Villa del Seminario
- Autore: Sacha Naspini
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: E/O
Una storia poco nota, anzi sconosciuta ai più, quella che in forma di romanzo Sacha Naspini pubblica per Edizioni E/O con il titolo Villa del Seminario.
Siamo nella provincia di Grosseto, nel 1943. Nel piccolo paese Le Case abita un cinquantenne ciabattino che vive solo: ha un soprannome, Settebello, perché in un incidente ha perso tre dita della man destra. Nel piccolo appartamento di fronte al suo vive Anna, una vedova che ha perso il suo unico figlio, Edoardo, fucilato perché partigiano.
Tra i due i non detti sono molti, anche se René, il ciabattino, passa molte ore con la donna, che volentieri gli cucina una frittatina anche se non sembra aver accettato altro che la sua discreta presenza. Ma la grande storia invade la vita della piccola comunità.
La dominazione nazista e i fascisti del posto organizzano nella residenza del vescovo, Monsignor Galeazzi, un campo d’internamento di ebrei della zona, un centinaio, rinchiusi nella grande villa trasformata in carcere, con tanto di torrette e di filo spinato. La situazione di stallo dura finché nel 1944 gli alleati, risalendo la penisola, ora sono ancora a Cassino, spaventano i nazifascisti che decidono di spostare gli ebrei maremmani al nord, verso Fossoli, da cui poi inviarli nei lager tedeschi.
Anna decide che la sua vita senza il figlio amato è inutile e sceglie di raggiungere i partigiani: René dovrà tenerle il gioco, fingendo di visitarla nel suo appartamento deserto. Il paese pullula di spie e il gioco viene scoperto, tanto che lo stesso René viene imprigionato a obbligato sotto violente minacce a rivelare nomi e covi dei ribelli.
I mesi di detenzione nella Villa, per la quale il vescovo riceve regolare canone d’affitto, portano il povero ciabattino, affamato, impaurito, minacciato, a continuare a lavorare sugli scarponi dei soldati che fanno la guardia agli internati. Poi ci sarà la fuga, l’arrivo dei partigiani, la liberazione del paese da parte degli americani, il redde rationem. Le ultime ore saranno terribili, tra fascisti e nazisti impazziti, che sparano contro i loro stessi commilitoni che vorrebbero arrendersi ai liberatori alleati.
Una storia durissima, dove non vengono risparmiate scene di inaudita violenza, di lotta fratricida all’ultimo sangue, mentre gli ultimi ebrei vengono caricati e diretti verso Auschwitz.
René dopo mesi orribili nascosto nel fitto della foresta, curato da un compagno per una gravissima ferita a una gamba, una sorta di coraggioso eremita, Tormenta, riesce a tornare a casa. Anche Anna, sopravvissuta alla banda partigiana distrutta, lo raggiunge.
Poi il racconto passa agli anni Sessanta, venti anni dopo.
Fascisti colpevoli sono stati amnistiati, il ricordo di quei giorni terribili viene diluito e rimosso: solo Simone, un giovanissimo soldatino di allora, tornerà a visitare René e a raccontare la vera storia di quei giorni.
Nelle ultime pagine del libro emerge l’amarezza dell’autore: memoria cancellata, annacquata, anzi confusa con altre memorie non certo dello stesso segno né di pari gravità nella tragedia dell’Europa del 900. La voce di un semplice ciabattino può illuminare la storia e fornire una grande testimonianza, di cui si continua a sentirsi la necessità e l’urgenza.
Villa del seminario
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