Verrà giorno all’improvviso di Miriam Rocca

Dietro la coltre di cinismo che avvolge Jean Paul, si nasconde un uomo curioso e sognatore che vive ancora in una bolla di incertezze, tutto intorno ai suoi desideri, ripiegato su se stesso. Personaggio razionale fin dentro le profondità del suo essere, ma lontano dalla verità che gli rimane celata, ha soppiantato i sogni con impalcature accessibili, eppure si rivela profondamente alla ricerca di un che di forte e di magico che lo possa spingere a essere davvero se stesso, a spogliarsi delle idee visibili, a fare un salto nel vuoto. Nel silenzio, in un’espressione serena.
Sente addosso infatti il peso del suo modo di guardare agli eventi e al mondo, un lavoro che lo inghiotte con i suoi dati di fatto, fino a quell’impercettibile movimento che lo porterà a osservare quello che aveva già sotto gli occhi, la vita, dotandolo di un sorriso arguto e soffuso di speranza. Basta un attimo, uno solo, e qualcosa lo travolge donandosi e scoprendosi.
Non è come immaginava, certo, è l’inaspettato. Ci vuole tempo, tutto qui.

Romanzo esistenzialista con un approccio narrativo che indulge solo a tratti sui luoghi e sui personaggi, per lasciare al lettore il compito di completare sembianze, passato e vissuti dei vari passaggi, quasi kafkiano, per quell’effetto straniante e per lo scavo nichilistico, “Verrà giorno all’improvviso” di Miriam Rocca si distende per gradi in un’atmosfera sospesa che restituisce chiaramente i tormentati percorsi di quei volti, di Jean Paul soprattutto, uomo disposto a tradire gli affetti in cambio di un po’ di certezze, e che fa della sua ossessione del tempo l’unico sguardo fuori dalla finestra. Un uomo impegnato a registrare i momenti e a voltarli come pagine sottili di un destino appuntato sui giorni sempre uguali, che desidera superare il dolore di sentirsi sradicato – senza valori né fede né amore –; tentando di afferrarlo ne stacca un frammento. Nel mezzo di pagine di folgorazione prima e di redenzione poi.
E da redento si ritrova in una realtà per lui difficile da comprendere, si stropiccia gli occhi e mima con le labbra il desiderio di esserci ancora per lottare, una volta messo in discussione ogni punto di riferimento al quale si aggrappava, punti effimeri e fragili, dove il pensiero stesso si esprimeva debole. La narrazione guida verso queste scoperte, questi orizzonti nuovi ai quali il protagonista cerca in ogni modo di dare delle risposte, razionali fino a un certo punto; dovrà poi cedere, attratto dall’affidarsi.

Una narrazione lieve ed essenziale, mai contorta nonostante si affrontino tematiche importanti e profonde quali la ricerca della verità, l’aspirazione alla libertà, l’approdo al futuro slegato dai rimorsi. Tutto mescolato alla speranza, che aleggia tra le pagine, la pace interiore che è anche un luogo – la spiaggia – riva placida che introduce l’infinito.
Immerso in questo groviglio misterioso di sensazioni, con un senso di costrizione e di inquietudine che guida gli ingranaggi della storia e delle microstorie dei diversi personaggi che la vita gli restituisce e che avanzano di buon passo verso di lui, Jean Paul si sentirà smarrito, ma un cenno soltanto di fiducia prima di riprendere il cammino e comprenderà che quelle che considerava delle certezze si trattenevano su pavimenti di sabbia. E alzato lo sguardo, scoprirà appena in tempo un caleidoscopio di colori sotto il cielo tardo della maturità, e inseguirà parole nuove con cui raccontare anche solo un accenno del senso del tutto.