Vincoli
- Autore: Kent Haruf
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2018
Era l’anno 1984 quello in cui lo scrittore americano Kent Haruf, divenuto ora autore di culto anche per i lettori italiani, cominciò il racconto della mitica contea di Holt, quella che poi sarà la protagonista della trilogia di romanzi che ne raccontano storie, famiglie, sogni, abitudini. In “Vincoli”, che NN Editore propone nella traduzione de Fabio Cremonesi con il sottotitolo “Alle origini di Holt”.
Siamo nel 1977, allorché un giovane cronista del Denver Post, si presenta nella cittadina e intervista lo sheriffo, Bud Sealy, per saperne di più su una vicenda che ha coinvolto gli abitanti della zona e che ora vede in un letto d’ospedale una anziana donna, Edith Goodnough, piantonata da una guardia armata: la si vuole incolpare dell’assassinio del fratello Lyman, perito nell’incendio della loro casa, forse per mano della stessa Edith. Vedremo che lo sceriffo indicherà in un vicino di casa dei due fratelli, Sanders Roscoe, che alla fine si deciderà a raccontare la lunga storia di cui ora, Edith, ultraottantenne e molto sofferente, insieme alla sua famiglia, è stata la grande protagonista.
Nel lunghissimo flashback che alla fine diventa il lungo monologo di Sanders Roscoe, andiamo indietro fino al 1870, quando nasce nel 1870 Roy Goodnough, nell’Iowa; anche quella che sarà sua moglie, Ada, era legatissima alla sua terra, ma per seguire il marito accetterà di trasferirsi nel 1896 in una terra da coltivare, nella contea di Holt. Pionieri su un carro, poverissimi, privi di tutto tranne che di un appezzamento di terra da dissodare, seminare, recintare, rendere fertile. Ada non accetta di vivere in quel luogo, guarda sempre verso est, dove ha lasciato la sua famiglia. Ma poi le cose migliorano, nascono due figli, Edith e Lyman, che crescono a pochi distanza, circa un chilometro, degli unici vicini: una donna sola, austera, silenziosa, abbandonata dal marito con un figlio piccolo, John Roscoe.
Fra le due famiglie nasce una sorta di muta solidarietà, tanto che sarà la donna mezza indiana ad aiutare Ada a partorire vista l’incapacità e la palese ostilità contro tutti che caratterizza Roy, rigido, duro e nodoso come un albero dei pecan. Dopo che Ada sarà morta, quando Edith ha appena diciassette anni, tutto il peso della casa e della famiglia, della terra e delle bestie, ricadrà su di lei e sul fratello minore. Un drammatico incidente nel quale Roy perde l’uso delle mani, sarà il punto di svolta di questa difficile famiglia. I due figli per anni saranno vittime del padre per il quale l’unico valore sarà la terra, il bestiame, la mungitura e per far questo non servono estranei, basta solo la famiglia, che non può avere una vita autonoma e libera.
Malgrado sia innamorata di John Roscoe, Edith non accetterà di sposarlo e resterà a subire le terribili angherie che suo padre non le lesina; Lyman invece, dopo Pearl Harbour, fuggirà per arruolarsi e questo sarà un ottimo motivo per allontanarsi da quella fattoria trasformata in lager da un uomo sempre più violento ed esacerbato. La storia di Edith dopo la morte del padre sarà una lunga attesa del ritorno del fratello, al quale sembra legata da un rapporto ambiguo, che tuttavia Sanders Roscoe non vuole indagare né giudicare. Negli anni che si avvicinano ai tempi più recenti succederanno molte altre cose, stravaganti, ma altamente drammatiche.
La prosa di Kent Hruf è lenta, descrittiva, piena di dettagli, di infiniti particolari che servono a raccontare una società americana del midwest in lenta trasformazione; i rapporti amorosi, quelli filiali, l’amicizia, tutto viene filtrato dalla lente attenta di un narratore straordinario, che riesce in ogni pagina ad alternare scenari compositi, personaggi diversi, atmosfere in cui la follia aleggia, la cupezza incombe, la solitudine attanaglia, il dolore permea tutte le vite dei protagonisti. Al centro di questo affresco c’è Edith, personaggio tratteggiato con caratteri originali: è giovane, bella, innamorata, ma determinata a restare fedele a valori irrinunciabili: il padre, il fratello, la casa, la terra, il sacrificio totale di sé. Si legherà affettivamente al figlio del suo amore mancato, l’unico raggio di speranza in una vita perduta.
Da leggere fino all’ultima riga, questo romanzo epico che ha anche le caratteristiche di un noir, in alcune sequenze e quelle di un pulp, in altre. Alcuni oggetti restano nella nostra fantasia come simboli di una storia americana che attraversa un secolo: una Pontiac verde cromata e lucidissima, una collezione di cartoline che arrivano da ogni parte degli Stati Uniti, un trattore vecchio e pericoloso, un letto matrimoniale, una bottiglia di panna da montare…I cow boys che cavalcano puledri selvaggi, la ruota che gira nella fiera della contea, la quotidiana mungitura di vacche, il passaggio progressivo dal carro dei pionieri alla casa gialla in mezzo alla terra ottenuta da Roy per una legge di Lincoln che assegnava appezzamenti di terre selvagge purché venissero rese fertili e solo allora se ne diventava proprietari, sono alcune parti essenziali del romanzo con cui Kent Haruf aveva esordito. Ed è davvero uno splendido esordio.
Vincoli. Alle origini di Holt
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