Villetta con piscina
- Autore: Herman Koch
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2011
Lo scrittore olandese Herman Koch è diventato notissimo in tutta Europa per il suo romanzo “La cena”. Ora ci propone questo durissimo, difficile affresco di un gruppo di olandesi, in vacanza estiva in una villetta presa in affitto vicino al mare, di cui ci narra i retroscena che precedono il periodo di ferie che è al centro del libro.
La voce narrante è quella di un medico di famiglia, Marc Shlosser, titolare di un avviato studio dove riceve ogni tipo di pazienti prima che essi decidano per l’ospedale, dove le liste di attesa sono lunghissime, anche nella ricca Olanda, o per lo specialista, molto caro: dunque Marc, che dedica ad ogni cliente/ammalato venti minuti del suo tempo, è considerato bravo e comprensivo. Il suo essere medico però gli ha indotto una buona dose di cinismo. I corpi dei pazienti, le loro malattie, il loro odore, l’alito, le parti intime sono per lui ad ogni visita un problema e spesso approssima l’osservazione, semplifica la terapia, rimanda a successive analisi di laboratorio. Proprio per questo non esita, quando si presenta allo studio l’attore Ralph Meier, suo amico, che accusa una serie di sintomi allarmanti, a prelevargli un pezzo di tessuto da una gamba per poi inviarlo in ospedale per l’analisi: in realtà quel prelievo finisce nel secchio dei rifiuti e da questo episodio parte il flashback che ricostruisce le ragioni che hanno portato il medico a compiere un’operazione deontologicamente folle.
Ecco allora il racconto che l’estate precedente aveva portato la famiglia Shlosser, Marc, sua moglie Caroline e le due figlie, Julia e Lisa di tredici e undici anni, a trascorrere le vacanze nella villetta dei Meier, Ralph, sua moglie Judith e i ragazzi Alex e Thomas; in casa sono ospitati anche un’insolita coppia di americani, Stanley Forbes, un regista hollywoodiano almeno sessantenne che si accompagna con la giovanissima Emmanuelle, una modella a cui il regista ha fatto da pigmalione. I ragazzi giocano a ping-pong, si tuffano in piscina, ascoltano musica, organizzano giochi; gli adulti mangiano abbondantemente, fumano, bevono molti alcolici, scherzano, si appartano, si accoppiano in modo irregolare in una serie di larvati giochi erotici fatti di sguardi, di ammiccamenti, di sottintesi.
Ma nella notte di mezza estate, avviene il dramma che coinvolgerà l’intero gruppo e cambierà la vita di tutte le persone presenti: la giovane Julia viene ritrovata dal padre svenuta e piangente sulla spiaggia, dove ha subito uno stupro, del quale sembra non ricordare nulla. Gli avvenimenti successivi sono raccontati dallo stesso Marc fino alla conclusione della storia, in cui i diversi personaggi appaiono coinvolti in vario modo, tutti colpevoli in qualche modo, nessuno davvero innocente.
Koch ci racconta rapporti familiari apparentemente solidi, in realtà l’ipocrisia sembra essere la sola chiave di ogni relazione: come un bisturi che affonda nell’infezione, Koch attraverso il personaggio di Marc va a sezionare psicologie, comportamenti, dinamiche affettive senza esitare a mostrare la parte più sconcia, volgare, trasgressiva e sostanzialmente sofferente che si annida in ciascuno dei personaggi descritti. L’unica persona che sembra uscire indenne da tale impietosa analisi è Vera, la madre settantenne di Judith, che osserva, giudica e alla fine sembra essere la sola testimone credibile di un processo di degenerazione dei rapporti familiari che la società olandese descritta mostra senza pietà per nessuno. Pedofilia, violenza sessuale, voyeurismo, alcolismo, sodomia, eutanasia, entrano tutti nel romanzo, costituendone gli ingredienti di base e obbligando il lettore ad una scelta etica che lo liberi dalla cappa di ansia e di paura che il racconto ha saputo suscitare.
Un romanzo per stomaci forti, ma davvero notevole, sia per la particolare costruzione architettonica dell’intreccio, ma soprattutto per la sincerità con cui numerosi temi spesso elusi o autocensurati sono affrontati senza schermi o reticenze. La fisicità dei corpi, le malattie, il sangue, il pus, il vomito, l’ubriachezza, la morte: nulla ci viene risparmiato ma con tutto siamo costretti a confrontarci, come nella vita reale.
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