun piccolo spettatore del lungometraggio Disney ha mai realmente superato e che si porterà dietro per tutta la vita in un piccolo scompartimento dell’inconscio dedicato ai traumi infantili.
Il trauma mai superato di Bambi oggi trova finalmente una spiegazione, perché in realtà Bambi in origine non era affatto una storia per bambini, ma era stato concepito come un libro per adulti dedicato alla narrazione dell’antisemitismo e alla persecuzione degli ebrei.
Pochi sanno che Felix Salten, un ebreo austriaco costretto a fuggire dalla Vienna occupata dai nazisti, scrisse Bambi all’indomani della Prima guerra mondiale con l’intenzione di destinarlo a un pubblico adulto per ammonire il mondo intero riguardo al pericolo imminente della persecuzione antisemita.
Ma cosa lega la fiaba del cerbiatto Bambi alla minaccia della Seconda guerra mondiale? Ora vi raccontiamo la vera storia.
Bambi, una vita nei boschi: il libro di Felix Salten
La storia originale reca il titolo Bambi: Eine Lebensgeschichte aus dem Walde e fu scritta nel 1923 dal giornalista austriaco Felix Salten.
In seguito l’opera fu tradotta in lingua inglese nel 1928 come Bambi: a life in the woods.
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In Italia il libro originale di Salten è stato pubblicato dalla casa editrice Castelvecchi nel 2015 con il titolo di Bambi: una vita nella foresta.
Oltre che essere un abile scrittore, Salten era anche un appassionato cacciatore. Scrisse Bambi, una vita nei boschi poco dopo gli eventi della Prima guerra mondiale, come libro destinato a un pubblico adulto.
Il romanzo fu pubblicato a puntate sul quotidiano viennese Neue Freie Presse dal 15 agosto al 21 ottobre 1922. La versione integrale della storia fu edita in Germania dalla Ullstein Verlag l’anno successivo, nel 1923.
Il successo del libro Bambi e la persecuzione nazista
Il libro Bambi, a life in the woods fu enormemente popolare dopo la sua pubblicazione. Venne nominato "libro del mese" e nel 1942 vendette 650.000 copie negli Stati Uniti.
In America la storia riscosse un successo grandioso, una delle prime recensioni entusiaste fu scritta da Louise Long sul Dallas Morning News nel 1938:
Il lettore è portato a sentire profondamente e in modo emozionante il terrore e l’angoscia della caccia, l’inganno e la crudeltà del selvaggio, la pazienza e la devozione della madre verso i suoi piccoli, la furia dei rivali in amore, la grazia e la solitudine dei grandi cervi della foresta. In descrizioni che a volte tolgono il fiato, l’autore ritrae la foresta in tutti i suoi stati d’animo: sconvolta dalla follia dalle tempeste, o bianca e silenziosa sotto la neve, o che sussurra e canta a se stessa all’alba.
Il New York Times elogiava lo stile “tenero e lucido” di Felix Salten in grado di portare il lettore“ fuori da se stesso”.
Nel 1936 il libro fu vietato nella Germania nazista che vi lesse un’ "allegoria politica sul trattamento degli ebrei in Europa." Molte copie del romanzo furono bruciate, rendendo le prime edizioni originali estremamente rare e difficili da trovare.
Lo stesso Salten era ebreo. Fu privato della cittadinanza austriaca dai nazisti e costretto alla fuga a Zurigo, in Svizzera.
In terra elvetica Salten continuò a scrivere, dando alla luce nel 1939 il seguito di Bambi intitolato I figli di Bambi: The Story of a Forest Family.
Il giornalista austriaco morì in Svizzera nel 1945, senza più fare ritorno nella sua terra natale.
Bambi e la parabola dell’antisemitismo
Il libro Bambi, a life in the woods celava effettivamente una lettura più profonda.
Felix Salten con la pubblicazione di Bambi si servì dell’allegoria degli animali per avvertire il mondo del trattamento disumano riservato agli ebrei e alle altre minoranze agli albori del nazismo.
Come riportato dal quotidiano britannico The Guardian il racconto originale di Bambi, adattato dalla Disney nel 1942, è in realtà un romanzo esistenziale sulla persecuzione e l’odio antisemita nell’Austria degli anni Venti.
Il The Guardian di recente ha pubblicato un’intervista al professor Jack Zipes, insegnante di letteratura tedesca comparata all’Università del Minnesota, per promuovere la nuova traduzione inglese del romanzo.
Nel corso dell’intervista il professor Zipes spiega come il giornalista Felix Salten nel libro Bambi, a life in the woods avesse in qualche modo previsto la tragedia dell’Olocausto. Già negli anni Venti in Austria e in Germania gli ebrei venivano accusati della perdita della Prima guerra mondiale e iniziava la prima sottile forma di persecuzione.
Il libro Bambi voleva essere una forma di avvertimento, afferma il professor Zipes:
Questo romanzo è un appello a dire: no, questo non dovrebbe succedere.
Purtroppo il successo clamoroso del romanzo di Felix Salten Bambi, a life in the woods non riuscì a fermare la devastante tragedia che avrebbe colpito il mondo meno di un decennio dopo.
Bambi nella trasposizione Disney
Come abbiamo visto la storia vera di Bambi si discosta parecchio dal lungometraggio animato. Ma come si è arrivati, dunque, alla trasposizione di Walt Disney?
Il professor Zipes spiega al The Guardian che il cambiamento della storia originale potrebbe essere dovuto a un problema di traduzione. La versione inglese Bambi, a life in the woods nella traduzione avrebbe attenuato l’antropomorfismo originario del libro di Salten trasformando di conseguenza il messaggio dell’autore.
Walt Disney, basandosi su quella versione, trasformò la storia di Bambi in una fiaba per bambini che pone l’accento sulla tutela degli animali che vivono nella foresta. Inoltre lo stretto parallelismo tra il cerbiatto che diventa un cervo e il bambino destinato a diventare adulto dava alla storia tutto il necessario per essere il perfetto racconto di formazione dalle molteplici sfumature morali.
Felix Salten tuttavia guadagnò solo mille dollari dalla vendita dei diritti del libro per la trasposizione cinematografica e non ricavò nulla dal successo del lungometraggio animato.
La vera storia di Bambi sarebbe stata travisata dalle generazioni a venire e non compresa, purtroppo, dal pubblico cui era realmente destinata con lo scopo di accendere un campanello di allarme contro la minaccia nazista e antisemita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vera storia di Bambi: un’allegoria della persecuzione antisemita
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È una recensione molto interessante che apre scenari da me ignorati. Anche io sono una vittima del trauma di Bambi, il cerbiatto rimasto orfano di cui vidi alla fine degli anni ’50 il film di Disney. Mi sono sempre chiesta come mai una storia così triste e angosciante , sia pure poetica e delicata, fosse stata scritta proprio per i piccoli. Con questo articolo ho compreso il drammatico significato originario del racconto.