Verde Eldorado di Adrián N. Bravi

Verde Eldorado di Adrián N. Bravi (Nutrimenti, 2022) è un breve romanzo di sradicamento.
È lo sradicamento di Ugolino, un giovane come tanti che, a un tratto, vede la sua vita cambiare. Un incendio lo lascia orribilmente sfigurato, e il padre, un cinico mercante della Venezia cinquecentesca, lo fa imbarcare su una nave esplorativa verso il Nuovo Mondo, verso un Eldorado senza forma.
È l’unica alternativa per un reietto rifiutato dalla società, costretto a nascondere il suo aspetto mostruoso con un cappuccio.

Giunti a destinazione, Ugolino e i suoi compagni sono assaliti da una tribù di cannibali. Chi non riesce a fuggire viene catturato e ucciso, con un’unica eccezione: il protagonista. È considerato un protetto dei Signori del fuoco, un semidio salvato dalle fiamme. In quanto tale, i "negas-dè" (negatori di Dio) lo accolgono come uno di loro. La sua nuova vita è straniante, e la lingua degli Indios cela una visione del mondo primitiva, che ha poco a che vedere con quella europea.
La stessa cognizione del tempo muta. Per dirla con il protagonista, che narra in prima persona la sua storia:

“Ogni cosa è qui, da sempre, accanto a questo fiume, destinata a restare intrappolata in un perenne presente; il resto è una mera invenzione che svapora. Mentre lassù, dove sono nato, ogni segno e ogni frammento di vita presuppongono un futuro e un altrove”.

Nonostante le differenze, però, è solo tra i cannibali che il ragazzo può esibire il suo aspetto, togliere il cappuccio e ritrovare l’amore.
Ugolino, tuttavia, sa di non essere come chi ha sbranato i suoi compagni: è, in fondo, ancora un veneziano. Attende con ansia una nave che lo riporti a casa.
È questo il paradosso dell’esule: la sua identità è spezzata in due, tra un passato irraggiungibile e un presente che non si riesce a far proprio. Il destino del protagonista è dunque segnato?
O forse è possibile trovare un’armonia, un Eldorado, proprio dove tutto sembra diviso?

La sobria scrittura di Bravi, ironica e malinconica al tempo stesso, ci restituisce un percorso di formazione nell’esilio. Un cammino difficile, contraddittorio, che consiste nel conciliare l’inconciliabile: passato e presente, amore e odio, realtà e immaginazione.
È quando questo miracolo riesce, che la vita assume un nuovo splendore. L’autore di questo agile romanzo, che affronta problemi centrali della nostra epoca senza annoiare mai, è un argentino che ha messo le radici in Italia.
Ne sa certamente qualcosa.