Viaggiatore di città
- Autore: Maurizio Cucchi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2008
Maurizio Cucchi (1945) è uno dei maggiori poeti viventi italiani. Scoperto da Raboni, ha esordito con Il disperso, opera che ha segnato un’epoca. Non starò a elencare i molti libri di poesia pubblicati né i premi importanti vinti. Cucchi è conosciuto dal grande pubblico. Ha curato antologie di poesia importanti, ha curato diversi Almanacco dello Specchio, è stato traduttore, consulente editoriale. Inoltre Cucchi è anche un ottimo recensore. Come critico ha anche curato una rubrica di poesia su “La Stampa” e ora ne cura una su “la Repubblica”.
Con il libro Viaggiatore di città, pubblicato nel 2008 da LietoColle e tornato in libreria nel 2015, Cucchi esordisce come prosatore. Quest’opera è tra le meno note. Pochi ne conoscono l’esistenza. LietoColle è una piccola casa editrice indipendente, che ha sempre puntato tutto sulla qualità letteraria. È sempre stata attenta ai giovani, agli emergenti. Io ho acquistato diversi volumi nel tempo e non ne sono mai rimasto deluso. È specializzata in libri di poesia contemporanea, ma non pubblica solo liriche. Michelangelo Camilliti, fondatore della casa editrice, definiva i suoi volumi "libricini da collezione".
Questi testi di Cucchi erano stati pubblicati precedentemente nel 1991 e nel 1992 su “la Repubblica”. Sono state fatte poi aggiunte, tagli, insomma correzioni e revisioni. Il risultato sono un insieme di prose brevi, ma chiamiamole pure piccole prose (come le definiscono i francesi), ben scritte. Ogni prosa è al massimo di una pagina e mezzo, due pagine. Alcuni scrittori annoiano per la loro prolissità, vogliono dimostrare di avere gli attributi scrivendo libri troppo corposi. Invece il poeta è conciso; ha il dono della sintesi, della brevità. Eppure in queste prose brevi non manca niente, c’è tutto il necessario. Nessuna parola è fuori posto; nessun termine, nessun vocabolo è fuori luogo. Cucchi non difetta, non eccede mai, il linguaggio è sempre appropriato. Non è mai troppo né troppo poco. Tutto è ponderato, calibrato, misurato. Non vi è traccia di drammaticità né di espressionismo.
L’equilibrio psicologico si intuisce dell’ironia pacata e dalla rassegnazione per come vanno le cose, per come va il mondo. Tutto è filtrato, mediato da lucidità e ragionevolezza. Cucchi in questo libro si improvvisa flâneur, cammina oziosamente per le strade e gli angoli di Milano. Ma i posti battuti non sono gli itinerari turistici, che le guide fanno fare. Non sono i luoghi rinomati e celebrati da molti. Cucchi sceglie le vie periferiche, gli angoli sconosciuti ai più. Descrive la zona della Bovisa, Piazzale Loreto, via Arena, Rogoredo, Lambrate, Niguarda, Corso Buenos Aires, etc etc. Descrive questi posti in modo realistico senza enfasi né crudezza.
Particolarmente significativa è anche la descrizione della passeggiata alla stazione centrale, immerso nel caos, nell’impersonalità di quello che i sociologi chiamano non luogo. Ma Cucchi a volte tratteggia anche con brevi spunti e accenni il maggior disordine umano della metropoli, quella che nelle scienze umane si chiama anomia. Sono comunque anche posti del suo animo. In una prosa a fargli da guida è il poeta Mario Santagostini. Poi vengono descritti i luoghi di Franco Loi, grande poeta dialettale. Quindi viene descritta l’osteria di Paolo Sarpi. Inoltre si occupa della Conca del Naviglio, dove abitano i poeti Ermanno Krumm, Enzo Di Mauro, Nicola Vitale. Infine a Lampugnano Cucchi passeggia insieme alla poetessa Vivian Lamarque.
Insomma questo libro è anche il segno che in quegli anni (ma anche oggi del resto) Milano era (ed è ancora) la capitale della poesia italiana, vuoi per le grandi case editrici, vuoi per il fatto che questa città è negli ultimi decenni sempre all’avanguardia, senza nulla togliere ad altre realtà. Questo libro si legge in poco tempo, ma va saputo degustare perché è fatto da prosa di alta qualità. In queste pagine si può presagire, intuire perfettamente il Cucchi scrittore, romanziere di questi ultimi anni. Così come si può capire che Cucchi come poeta e letterato ha avuto quello che si meritava, ma non come scrittore perché a mio modesto avviso i suoi libri di prosa sono sottovalutati, conosciuti e apprezzati solo dalla ristretta cerchia di addetti ai lavori e di appassionati del genere.
Viaggiatore di città
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