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Il titolo originale tedesco di questa poesia di Goethe è Nähe des Geliebten, da cui la traduzione italiana: Vicinanza dell’amato.
Fu originariamente pubblicata su Musen-Almanach, l’Almanacco delle Muse, nel 1795, ma venne scritta nel periodo precedente, tra il 1769 e il 1789, quando in Germania si assisteva all’ascesa del movimento dello Sturm und Drang in opposizione all’Illuminismo. La lirica amorosa di Goethe si faceva di fatto portavoce della corrente pre-Romantica, affermava il predominio del sentimento sulla ragione: a parlare in questi versi è una donna che si rivolge al suo amante descrivendogli le varie situazioni in cui pensa a lui.
Il poema di Goethe fu ispirato dalla poesia “Ich denke dein”, letteralmente “Io penso a te”, scritta dalla danese Friederike Brun, una nota scrittrice dell’epoca. Nel testo goethiano viene significativamente ripreso il titolo di Brun nel primo verso.
La fascinazione di questo lamento d’amore fu così grande e immediata che non si limitò a rimanere poesia, divenne canzone. Un amico di Goethe, il compositore Carl-Friedrich Zelter (1758-1832), ne scrisse la melodia.
Nel 1799 Nähe des Geliebten fu musicata da Ludwig van Beethoven e nel 1834 anche da Josephine Lang (Opus 5). Tuttora risulta una delle più note poesie di Goethe musicate.
Vediamone più approfonditamente testo e analisi.
“Vicinanza dell’amato” di Goethe: testo
Io penso a te quando il raggio del sole
mi raggiunge dal mare.
Penso a te quando il biancore lunare
si specchia nella fonte in primavera.Ti vedo quando sulla via lontana
si solleva la polvere
e quando a notte là sul ponticello
passa il viandante, e trema.Io odo te quando il mugghiar dell’onda
monta cupo laggiù.
Vado spesso nel quieto bosco e ascolto,
quando tutto è silenzio.Sono con te: benché così lontano
tu sei vicino a me.
Cade il sole, mi fan luce le stelle.
Oh, se tu fossi qui!
“Vicinanza dell’amato” di Goethe: analisi e commento
È una poesia fortemente sensoriale, si passa infatti dal pensiero astratto alla presenza concreta, benché immaginaria: nella prima strofa il verbo utilizzato è “Ti penso”, ai successivi “Ti vedo”, “Ti odo”, sino all’apoteosi finale “Sono con te”.
Il potere dell’immaginazione trasforma l’assenza in presenza, dissolve persino le categorie spazio-temporali. Nella strofa iniziale l’io lirico fa riferimento ai corpi celesti, il sole e la luna, dimostrando all’amato che il suo amore non conosce limiti: pensa a lui sia nel giorno che nella notte. Successivamente si passa alla visione: crede di vederlo su un sentiero, ma il suo apparire è fugace, quasi fantasmatico. Risulta interessante osservare inoltre come l’ambientazione descritta appartenga allo scenario propriamente romantico: boschi quieti e ombrosi, altissimi monti, mari in burrasca, viene così a delinearsi l’immaginario selvaggio ed estremo del sublime.
Nella terza strofa dominano invece i suoni il “mugghiar dell’onda”, il silenzio del bosco, che la donna associa all’amato, infine abbiamo la vicinanza “sono con te” che si realizza come effetto complementare delle percezioni precedenti. L’amore è incarnato nella donna, nella sua struggente nostalgia dell’amato che è così ben evidenziata nella melodia composta da Beethoven.
Chi era la musa di Goethe?
È probabile che nello scrivere questa lirica Goethe si fosse ispirato alla sua musa Charlotte von Stein, eterno amore platonico della sua vita. Charlotte era la dama di compagnia della duchessa Anna Amalia: il giovane Wolfgang la conobbe a Weimar, quando lui aveva ventotto anni e lei trentaquattro.
Una grande passione testimoniata da infinite lettere, ma mai concretizzata nella realtà: la loro rimase un’unione d’anime, molto simile a quella testimoniata dalla poesia Vicinanza dell’amato, in cui viene affermata una comunione spirituale che sfida le logiche spazio-temporali e le stesse leggi fisiche.
La “vicinanza” di cui parla il poema di Goethe si realizza solo attraverso il pensiero e l’emozione, non ha un vero corrispettivo razionale. Eppure è quel pensiero astratto che Goethe rende improvvisamente tangibile a costituire la vera forza della lirica: avvertiamo tutta la ferocia degli amori impossibili che, nella scrittura, si materializzano, diventano reali.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Vicinanza dell’amato”: la poesia d’amore di Goethe musicata da Beethoven
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