Vinicio Capossela. Canzoni a manovella
- Autore: Laura Rizzo
- Genere: Musica
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Arcana
- Anno di pubblicazione: 2015
Da molte lune in qua c’è in giro un disco. Un disco sbieco e straripante di “tanto” “rimandi, ritmiche, letture, vite”; un disco capace di peso specifico, che sulle spalle si porta i suoi quindici anni e spiccioli che non si vedono e meno che mai si sentono. Se fosse un romanzo sarebbe etichettato come un classico moderno, è un disco che non passa, che affascina, che dirime passato e presente cantautorale, un disco enfio, un disco santo bevitore di storie (ben 17 tracce) costruite sui prototipi, gli azzardi, su Celine, le prime volte che contano, invenzioni, lampi viaggiatori, non sempre e non solo in quest’ordine. Il disco ha un titolo che già la dice tutta di suo: “Canzoni a manovella” , quasi un ossimoro, uno dei tanti che possono rintracciarsi tra detto e non detto della discografia di Vinicio Capossela. Allora, riepilogando a questo punto, abbiamo un disco e un cantautore (che è anche uno scrittore) contigui a molti generi, altrettante tracce & circostanze. E abbiamo adesso anche una scrittrice chiamata, in fattispecie, a fare al caso nostro. Risponde al nome di Laura Rizzo e da archeologa sbilenca (è anche insegnante e critico musicale) qual è per sua stessa ammissione, si è messa sulle tracce, quindi a scavare, in cerca del DNA - genesi, sviluppo e diramazioni - del cult discografico in oggetto; fissando per la neonata “Discoteca Italiana Contemporanea” di Arcana gli esiti di questi scavi-incontri-incroci-studi, se non proprio matti e disperati insomma giù di lì. L’indagine sull’album si intitola come il disco - “Canzoni a manovella” - ed è quanto di più minuzioso vi potrà mai capitare di leggere su di esso, su Capossela, e non soltanto. Laura Rizzo ha una scrittura che spumeggia, oltre che in grado di discendere in profondità analitiche: questo suo esordio serio con la faccia ma però (la parafrasi la mutuo da Conte) me la fa salutare come un talento saggistico sul cui avvenire potrei giocarmi persino un paio di dischi-madeleine del mio amato Vecchioni. Il libro, come si dice, non manca e non si fa mancare niente: si approssima al milieu dell’anamnesi di “Canzoni a manovella” transitando da tracce di vita e dischi sparsi fin lì da Capossela, quindi disseziona l’album con dovizia di particolari - traccia per traccia, armonia per armonia, producer per producer, musicista per musicista - con il sostegno di svariati ipse dixit concessi dal cantautore medesimo; nonché di un corredo di foto, bozzetti, illustrazioni folli e altre colorate, che restituiscono senso e teleologia del lavoro. E del disco (noblesse oblige) pure. Questo di Laura Rizzo) è un saggio che si offre come viatico per un ritorno all’album, da ascoltare e/o riascoltare con rinnovato interesse.
Detta in soldoni: questo di Laura Rizzo è un saggio che si offre come viatico per un ritorno all’album, da ascoltare e/o riascoltare con rinnovato interesse.
Vinicio Capossela. Canzoni a manovella
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Noi eredi di una cultura classica, per quanto talora orribilmente deformata, siamo stati scolarizzati con una concezione binaria dell’educazione: l’arte, che molto spesso coincide col piacere, è libertà di espressione e cura della forma; la tekne, in un’ingiustificata contrapposizione, è rigidità e fatica. Ne consegue, che le scuole di stampo tecnico non contemplano lo studio di discipline legate all’arte ed all’espressività, figurativa o letteraria; le scuole umanistiche non includono nel curriculum materie scientifiche, se non come comparse.
Così, pure nelle produzioni editoriali, ci tocca scegliere tra due opzioni: o una lettura piacevole ma non specialistica, o una lettura tecnica, ma faticosa quando non sgradevole.
Laura Rizzo, in questo panorama soffocante, è una boccata d’aria fresca.
Canzoni a Manovella, edito da Arcana, è un saggio di piacevole lettura, binomio finora ossimorico. L’ho acquistato curiosa di ampliare le mie scarse conoscenze sul cantautore italiano, ma ero scoraggiata dall’idea di dovermi sorbire un saggio nozionistico, scritto col tipico gergo tecnico tanto apprezzato dai saggisti di ogni dove. Imparare, godendo al contempo di una lettura curata e direi quasi musicale, è stato un piacere raro. Laura Rizzo farcisce 150 pagine di curiosità e aneddoti sulla vita di Capossela, rivelando le ispirazioni di alcuni canzoni, il processo creativo dal quale sono nati certi album, le avventurose vicende biografiche che hanno cresciuto il cantautore. Il tutto con uno stile narrativo che si addice più ad un romanziere che ad un saggista. E quello che più si apprezza, meravigliandosene, è la competenza musicale dell’autrice, che riesce a spiegare anche ai non addetti ai lavori, il senso di alcune scelte stilistiche ed il valore dell’originalità che contraddistingue Capossela.
Credo che Laura Rizzo sia un esemplare rarissimo di intellettuale: una che ha scelto di raggiungere una buona maturità di pensiero e di scrittura prima di cimentarsi nell’edizione di un saggio. E in quest’epoca di talent show, nella quale basta un po’ di intonazione per diventare un divo, veder emergere una scrittrice che ha un’evidente formazione culturale è un evento che ci conforta.